Nella prima metà dell’ano di Bacco, Tabacco e Venere 1951 (alla Goliardica: 1869+82) S.S. Ennio Dollfus di Montevulcano, Pontefice Massimo dell’Ordo Goliardicus Agae Khanis, muore stroncato da una laurea inesorabile e la sua vita (anche se mai si staccherà del tutto dalla Goliardia) sarà destinata ad un crescendo di applausi sia come attore che come regista!
Il soglio pontificio alessandrino trema per la mancanza di un paio di pontificali natiche che lo riscaldino durante le lunghe notti invernali, ma questa attesa durerà pochissimo e così sarà per sempre.
“Morto un papa se ne fa un altro” dicono nell’italica caPITALE dello stivale (che fortuna per il nostro bel paese avere, specialmente in questi tempi, la forma di stivale… avesse mai la forma di mocassino saremmo già annegati tutti in un mare di merda!)…
“Morto un papa se ne fa un altro”, dicevamo, e così è stato, e sempre sarà per la città del leggendario Gagliaudo, il contadino che, secoli prima, con una colossale presa per i fondelli, lo mise nel portacoda del carducciano “leon di Svevia”, costringendolo a levare l’assedio ad Alessandria.
Parleremo ancora di questi fatti, dell’assedio da parte del Barbarossa (non abbiate paura, stiamo parlando di Federico e non di di un certo Felice, anche lui con un rosso onor del mento, che purtroppo conquistò la nostra città neppure tanti anni fa) e di come la Goliardia abbia contribuito a mantenerli vivi (solo Federico, non Felice…)!
Cercheremo di ricordare i Pontefici che tanto diedero alla Goliardia della città (ed alla città stessa) che si crogiola nelle nebbie prodotte dall’eterna copula degli amanti fiumi Tanaro e Bormida.
Sicuramente lo nomine di qualcuno di questi praeclari et nobillimi viri sarà stato omesso e di altri, anche se ricordati, potremo dire poco o niente e tutto ciò sia per colpa di uno dei citati fiumi amanti, il Sig. Tanaro che, geloso di questi ricordi, si portò via nella tragica esondazione del 1994 buona parte dell’archivio dell’Ordine, sia perchè alcuni vecchi alessandrini si sono ben guardati dal fornirci prezioso materiale Goliardico in loro possesso (possano essere colti da lo vermocane!).
Abbiate dunque pazienza, amati lettori per l’incompletezza di questo commentario…
… e se, per contro, non ne aveste, vi consigliamo di analizzare l’eventualità che vi possa sorgere una sia pur vaga possibilità di verificare se vi convenga o meno valutare di andarvela a prendere in quel sito anatomico caratterizzato da un foro maleodorante e peloso circondato da due montagnole carnose e, sicuramente nel vostro caso, molli, piatte, foruncolose e cadenti!
I Goliardi alessandrini eleggono dunque il successore di Dollfus nella nobile persona di Franco Bausone (vedi foto n.”1“), futuro valente medico, purtroppo scomparso molto giovane, a poco più di 40 anni.
Franco (non ci è pervenuto il suo nome Goliardico) è stato giudicato il degno successore di Dollfus ed un grande Goliarda, anche se il suo Pontificato è stato relativamente breve, sembra, anche per lui, a causa di una perniciosa laurea in Medicina e Chirurgia.
Bausone era l’anima delle numerose feste e baccanali che tanto diedero di divertimento, di danaro, di lascivia, di notorietà alla Goliardia alessandrina e si dice addirittura che i fasti raggiunti dai festeggiamenti del Carnevale 1952 non siano più stati superati.
La foto n.”2” mostra Franco Bausone che assiste alla principale sfilata di questo Carnevale accanto ad un’affascinante bellezza locale, la Sig.na Mimma Parodi e ad un’altra alexandrina beltade, purtroppo ignota.
Da notare come uno dei luogotenenti di Bausone, tale Gandini, sia stato immortalato dallo scatto del fotografo nel pieno di una visione apparentemente mistica… chissà cosa stavano vedendo quegli occhi (in Alessandria diremmo “del ghén mòrt” ovvero “del maiale morto”) rivolti al cielo?
Dalla foto n. “3” si può apprezzare un particolare della pompa (cosa state pensando maialesse lettrici e maiali lettori? Il termine pompa ha in questo caso il significato di “dimostrazione di magnificenza” e non di ginnastica buccale lewinskyana) che caratterizzò il carnevale 1952.
Ecco la testa della sfilata, costituita ovviamente dai Goliardi: a cavallo le alte gerarchie OGAK, appiedati i vessilliferi, i cerimonieri ed i pallafrenieri che tenevano per le briglie gli equini (non si tratta di un refuso: abbiamo realmente scritto “pallafrenieri” in quanto la loro mission era quella di tenere frenati i testicoli dei maggiorenti dell’Ordine Goliardico alessandrino impedendo loro delle parossistiche incazzature…).
Da notare come la sfilata, chiusa da due ali di folla, stia girando da piazzetta della Lega Lombarda, l’ex “salotto” ed ora manifesto del degrado di Alessandria (che lo morbo gallico possa colpire tutti coloro che ridussero così la nostra città), in via Umberto I, oggi via dei “Martiri” (questa toponomastica sarebbe estremamente attuale se col termine “Martiri” si intendessero tutti noi Alessandrini, da anni e purtroppo fino ad oggi martirizzati da barbariche, incapaci, continue orde di amministratori ciechi e sordi… o che vedono e sentono fin troppo bene!).
La foto n.”4” mostra l’angolo di piazza Rattazzi (oggi della Libertà… di levarci dai coglioni con le buone o con le cattive certi politici sia centrali che locali…) che dà sul Municipio, su via Ferrara e sulla casa una volta regno di Boratto e Gigi Capra (antichi tripudi delle papille gustative!) ed oggi una delle tante sedi di bande di rapinatori e grassatori quali banche, assicurazioni, finanziarie ed affini.
All’interno di questo angolo della piazza, dinnanzi ad un foltissimo pubblico apparentemente stratificato, si svolge una delle tante scenette post sfilata: sembra che un distaccamento delle famisissime Bluebell Girls du Lido si stia esibendo per la gioia degli Alessandrini. La prima ballerina a destra si sta tenendo pudicamente ferma la gonna per impedire che gli astanti inorridiscano (e che le astantesse si entusiasmino…) alla vista di generosi attributi maschili… il corpo di ballo è infatti costituito da un gruppo di Goliardi alessandrini che, visto il loro sfrenato Can Can, fa pensare alla già citata Compagnia Goliardica Mario Baistrocchi di Genova.
Restiamo ancora sotto l’illuminato Pontificato di Franco Bausone e vediamo (foto”5“) un’altro importante particolare della maestosa sfilata del Carnevale 1952, in cui spicca la figura di un grande (non solo Goliarda) alessandrino: stiamo parlando del già citato Gianni Coscia, fisarmonicista jazz di fama internazionale che già fin da allora (il suo destino era già segnato) sfilava con una fedele fisarmonica al petto
Nell’ano 1969+45 Gianni Coscia riceverà dalle nostre mani la massima onorificenza dell’Ordo Goliardicus Agae Khanis – Supremus Alexandriae: lo “Urinàri d’òr” (l’Orinario d’oro). Ne riparleremo al momento opportuno e prepuzio (propizio è troppo cacofonico…).