Un nuovo presidente, Filippo Zaio (“scelto dagli allevatori, non dalla politica”), un bilancio sano e in utile nonostante il contesto di crisi, e una serie di progetti con cui affrontare ‘di petto’ il 2015. La Centrale del Latte di Alessandria e Asti è uno di quei ‘fiori all’occhiello’ che il nostro territorio tende a dare un po’ per scontati, ma che fanno parte della cultura e della memoria di tutti gli alessandrini. Dice bene Zaio quando sottolinea (da tifoso grigio qual è, naturalmente) “forse soltanto la nostra squadra di calcio è un marchio altrettanto amato e condiviso, oltre ogni questione di parte”. Con la differenza che, se tutto sommato al calcio una parte della popolazione può anche essere disinteressata, davvero il latte della Centrale entra da sempre nelle case di quasi tutte le famiglie della nostra provincia. Su questo fronte è Franco Butti, oggi direttore generale dopo una vita professionale quasi tutta trascorsa all’interno dell’azienda di viale Massobrio, a fornire dati illuminanti: “Distribuiamo i nostri prodotti (che ‘muovono’ dal latte come elemento primario, ma sono complessivamente circa 400, ndr) in oltre 4.800 punti vendita, in diverse province: Alessandria, Asti, Cuneo, Torino, Savona, tutta la Versilia. Ma a casa nostra, in provincia di Alessandria, abbiamo una percentuale di presenza nella grande distribuzione addirittura del 78,3%, e del 56% ad Asti”. Numeri eclatanti, che testimoniano una leadership vera, costruita nel tempo e sul campo, e basata su un rapporto di identità, riconoscibilità e fiducia nel rapporto con la clientela.
L’identikit dell’azienda
Guardiamo allora, un po’ più nel dettaglio, i numeri che fanno della Centrale del Latte di Alessandria e Asti una primaria realtà del tessuto produttivo locale. “Abbiamo chiuso l’ultimo bilancio, al 30 giugno scorso – sottolinea Butti – con oltre 30 milioni di euro di ricavi, nonostante la flessione dei consumi nel nostro settore sia stata significativa, soprattutto sul fronte del latte confezionato. Analisi del settore sottolineano come sia ormai tornati a consumi da anni Settanta, e questo naturalmente è un elemento di contesto con cui dobbiamo per forza confrontarci. Nonostante ciò, raccogliamo, lavoriamo e vendiamo più di 17 milioni di litri di latte fresco, con un utile ante imposte di circa 200 mila euro lordi, e un utile netto di 53 mila euro”. I dipendenti diretti della Centrale sono 54, impegnati nella sede alessandrina, ma anche nei depositi esterni di Asti, Savona e Viareggio. “E poi ci sono circa 60 lavoratori dell’indotto – continua Butti – e tre concessionari che a loro volta creano occupazione. Complessivamente abbiamo 67 mezzi, che gli alessandrini e non solo loro sono abituati a vedere circolare costantemente, per effettuare le consegne di prodotti freschi a partire dalle prime ore dell’alba”. E poi, naturalmente, ci sono i due spacci aziendali, di viale Massobrio e del Cristo, “che abbiamo preferito affidare a gestioni esternalizzate, in un’ottica di ottimizzazione ed efficienza”
La ‘filiera corta’
Ma di chi è la Centrale del Latte di Alessandria e Asti? Nonostante non pochi alessandrini siano ancora abituati a considerarla un’azienda pubblica, così non è più da ormai parecchi anni. “Oggi – sottolinea il nuovo presidente Filippo Zaio – la presenza di quote pubbliche è assolutamente minoritaria, ossia il 10% per il comune di Alessandria, e una percentuale inferiore all’1% per il comune di Novi. Poi c’è un’altra quota, anch’essa sotto l’1%, della Popolare di Milano. L’88% delle quote appartiene invece a 13 soci, produttori e allevatori: tutte aziende di casa nostra, che si trovano in un raggio di 25 chilometri da Alessandria, e che, per dire qual è il livello di coinvolgimento diretto, praticamente tutti i giovedì pomeriggio si ritrovano qui da noi, per parlare di progetti e strategie”. Un bell’esempio, insomma, di filiera corta, anzi cortissima. Dove il rapporto con il territorio non è solo, appunto, un modo di dire, ma realtà concreta. Lo stesso Filippo Zaio, consigliere comunale di centro sinistra ad Alessandria, renziano doc e capogruppo della lista Insieme per Rossa, sottolinea in particolare il legame fortissimo con gli allevatori: “la Centrale del Latte sono loro, queste famiglie straordinarie con alle spalle storie di impresa importanti, e che credono nella qualità dei loro prodotti, a partire naturalmente dal latte. Per me essere stato scelto (da loro, e non dalla politica, mi piace sottolinearlo) per la presidenza di questa azienda è un orgoglio vero, oltre che un modo di continuare a lavorare nel privato, come ho sempre fatto. Cercherò di fare la mia parte con grande disponibilità e impegno, in stretta sinergia con la proprietà e il management, consapevoli tutti insieme che ci attendono sfide importanti. Tra l’altro, a giorni mi dimetterò dalla presidenza della Commissione Sviluppo del Territorio di Palazzo Rosso: nessuno me lo ha chiesto, ma mi sembra questione di correttezza, dal momento che la Commissione si occupa di rapporti con le imprese del territorio. Continuerò il mio impegno civico come consigliere comunale”.
Expo 2105: la centralità della filiera agroalimentare
Alle porte, da maggio a ottobre 2015, c’è un evento di portata mondiale come Expo 2015, dedicato proprio al tema di Nutrire il Pianeta, e quindi con focus sulla filiera agroalimentare. Quando questo potrà condizionare il 2015 della Centrale del Latte di Alessandria e Asti? “Ci saranno diverse novità importanti – spiega Zaio, senza sbilanciarsi troppo – che stiamo mettendo a punto negli ultimi dettagli, e che annunceremo a breve: sicuramente il 2015 per la nostra azienda non sarà un anno qualunque”.
E il direttore Butti rilancia: “Certamente da un lato c’è la necessità di tenere i conti in ordine, e di continuare a fare utile, distinguendoci sul mercato per la nostra offerta di qualità, a prezzi competitivi. Qui si apre la grande questione del costo del latte: noi consigliamo la vendita al banca intorno ad 1,65 euro al litro, e riconosciamo ai nostri soci prezzi che sono mediamente superiori a quelli di mercato, e al di sotto dei quali non si capisce come il settore potrebbe stare in piedi. Stiamo parlando naturalmente di latte di prima qualità, elemento essenziale anche per alimentare tutta la filiera di formaggi come parmigiano reggiano, gorgonzola, e tanti altri, fino al nostro Montebore. Prodotti che prevedono, nel loro disciplinare, l’utilizzo di materie prime con determinate caratteristiche”.
Oltretutto, all’orizzonte c’è, a partire dal marzo 2015, la cancellazione del regime delle quote latte riconosciute dall’Unione Europea che, con tutti i suoi limiti e i suoi abusi, ha comunque rappresentato per parecchi anni una risorsa importante. Ora occorrerà muoversi secondo una logica di puro mercato? “Non sappiamo ancora – spiega Butti – se ci saranno altre forme di integrazione da parte dell’Ue, ma certamente è sul mercato che bisogna muoversi, e farlo puntando sulla qualità, e sul giusto prezzo. Che è quello che poi consente anche di fare innovazione (noi qui abbiamo investito circa 2,6 milioni di euro in macchinari e processi, negli ultimi tre anni) e in politiche di rispetto dell’ambiente: ad esempio riducendo, come abbiamo fatto, del 30% il peso dei contenitori in plastica, e del 50% l’utilizzo di acque nella lavorazione”. E l’ipotesi di una nuova sede, di cui si parlò negli anni scorsi? “Non è un progetto del tutto tramontato, naturalmente. Ma siamo abituati a fare il passo lungo come la gamba, con saggezza contadina: e oggi la situazione generale è tale da imporre prudenza, prima di dare il via a progetti che necessitano di risorse davvero ingenti”.
Tocca al presidente Filippo Zaio chiudere con una riflessione sulle politiche di comunicazione: “Gli alessandrini scopriranno presto novità importanti, di grande impatto ed efficacia. Intendiamo, anche nello spirito di Expo 2015, raccontare alla nostra clientela di oggi e di domani cosa significano il latte e i prodotti della nostra Centrale: cosa c’è dietro insomma, in termini di qualità, e di cultura agro-alimentare e imprenditoriale del territorio”.
Ettore Grassano