1945…
… la tempesta è finita…
… i coglioni di tutto il mondo, tronfi nelle loro divise piene di galloni, mostrine, lasagne, medaglie, si sono stufati di mandare milioni di giovani al massacro ed idem dicasi per i coglioni non in divisa, reali con le teste coronate e politici con le teste intubate.
La gente ritorna subito a godersi la pace, ritorna alla risata, al divertimento, all’usato italico fancazzismo…
… e gli studenti non sono da meno!
Il sano dissacramento, la presa per i fondelli, il mandare affanculo chi comanda, chi governa, chi amministra (il Renzi della situazione, insomma), fino ad allora impedito in parte dalle vicende belliche, ma soprattutto da un regime del cazzo, riprendono a pieno ritmo…
… 1945, ano in cui in molte città rinasce la Goliardia…
… 1945, ano in cui rinasce la Goliardia alessandrina…
… AGA e OGAK si riformano, i Goliardi si riuniscono al già visto AGA Splendor (Bar Roma) ed organizzano i baccanali al Music Hall del grande Gigino Capra.
Viene eletto il primo Pontifex Maximus di questa nuova era, nella persona di (vedi foto 1) Ennio Dollfus di Montevulcano, il cui pontificato durerà a lungo, fino al 1951 circa.
Con Dollfus i fasti della vecchia Goliardia tornano nella città mollemente stravaccata tra Tanaro e Bormida, riprendono le feste, le maximae Goliardicae Cagnarae, i baccanali, gli scherzi, i Goliardi si impossessano nuovamente del Carnevale.
Il malandato doc “2” rappresenta la locandina che l’AGA aveva preparato per il VEGLIONISSIMO MASCHERATO CARNEVALE 1947, che si sarebbe svolto nei locali del già citato Music Hall.
Osservando questa locandina, si nota proprio sotto la data “febbraio 15 sabato” la frase “Ciò che fu torna e tornerà nei secoli!“, che, da sola, descrive compiutamente il momento in cui vivevano la rinata Goliardia e, per tutti, Goliardi e filistei, la rinata libertà.
E, subito sotto, ecco elencati i protagonisti di questo veglionissimo (le dimensioni dei caratteri sono in funzione della dignità Goliardica):
Pavide matricolette!
Fagioli vendicativi!
Ferocissimi anziani!
VETUSTE COLONNE!
Altre significative parole, che sottolineano ancor di più il momento, le leggiamo in alto a destra. Oggi questa ingenua quartina potrebbe anche far sorridere, ma allora aveva un valore inestimabile ed insegnava (ed insegna ancora) che con pochi centesimi ma tanto entusiasmo ci si poteva (e ci si può) divertire un mondo!
“Signori miei, la vita è molto amara
e bisogna cercare di starci bene.
Un veglione mascherato vi prepara
a cancellare le lacrime e le pene.”
La foto “3” (tratta da “80 anni di storia alessandrina” di A. Ballerino) mostra Il Pontifex Maximus (al centro) sempre al Music Hall, durante il veglione di Carnevale 1951, arricchire le menti e gli animi degli astanti con la lettura di sacri testi, non riusciamo a capire se il tomo nelle mani di Ennio Dollfus fosse la Bibbia, il CorANO, la Torah o il Kama Sutra.
Due fedeli Goliardi, Enrico Foà e tale Rossi, facevano da diaconi alle sacre letture.
Il Pontifex Maximus Ennio Dolfus, oltre ad essere un grande Goliarda, era anche un valente attore e, in seguito, un affermato regista teatrale, conosciuto anche fuori Alessandria.
Nel 1949 fonda il GRUPPO ARTISTICO AGA, una validissima compagnia filodrammatica che si cimentava sia in un repertorio Goliardico che in opere di autori (tutti, secondo i filistei) seri ed impegnati.
Il nome della compagnia fu cambiato negli anni ’60 e si chiamò “I Pochi“, che ai giorni nostri vive ancora, forse non con la valentia di una volta, purtroppo senza più il repertorio Goliardico, ma prediligendo autori, secondo loro, sempre impegnati (e magari, secondo noi solo impregnati)… l’importante è che sia ancora attivo, che si esibisca, che si faccia sentire… tutto può cambiare… chissà che, per intervalla insaniae, a qualcuno di loro non venga in mente, pur mantenendo il repertorio impregnato, di ritornare alle vecchie opere Goliardiche… se renzi (iniziale sempre volutamente minuscola) è giunto al potere, potrebbe capitare di tutto!
Il doc. “4” mostra chiaramente che dopo la Compagnia Goliardica Mario Baistrocchi di Genova, nata nel lontanissimo 1914 ed ancora in altissima auge, nacque Il gruppo Artistico AGA, prima di altri due gruppi Goliardici ancora attivi: la Polifonica Vitaliano Lenguazza di Padova (fondata nel 1959) ed il Dopolavoro Goliardico Fiorentino Alvaro Vannini di Firenze (nato nel 1962).
Ancora oggi queste tre compagnie citate portano avanti un repertorio esclusivamente Goliardico e per lo più operano per beneficenza, ma, lo ripetiamo, “I Pochi” sono anch’essi ancora vivi e vegeti e possono sempre cambiare!
Anche gli scherzi, sotto il pontificato di Dollfus, raggiunsero un livello quasi “professionale”… qualche vecchio ancora ricorda come, nell’immediato dopoguerra, mancando nei campi mano d’opera contadina, qualcuno fece una proposta di assumere delle scimmie che lavorassero al posto dei villici mancanti. Manifesti prontamente affissi fecero passare agli occhi del popolo questa proposta come una delibera comunale con le conseguenti proteste del popolo e le smentite dal municipio (una delle poche volte nella storia della nostra città in cui i politici dissero la verità)!
Il doc. “5” mostra le fasi di uno scherzo nato proprio sotto il pontificato di Dollfus: bersaglio il monumento ai Caduti sito nei giardini pubblici. Soffermiamoci su di un un particolare del monumento: il pene ed i testicoli del cavallo (che Gaetano Orsolini, l’artista, plasmò abbondanti ed anatomicamente ineccepibili)!
Ebbene questo distretto anatomico equino non lasciò indifferenti i Goliardi di allora, cosicchè ogni ano, siamo a cavallo (è proprio il caso di dirlo) tra gli ani ’40 e gli ani ’50, nottetempo, un plotone di nere figure arrivava con una lunga scala davanti al monumento; mentre buona parte dei Goliardi pattugliava il sito e vigilava, un gruppetto poneva la scala contro la base del monumento, una matricola, con una piccola borsa, saliva e si posizionava sotto la pancia del cavallo. La scala veniva ritirata ed occultata dietro la siepe che circondava il monumento.
La matricola estraeva dalla borsa un barattolo di minio ed un pennello ed iniziava a dipingere, con michelangiolesca manualità, palle e pisello del cavallo. Terminato il lavoro, riponeva il tutto, scendeva sulla scala prontamente riposizionata e via, nulla rimaneva se non un maestoso, sbarlucicante e rosso particolare anatomico cavallino visibile da lontano.
Il giorno dopo i pompieri cercavano di eliminare il colore, ma più fregavano, più il rosso luccicava e di usare acidi, solventi o abrasivi non se ne parlava per non rovinare il metallo.
L’ano dopo lo spiazzo del monumento era sorvegliato da caramba, pulotti e gatte (così definiti i vigili urbani alessandrini), però la Goliardia colpiva ugualmente e questa simpatica tradizione durò fino alla seconda metà degli ani ’60, poi l’illuminazione esasperata della zona ed altre diavolerie della tecnica moderna dissuasero i Goliardi.
Qualcuno dirà: ma questo non è dissacramento? Non è vilipendio ai Caduti?
A parte il fatto che i Goliardi sono sempre stati i più strenui dissacratori di tutto e di tutti, divinità comprese, partiamo dal presupposto che i Caduti erano tutti ragazzi di 20 anni, allegri e spensierati fino al tragico macello (a parte qualche rancido ed inutile ufficiale ingallonato), che avrebbero apprezzato con una sana risata lo scherzo!