Ebbene sì, sono già passati quasi tre mesi dal primo giorno a Tampere. Ne restano due.
I primi fiocchi di neve sono caduti, la temperatura si è tragicamente abbassata intorno allo zero tondo tondo, ed è arrivato anche il fatidico momento degli esami.
Già, perché purtroppo nella vita dello studente all’estero c’è anche questa realtà; dopo giorni e giorni di svago, tutto lo studentato (dove risiedo) si è gettato sui libri.
Sebbene l’impatto sia stato traumatico, è anch’esso un aspetto interessante dell’avventura: un differente modo di concepire l’università e gli esami stessi.
Dimentichiamo il nostro 30 e lode e il diciottino tanto ambito negli esami più ostici; qui il punteggio va da 1 a 5. Ma non è la sola “stranezza”: l’esame finale influisce marginalmente sul voto finale, perché durante tutto il corso è abitudine sostenere quiz, esercitazioni o temi con tanto di votazione… e ci sono pure i compiti!
Quindi può darsi che si debba svolgere un tema per la settimana seguente su un certo argomento o preparare una sorta di relazione da esporre a tutta la classe; in sintesi c’è palesemente un approccio diverso alle lezioni accademiche.
Per di più alcuni esami si svolgono al computer: si prenota l’orario, viene assegnato un pc, nessun professore a far da vigilante bensì telecamere, e di fronte allo studente solo lo schermo con qualche domanda.
Barare pare impossibile: ogni computer è impostato per funzionare solo con la persona alla quale è stato assegnato e vi assicuro che nell’aula non vola una mosca durante l’esame.
Quando vi parlavo delle regole e di come i finlandesi le seguano alla lettera non stavo scherzando… mi viene da pensare che qui il “classico” sbirciare sul foglio del compagno di banco non sia neanche preso in considerazione.
Ma la vita in università non è solo questa: un particolare davvero eclatante consiste nella cosiddetta area “Oasis”.
All’interno del complesso universitario, una stanza decisamente abbondante è dedicata alla svago e al relax, per chi fra una lezione e l’altro necessita di svuotare un po’ la mente.
Non pensate alle nostre macchinette del caffè e a due poltroncine, qui l’Oasis è di un altro livello: puff giganti ovunque, mega schermi dove poter giocare a videogames di qualsiasi genere o annata (ebbene sì: hanno console che variano dall’antico NES alla più recente PS4), libri, fumetti e giochi da tavola.
Non solo: è presente anche una sorta di tunnel ricoperto di cuscini per chi proprio non ce la fa a tenere gli occhi aperti.
Lo studente qui a Tampere all’interno dell’università ha tutto quel che si può immaginare, e ciò rende il confronto con l’Italia decisamente amaro; ma d’altronde, c’è chi investe nell’università e chi fa tagli all’istruzione.
Ma a parte questi aspetti, dopo tre mesi di vita da studente “Erasmus” (sebbene io faccia parte del Progetto MGE e non del suddetto) posso incominciare a tirare alcune somme: è un’esperienza da vivere almeno una volta nella vita.
Prima di partire si è (o si può essere) intimoriti di fronte a questa nuova realtà, ma dopo poco diventa parte di te. Non c’è più imbarazzo o incertezza nel parlare inglese con chiunque, nel leggere libri e articoli in una lingua diversa dalla nostra, anzi! È il metodo migliore per conoscere nuove persone e fare amicizia! Anche se all’inizio certe parole proprio non vengono in mente piano piano si acquista una sicurezza quasi sfrontata. Ora come ora penso di non poterne più fare a meno.
Perciò sebbene la mia avventura non sia ancora finita, posso incominciare a dare un consiglio ai lettori più giovani: sia che non ci abbiate mai pensato, sia che siate incerti da una vita… il prossimo semestre fate domanda per andare sei mesi/un anno all’estero, non rimarrete delusi!