Il solenne silenzio de L’isola dei morti [Very Art]

Bocklin Isola dei morti aperturadi Cristina Antoni

 

‘Chi osserva questo quadro deve aver paura di disturbare il solenne silenzio con parola espressa ad alta voce’
Arnold Bocklin

Pochi giorni ci separano dal mese di novembre e da quei momenti dell’anno in cui il confine tra vita e morte diviene più sottile. Il pensiero torna ai defunti, a coloro che sono trapassati in un luogo che non conosciamo e che rappresenta l’assoluto mistero. Quale dipinto nella storia dell’arte può rappresentare il momento della morte meglio de ‘L’isola dei Morti’ (o Isola dei Sepolcri) del pittore simbolista svizzero Arnold Bocklin?

Vissuto dal 1827 al 1901, conobbe gli anni d’oro dell’Impero tedesco ma trascorse trent’anni della sua vita in Italia, in particolare in Toscana. Rappresentante del Simbolismo europeo, egli subì un forte influsso dall’arte pompeiana e da quella rinascimentale. Fu proprio l’Italia a trascinarlo verso una pittura più vicina al Romanticismo, fatta di visioni oniriche che si perdono in architetture classiche (anticipando le suggestioni della Metafisica e del Surrealismo ed ispirando poi fortemente De Chirico e Dalì), dove le allegorie e le simbologie si nascondono negli animali, negli oggetti, nelle raffigurazioni antropomorfe, dove spesso è presente un richiamo ossessivo alla morte. L’artista vedeva nell’antichità mediterranea un’età dell’oro, un palcoscenico ideale per le sue rappresentazioni visionarie.

L’Isola dei morti è l’opera più famosa di Bocklin, conservata al Kunsthistorischen Museum diBocklin Isola particolare Basilea. Egli tra il 1880 ed il 1886 ne realizzò cinque versioni, una delle quali è andata distrutta nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Una fu addirittura acquistata da Adolf Hitler, che la adorava e la espose nel suo ufficio bunker, quasi come in un presagio folle e funereo di morte, distruzione ed autodistruzione. Lenin ne teneva una copia in camera da letto. Rachmaninov dedicò al dipinto una sinfonia.
Si tratta di un’opera decisamente intrigante e misteriosa, allegoria della morte e del viaggio da compiere per raggiungere un regno, composto da rocce irte e scoscese, inaccessibile ai vivi e la cui atmosfera di impatto ipnotico è carica di sospensione.

‘Non omnis moriar’, non tutto morirà di me, fece scrivere Bocklin sulla sua tomba, citando Orazio, conscio che avrebbe continuato a vivere attraverso la sua arte. Ciò grazie soprattutto all’opera in questione, che gli venne commissionata nell’aprile del 1880 dalla contessa Marie Von Oriola di Bundesheim per ricordare e rappresentare la morte del primo marito. Ecco che, come in una fantasia onirica, dalle acque plumbee si erge un isolotto roccioso (pare ispirato dal Castello Aragonese di Ischia, ove l’artista soggiornò circa sei mesi prima, oppure l’isola di San Giorgio in Montenegro) riferentesi al Cimitero degli Inglesi di Firenze, nei pressi del quale l’artista ebbe lo studio e dove fu sepolta la sua figlioletta, Maria, morta precocemente, come altri cinque dei suoi dodici figli avuti dalla moglie italiana).
Una barca si accosta al monumentale scoglio che affiora dalle acque . Sulle rocce ripide e scoscese si staglia una fila di cipressi altissimi e compaiono aperture sepolcrali. Le rocce, l’acqua, la barca, i cipressi, richiami arcaici mitologici e trasfigurati, rappresentano il silenzio e l’immobilità assoluta, un vuoto nel quale proiettare il proprio personale significato di morte, scaturente dall’iBocklin autoritratto con la mortenconscio. Questo dipinto fu molto amato da Sigmund Freud per i profondi contenuti di tipo psicologico.

Il fascino ineguagliabile de ‘L’isola dei Morti’, ancor oggi potente ed avvincente, risiede nella trasparente simbolicità ed espressività romantica che fanno leva su sentimenti universali appartenenti all’immaginario collettivo. L’opera ebbe subito per il suo alone tenebroso grande successo e popolarità, tanto da essere imitata e riprodotta.

Come approfondimento al tema ossessivo della morte in Bocklin, si possono citare almeno altri due dipinti molto significativi: Autoritratto con la morte che suona il violino, del 1872, dove il pittore, come davanti ad uno specchio, vede apparire alle spalle l’immagine della morte che suona una sola corda di violino, di suggestione nordica ed in particolare germanica.

Di ispirazione classica è invece la bellissima Odisseo e Calipso del 1883, dove la figura in bluBocklin Odisseo e Calipso di spalle, tutta coperta, è Ulisse-Odisseo osservato da Calipso seminuda. Egli pare assiderato in un dolore immobile, come una salma che non può compiere il viaggio di ritorno verso la petrosa Itaca, e neppure il viaggio verso l’aldilà. Questo dipinto è quasi in contrasto con l’Isola dei Morti, dove invece il viaggio è compiuto. Nessun varco, nessun trapasso è concesso all’eroe, che pare un feretro vivente.