Da Cavatore a Prasco fra torri, castelli e chiese

CAVATORE_PANORAMAdi Fabrizio Capra

 

GiroVagando torna nell’acquese per un tour che parte dal paese di

CAVATORE

citato per la prima volta nel 996 con il Diploma di Ottone III di Sassonia come Comune e classificato come “castrum et villa”.
La torre, ovvero il “castrum” e la parrocchiale sono i monumenti più significativi del paesaggio storico di queste terre. Quando il castello appare a stretto contatto dell’abitato, che concentricamente lo avvolge o gli si stende accanto, si può ben ipotizzare una sua azione di richiamo della “villa” in precedenza localizzata altrove o sparsa in frazioni. A Cavatore la corta distanza tra queste due entità sembrerebbe collegare la fortezza soprattutto alla difesa del villaggio, a fianco della cui chiesa essa si pone.

La TORRE è la più antica del territorio, eretta quando Cavatore era feudo del VescovoCAVATORE_LA TORRE d’Acqui. Si tratta di un mastio a base quadrata, dalla perfetta muratura, che si erge su di un poggio scavato comprendente lo spazio del castellaro; le sue uniche aperture sono l’ingresso con arco a tutto sesto architravato, posto all’altezza di sette, otto metri, una finestrella sommitale di fattura simile e una porticina ad architrave, sottostante l’accesso. Alla cima non esiste decorazione per cui, data l’estrema semplicità del modello, è da crederlo pertinente alla fine del Millecento o al principio del Duecento.

La CHIESA del CIMITERO è la più antica del paese – risale all’XI secolo – ed è stata riconosciuta dalla Sovrintendenza alle belle arti come un raro esempio del più puro romanico piemontese. Il catino dell’abside presenta parte dei dipinti risalenti alla seconda metà del quattrocento. Le iscrizioni, quasi tutte in antica scrittura romana, sono relative alla didascalica di S. Girolamo.

La CHIESA di SANT’ANTONIO ABATE, costruita in stile romanico, su tre navate era unita al vicino oratorio detto dei SS. Giovanni e Rocco, o dei fratelli disciplinanti, possedeva un campanile, staccato dalla chiesa. Nel XIX subì lesioni gravissime a causa di un terremoto. Di essa rimane una navata laterale con colonne di pietra murate.

La CHIESA di SAN LORENZO è l’attuale chiesa parrocchiale, costruita su disegno dell’architetto Giuseppe Boidi Trotti, in stile eclettico, con una navata e quattro altari, fu consacrata il 2 ottobre 1898.

CAVATORE_CHIESA SAN SEBASTIANOLa CHIESA di SAN SEBASTIANO fu costruita negli anni successivi la peste che colpi il paese nel 1631 e dedicata a San Sebastiano e a San Rocco, protettori dalla peste.

La CHIESA di SAN BERNARDO fu costruita nel seicento sull’antica strada che da Acqui andava a Cavatore. La sacrestia è successiva.

L’ORATORIO di SAN ROCCO fu iniziato verso il 1783, forse sui resti di una chiesa precedente e finito nel 1835.
Sul territorio sono presenti varie costruzioni medievali. Famosa è la pietra di Cavatore che nel Rinascimento fu usata anche in Toscana e Svizzera. Di grande rilevanza sono le numerose costruzioni che utilizzano la lavorazione della pietra a secco.

CASA FELICITA, costruzione medioevale appartenente in passato a famiglie borghesi eCAVATORE_LA FELICITA adibita ad attività commerciali, ora è di proprietà comunale e da anni è sede di una mostra estiva d’incisioni.

L’OSSERVATORIO ASTRONOMICO ospitato in CASA SCUTI, Piazza Gianoglio, è aperto dal 1° marzo al 31 dicembre ogni lunedì sera dalle ore 20.30 alle ore 21, altri giorni su prenotazione. (info:3492909037).

Lasciato Cavatore ci dirigiamo a

PONZONE

paese collocato nel punto più alto della comunità montana e il più esteso territorialmente, da considerarsi d’importante interesse ambientalistico, ricco di flora e fauna.
Il comune comprende numerose frazioni e località: Losio, Ciglione, Caldasio, Moretti di Caldasio, Carmine, Galli, Bistolfi, Manfrinetti, Ognibene, Pille, Chiappino primo, Chiappino secondo, Pianlago, Foi, Molara, Cimaferle, Toleto, Abasse, Verzella, Zerba, Piancastagna, Mongorello, Rizzi, Sed Luvien, Bric Berton e Moretti di Piancastagna (più noto come Moretti di Ponzone).

La CHIESA PARROCCHIALE di SAN MICHELE fu iniziata su progetto di Bartolomeo Scapitta nel 1577 ma consacrata soltanto nel 1627. Interno a tre navate, con copertura a volte e otto pile in pietra locale a capitello tuscanico e un altar maggiore in stile barocco costruito con marmi neri bardigli intarsiati di bianchi e gialli. Da non perdere gli affreschi tardo cinquecenteschi emersi nell’ultima campata della navata sinistra e alcuni altari laterali già patronati di nobili famiglie del luogo. D’area moncalvesca è comunemente ritenute una tela con San Francesco che istituisce l’Ordine dei Terziari. Firmata da Bartolomeo Scapitta e datata 1619 è infine un’ancona racchiusa in un’imponente edicola dorata il cui fastigio è dominato dal Padreterno in altorilievo fra due angeli: il quadro rappresenta la Madonna col Bambino sullo sfondo di una spera di luce raggiante, orlata di nubi con putti alati; più in basso, due Santi (un frate e un vescovo) in atteggiamento orante. La chiesa conserva il corpo di S. Giustino Martire. Dispone di un organo ottocentesco di notevole fattura.

Il MUSEO di ARTE SACRA trova spazio nell’oratorio del Santo Suffragio (portale in arenaria datato 1632, aula rettangolare e volta a botte affrescata dal pittore ponzonese Pietro Ivaldi, detto II Muto), troviamo tra l’altro varie e pregevoli statue in legno policromo, non sempre di facile datazione, ma collocabili comunque tra XV e XVI secolo: un Padreterno, San Paolo, San Rocco, San Sebastiano, San Giovanni Evangelista, Santa Margherita, un Crocifisso ligneo policromo a grandezza naturale con le braccia snodate e uno stendardo in legno con delfini sulla cornice e sui due lati rispettivamente la Flagellazione e il Martirio di San Sebastiano. Il pezzo più pregevole è una cassa lignea processionale di Antonio Maria Maragliano (1664-1741) raffigurante una visione dell’Evangelista Giovanni nell’isola di Patmos. Interessanti anche i PORTICI dell’ANTICO BORGO.
PONZONE_NOSTRA SIGNORA DELLA PIEVEVerso il torrente Erro si erge il SANTUARIO di NOSTRA SIGNORA della PIEVE, meta di pellegrinaggi devozionali. L’edificio, costruito prima del 1000, ma ampiamente rimaneggiato e praticamente rifatto nel 1694, è armonicamente circondato da viali e piazzali che portano alla caratteristica Via Crucis posta lungo il pendio di una collina. Il portale in pietra è opera dello scultore G. B. Solare. All’altar maggiore, entro un’edicola racchiusa fra due coppie di colonne e sormontata da ricco e mosso fastigio di marmi e stucchi, sta la statua rinascimentale della Madonna; ai lati dell’altare, le statue di un vescovo e di un pontefice. La volta e il catino absidale sono decorati di affreschi del 1859, restaurati nel 1884 (figure e ornati di Tomaso Ivaldi di Toleto). Agli altari laterali, a colonne tortili, entro preziose cornici di stucchi bianchi troviamo quattro tele sei-settecentesche. Nella chiesa si conserva pure uno splendido reliquiario d’argento dell’orefice Bernardino Badino di Asti.

Andiamo ora a conoscere alcune frazioni di Ponzone.

ABASSE: è un villaggio disposto lungo la strada che conduce alla Liguria, luogo di gastronomia e di villeggiatura. Nei pressi vi sono una fontana di acqua freschissima e un aberch con essiccatoio per le castagne.

CALDASIO: è un piccolo paese immerso nei boschi che collegano il territorio di Ponzone a quello di Morbello, zona di tranquilla villeggiatura e di escursioni naturalistiche. Non lontano dal paese vi è una ricca zona fossilifera.

CIGLIONE: da visitare la chiesa parrocchiale di San Bernardo, in pietra mista a mattoni di calce aerea, con una facciata verticale a doppio ordine di lesene angolari e sporgenti. L’interno ha un vano centrale con due cappelle laterali coperto da due volte a crociera; la parte absidale con affreschi di Pietro Ivaldi detto il Muto. Nel cimitero sorge ancora la vetusta pieve di San Colombano, di origine romanica.

CIMAFERLE: in bella posizione dominante, conserva nella piccola chiesa un bel ciclo diPONZONE_SACRARIO PIANCASTAGNA quadri moderni di soggetto sacro del Morando. Giù nella valle dell’Erro la località Fondoferle e, presso la borgata Fogli, uno storico mulino raggiungibile attraverso una passerella.

MORETTI: è l’ultima propaggine di Piemonte prima del Bric Berton (con pista da sci di fondo) e del confine ligure; per il clima e la vicinanza a Genova è la più frequentata tra le zone di villeggiatura estiva del Ponzonese.

PIANLAGO: guarda verso la valle dell’Erro e si distingue per l’altissimo campanile della parrocchiale (all’interno della chiesa, una delle rare tele del Muto) e per la rinomata produzione di funghi e formaggette.

TOLETO: patria del pittore Pietro Ivaldi detto il Muto, ha una delle più belle chiese cinquecentesche della zona. Sulla piazza si gioca a tamburello e ogni anno ha luogo una secolare fiera bovina.
Infine, da segnalare il SENTIERO della RESISTENZA “MEMORIA delle ALPI” presso il Sacrario a Piancastagna.

Ci dirigiamo ora a

MORBELLO

citato già in documento del X secolo, fece parte del comitato di Acqui e poi fu un possedimento dei marchesi del Bosco, da cui discesero i signori di Morbello e costituito dai nuclei di Piazza, Costa e Vallosi.
MORBELLO_IL CASTELLODominano il borgo di Morbello Piazza, i ruderi del CASTELLO. Appartenuto a diverse famiglie genovesi, fu edificato nel XII secolo. Il Castello si erge su un cucuzzolo di un’altura dalla forma perfettamente conica le cui pendici ripide sono circondate da profonde valli fluviali scavate per millenni dai rii Lavandera, Pezzale e Fossato. Gode quindi di un’ottima posizione naturale difesa. Si raccontano molte storie su quanto avveniva nel Castello durante i tempi cupi del Medioevo. Probabilmente edificato per contrastare le incursioni dei ‘Saraceni’, fu degli Aleramici e poi, nel XII secolo, dei Marchesi del Bosco; passò, un secolo dopo, ai Malaspina di Cremolino con il matrimonio di Agnese del Bosco e di Federico Malaspina. Nei secoli XIV-XV il castello subì una parziale distruzione, successivamente, nel 1589, il feudo venne acquistato da Bartolomeo Beccaria. Questo fu il momento migliore, il castello, infatti, fu ampliato e abbellito. Seguirono gli Spinola e i Pallavicino, signori fino al 1795, questi ultimi non eseguirono opere di ristrutturazione edilizia fino a che, nel 1646, ad opera degli Spagnoli, il castello fu parzialmente distrutto. Oggi l’Amministrazione comunale ha provveduto a restaurare quel che rimane dell’antico castello. Vi svolge la sua attività l’associazione culturale Limes Vitae che opera nell’ambito della ricerca e della divulgazione della storia eOLYMPUS DIGITAL CAMERA delle tradizioni secolari costituenti l’identità socioculturale della Liguria e del Basso Piemonte. Obiettivo prioritario dell’associazione è la tutela delle vestigia del Castello di Morbello. Al fine di promuovere l’immagine di Morbello i membri dell’Associazione Limes Vitae tengono pubbliche dimostrazioni rievocative dello stile di vita medievale all’interno del Castello e dell’adiacente Parco Medievale, cinto come da tradizione da una solida palizzata di legno, il Limes. Qui trovano spazio le botteghe degli artigiani, possenti macchine da guerra, fedelmente ricostruite sulla base di un’attenta ricerca storica, e il campo d’arme dove i prodi cavalieri non lesinano mai le prove del loro valore. Fedele alla cultura materiale della fine del XII secolo è stata poi attrezzata una vera locanda medievale, che in occasione delle rievocazioni diventa indispensabile punto di appoggio logistico per i soci, popolandosi, come per magia, dei tipici personaggi medievali davanti agli stupiti occhi del pubblico, di volta in volta sempre più partecipe. Per maggiori informazioni circa questa Associazione, che ci offre la possibilità di fare un tuffo nel passato, si consiglia di visitare il sito: www.medioevolimesvitae.it.

Altri resti medievali sono i ruderi della TORRE del MAROCCO e della TORRE del CIGLIONE. In particolare la Torre del Marocco appartiene al modello più antico di sistema fortificato, costituito da un unico recinto intorno alla torre in cui si trovano sia le abitazioni signorili sia quelle popolari. Interessanti conferenza sono state sostenute al fine di esplicare la sua caduta così particolare e così simile alle altre Torri del circondario.
Per maggiori informazioni consigliamo di visitare il sito: www.grupporicerche.it/ricerca/architettura/torre_marocco/maroccopre.htm

La PARROCCHIALE di SAN SISTO a Morbello Piazza, la cui Costruzione pare risalga al lontano 759 e non si sa quando sia eretta in parrocchia. Durante i lavori scavo furono rinvenuti scheletri sotto il pavimento della chiesa: era d’uso seppellire i Sacerdoti all’interno delle chiese affinché i loro corpi restassero nella casa di Dio. A ridosso della chiesa vi era il cimitero benedetto nel 1680 che vi rimase per molti anni fino al suo trasferimento in località Monte Oliveto, nel 1836. Lo stile della chiesa è romanico; ha tre navate sostenute da sei colonne di blocchi di pietra lavorata. Di grande valore e bellezza è il coro e la sacrestia in noce massiccia. Le campane furono rotte dai Morbellesi per non lasciarle portare via dai Francesi nell’epoca Napoleonica; gli affreschi interni sono stati restaurati ed è stato rifatto anche il pavimento della chiesa. Conserva al suo interno un dipinto firmato Beccaria e nella sacrestia tavole lignee seicentesche raffiguranti i misteri del Rosario. Oltre all’altare maggiore vi sono due altari laterali e uno posto sulla navata di destra. Le relazioni dei parroci affermano una notevole quantità di arredi sacri e oggetti d’arte donati alla chiesa che testimoniano la generosità dei Morbellesi; aveva moltissimi possedimenti terrieri ed era considerata molto ricca. Di fronte alla chiesa parrocchiale vi era l’oratorio di San Giovanni Battista appartenente alla confraternita omonima. Il suo interno era affrescato e pare vi fosse un crocifisso nero di in estimabile valore. Adiacente all’oratorio vi è la Canonica; alla chiesa si accede attraverso una scalinata.

Nella frazione Costa si trova altresì la CHIESA di SAN ROCCO: non vi sono documenti che confermino la data della sua fondazione; si pensa sia stata edificata verso il 1000 come semplice cappella rurale dedicata all’Assunzione. Con certezza però si può affermare che solo nel 1627 fu eretta in cappella e vi prese stanza l’oratorio e confraternita dell’Annunciazione di Maria. Nel 1840-45 la chiesa fu ampliata o meglio ricostruita in stile barocco a croce greca. La facciata della chiesa fu affrescata nel 1904 dal Laiolo detto il muto, famoso pittore acquese. La chiesa ha una sola navata e tre altari. Vi sono alcune statue come quella di San Rocco e l’altare è di marmo pregiato.

La CHIESA di SANTA ANASTASIA è situata nella zona denominata Val Nazzo, a est di Morbello su un piccolo colle a pochi passi dalla strada provinciale che da Morbello porta a Cassinelle. La tradizione fa risalire la sua origine al primo Medioevo, ma certamente ha origini molto più antiche. Intorno e all’interno della chiesetta furono trovati numerosi scheletri umani pressoché fossilizzati. Alcuni asserirono che fosse stata adibita a lazzaretto durante i funesti contagi che afflissero gli abitanti del luogo e fosse usata per seppellirvi i numerosi morti. Tale affermazione potrebbe essere facilmente confutata dal fatto che gli scheletri furono ritrovati anche all’interno per cui pare impossibile che una chiesa come questa possa essere stata adibita a tale scopo. Fu quasi certamente la prima sede dell’evangelizzazione della zona. Nel 1819 la chiesetta risulta quasi totalmente diroccata. Occorrerà giungere al 1903 per leggere che in tale anno venne indetta una sottoscrizione per la sua riedificazione. Nel 1943, però fu seriamente danneggiata dalle esercitazioni militari svoltesi in località Caramagna che si trova nelle immediate vicinanze. Nel 1967, per ordine del sindaco, la chiesetta viene abbattuta definitivamente perché dichiarata in condizioni pericolose per chi vi si avvicinasse. La bella chiesetta di S. Anastasia è però successivamente stata ricostruita agli inizi degli anni 90.

La piccola CAPPELLA di SANT’ANNA sorge in regione Caviglie; si trova citata già nel 1573 nel libro dei “consegnamenti”. Si tratta di una piccola cappella rurale appartenente alla parrocchia di Morbello Costa. Fu varie volte restaurata e attualmente è in discreto stato di conservazione.

SANT’ANTONIO è una piccola cappella campestre che si trova in località Valle; fu costruita nel 1676 ed è tra le più amate dalla popolazione. Ogni anno avviene la tradizionale distribuzione del pane benedetto.

La CHIESA di SANTA CROCE dei VALLOSI appartiene alla parrocchia di Costa; è la più grande fra tutte le cappelle di Morbello. Non si è trovata alcuna notizia relativa alla sua originaria costruzione; all’interno non vi è alcun oggetto di valore.

NOSTRA SIGNORA DELLA PACE si trova in località Prà d’Orso, vicino alla strada che dalla località Cascinazza porta a Cimaferle di Ponzone.

Segnaliamo infine due sentieri: il SENTIERO ESCURSIONISTICO DELLE TERRE BIANCHE che ha inizio a Morbello Costa, presso la sede della Pro Loco, sviluppandosi poi ad anello in direzione sud. Il tracciato tocca numerose località minori di Morbello, in genere piccoli agglomerati di case che prendono il nome dai toponimi locali. Interessante dal punto di vista panoramico la breve deviazione che raggiunge la cima del Bric della Valletta e che si ricongiunge più avanti con il percorso principale. Il segnavia di riconoscimento è u rettangolo rosso-bianco. Lo sviluppo del sentiero è di circa 6 km senza particolari difficoltà, percorribili rispettivamente a piedi, cavallo o mountain-bike e il SENTIERO ESCURSIONISTICO DEL MONTE LAIONE che ha inizio a Morbello Piazza o da Vallosi, sviluppandosi poi ad anello in direzione nord. Il tracciato ad anello attraversa una zona molto articolata dal punto di vista orografico che fa capo al Monte Laione, il cui toponimo era Mons Rubellus. Sulle pendici del monte Laione si erge maestosa la grande quercia, monumento nazionale. Il segnavia di riconoscimento è un rettangolo rosso-bianco. Lo sviluppo del sentiero è di circa 4 km, privo di difficoltà, è percorribile rispettivamente a piedi, a cavallo o in mountain-bike. È possibile allungare l’anello percorrendo il tratto di strada tra Piazza e Vallosi, o viceversa secondo il luogo di partenza.

Ci lasciamo alle spalle Morbello per dirigerci a

GROGNARDO

GROGNARDO_PANORAMAun piccolo Comune dell’Alto Monferrato, il cui nome deriva dal germanico Ragnar e ha avuto il destino di nascere due volte. Il primitivo paese nasce in alto, arroccato sul colle del Castellaro, nel 900 d.c. in epoca di invasioni saracene, intorno a una fortificazione che ne costituisce la difesa e che viene via via rafforzata fino a trasformarsi, nel 1200, in un vero e proprio castello con robusta torre e ben tre cerchia di mura. Nei primi anni del 1300 le condizioni sono mutate e Grognardo scende dallo scosceso e scomodo colle e comincia un poco alla volta come una pianta che estende le radici in un terreno più adatto, a rinascere sul pianoro ai piedi del colle, cinto dal fluire delle fresche acque del torrente Visone. Qui, tra la nuova Chiesa, l’attuale Oratorio, e l’antico mulino feudale, nasce la ” villa nova in plano grugnardi” che si svilupperà nei secoli, raggiungendo i mille abitanti solo alla fine de1 1800, quando Grognardo diventa il “paese del vino” poiché tutta la conca di colline che lo circondava viene trasformata in un vigneto. Bastano invece pochi decenni perché le vigne ritornino a essere boschi” popolati più di daini, cerbiatti e cinghiali che di persone.

La CHIESA PARROCCHIALE di SANT’ANDREA consacrata nel 1610 venne ampliata nel 1875 mentre il campanile risale al 1890.

La CHIESA di SAN FELICE è la Millenaria Pieve, antica proprietà dei monaci di S. Pietro di Acqui Terme, ed eretta da San Guido, Vescovo della città termale, per affermare il cristianesimo nelle campagne. Divenne poi proprietà della nobile famiglia Beccaria poi Beccaro.

PALAZZO BECCARIA INCISA bell’esempio di palazzotto nobiliare risalente al secolo XVI,GROGNARDO_TORRE DEL MUNICIPIO sede municipale, conserva un quadro di scuola piemontese del 600 raffigurante un uomo a cavallo signorilmente vestito con palandrana e tricorno alla guida di truppe armate.

Il FONTANINO o FONTE SAN FELICE noto per le sue acque acidule ricche di ferro. La storia di questa fonte, che da sempre sgorga in prossimità di Grognardo, al di là del Visone, risale ai primi anni del secolo scorso. In precedenza essa serviva per gli usi domestici, garantendo a Grognardo acqua pura e fresca anche nelle estati più torride; ed era molto apprezzata dalle massaie poiché, grazie alla temperatura costante di circa 10 gradi, permetteva nei rigidi inverni di fare il bucato senza congelarsi le mani. Nei primi del ‘900, i grognardesi fratelli Beccaro, che ad Acqui aveva avviato una fiorente azienda vinicola, pensarono di sfruttare la fonte a fini curativi. Erano gli anni della Belle Epoque, curarsi con le “acque” era la moda del momento; la zona circostante la fonte venne elegantemente sistemata a parco ricco di frescura. Omnibus a cavalli portavano gli Acquesi e coloro che facevano i fanghi al Fontanino, grazie anche alla nuova strada appena costruita; venivano a bere l’acqua “acidula” come veniva definita, poiché ricca di ferro, ma anche il rinomato Dolcetto e Moscato di Grognardo. Negli anni Venti le mode cambiarono: la Prima Guerra Mondiale aveva lasciato una pesante eredità di crisi politica e sociale, e mutato radicalmente lo stile di vita; curarsi con le acque non era più di moda e al Fontanino tornarono orti e bosco. Passò quasi mezzo secolo e a metà degli anni Sessanta la Pro Loco, che era stata appena costituita, pensò di recuperare l’antica Fonte. La famiglia Beccaro, mostrando ancora una volta il suo amore per Grognardo, donò alla Pro Loco l’intera area di oltre 20mila mq. e la sorgente. L’intero parco venne ripristinato, valorizzata la Fonte e costruite le prime strutture ricettive, poi distrutte dall’alluvione del 1967 e ricostruite. Oggi il Fontanino si presenta come un accogliente complesso immerso nel verde, con pizzeria, pista da ballo, tennis, giochi vari e ampi spazi per i bambini.

Raggiungiamo quindi

VISONE

paese che sorge sulla strada che porta da Acqui Terme a Genova. L’importanza della sua posizione strategica è testimoniata dal fatto che proprio all’interno del suo Castello nel 991 d.C. fu firmato l’atto di fondazione dell’Abbazia di San Quintino di Spigno, documento fondamentale per la storia di tutto il basso Piemonte.

VISONE_TORRE E CASTELLOAll’interno del paese vi è una TORRE merlata risalente al XIV secolo, che sorge accanto ai ruderi del castello Malaspina (XI secolo). Al termine di via Castello di trovano i resti della cinta muraria dell’antico borgo medievale fortificato che risale all’XI secolo. Del Castello, eretto probabilmente nel XIV secolo e rimaneggiato nel Cinquecento, restano soltanto le rovine dalle quali emerge un’alta e bella torre con merli, anch’essa in parte diroccata.
Accanto sorge una porta della cinta murararia medioevale.

La CHIESA di SAN ROCCO al cui interno si trovano un crocifisso ligneo ed alcune opere del Monevi (Secolo XVI).

La CHIESA di SANTA CROCE.VISONE_CHIESA SANTA CROCE

La CHIESA di SAN PIETRO e il CIMITERO: all’estremità dell’abitato, verso Ovada, si trova il cimitero nel quale si trovano gli avanzi di un’abside romanica appartenente ad una chiesa dedicata a San Pietro risalente all’XI secolo. Di un’antica pieve rimane un frammento di fonte battesimale in un rustico di campagna.

La PARROCCHIALE dei SANTI PIETRO e PAOLO di notevole interesse artistico risale al XVII secolo e conserva al suo interno delle tele del pittore Giovanni Monevi, nativo di Visone.
Il SANTUARIO della CAPPELLETTA “MADONNA della SALUTE” risalente al XVII secolo.

La CASA MADAMA ROSSI o Palazzo Madama Rossi, annoverato tra i principali monumenti di Visone, sorge a nord di Via Acqui in aderenza a ovest con l’antico Oratorio di San Rocco. Quando, tra il 1500-1700, il Borgo medievale di Visone si trasforma in centro urbano con la costruzione delle prime case fuori dal Borgo, si assiste alla realizzazione di due importanti monumenti: l’uno a significare il potere religioso, la nuova chiesa Parrocchiale in località Caldana; l’altro la classe aristocratica che aveva la propria base economica sulle proprietà terriere del circondario, Palazzo Madama Rossi, edificio a corte con loggiato rinascimentale affrescato e colonnati. Molte opere interessanti, oggi perdute, ornavano la casa. Rimangono, invece, il portone principale di ingresso (corpo occidentale), e il cortile interno contraddistinto da un bel loggiato su due livelli, collegati e da un ampio scalone. Ma la parte più significativa del palazzo è senza dubbio il loggiato cinquecentesco, visibile sul lato orientale della facciata, completamente affrescato al suo interno un pittore anonimo (1575) con pitture “grottesche” che ricordano lo stile di Raffaello nei Palazzi Vaticani.

Da visitare la SORGENTE SULFUREA TIEPIDA “CALDANA” che sgorga a 21,5°.
Infine segnaliamo un percorso verde di recente realizzazione, particolarmente adatto alle camminate e alle escursioni in Mountain-Bike, permette di attraversare tutte le Frazioni del paese percorrendo vecchi sentieri e brevi tratti di strade asfaltate.

Ci spostiamo quindi a

MORSASCO

MORSASCO_PANORAMApaese a metà strada tra Acqui Terme e Ovada, abitato nella preistoria dai Liguri Stazielli, fu feudo dei Marchesi del Bosco, quindi dei Malaspina, dei conti Lodrone, dei Gonzaga, dei Centurione e dei Pallavicino.
Nella Piazza Vittorio Emanuele II, sopra la porta che conduce al castello, si può notare un bel CAMPANILE con OROLOGIO, la cui costruzione risale al 1697. Fa corpo unico con la torre della casa detta “DEL BOIA”: in questo luogo era posto il gancio dove il boia sottoponeva ai “tratti di corda” i malcapitati ospiti delle carceri del castello. La suddetta torre attribuisce alla piazza, una particolarissima bellezza. La piazza era l’antico centro politico – economico di Morsasco, la sede dell’antico consiglio comunale si trovava nel luogo attualmente occupato dalla biblioteca civica.

Il CASTELLO è un superbo maniero posto in posizione dominante sulla valle della Bormida, dalla cui torre era possibile controllare la vastissima zona che va dalle colline di Acqui a Ovest sin oltre Alessandria a Est, dal massiccio del Monte Rosa a Nord sino all’Appennino Ligure a Sud. Un tempo il castello era di più modeste dimensioni, fu ingrandito in diverse riprese dai vari padroni che si succedettero. All’interno del Castello si trova un ampio salone un tempo adibito al gioco della pallacorda, gli appartamenti dei castellani, due bellissime sale affrescate e ornate da antichi camini, infine orride prigioni ove si leggono ancora graffiti ed iscrizioni che vi lasciarono gli antichi e sfortunati prigionieri. Sul torrione di sud-est è ancora perfettamente visibile una formella in pietra dove è stato scolpito lo stemma dei Centurione Scotto; sugli angoli della stessa torre sono presenti teste di leone, simbolo araldico dei conti di Lodrone. Non esistono più il ponte levatoio e il fossato, sostituiti nel 1740 da un ponte in pietra e successivamente interrati.
Castello di Morsasco – Via Castello 5 – Cell: 3343769833 – Email: castellodimorsasco@libero.it – Web: www.castellipiemontesi.it

La CHIESA di SAN VITO è il più antico edificio presente nel comune di Morsasco, forse preesistente al paese stesso, e dista poche centinaia di metri dal bellissimo centro storico. La prova dell’antichità è data, oltre che della struttura architettonica, anche dal titolo che è antichissimo e tipico della primitiva Diocesi Metropolitana di Milano. L’edificio religioso presenta una bellissima abside semicircolare alto medioevale (XI sec); all’interno della quale è presente un affresco attribuito ad un Maestro Piemontese o Lombardo della seconda metà del sec XV, che rappresenta in primo piano un Cristo Crocifisso con Madonna ed una Santa, sullo sfondo le mura di Gerusalemme, ai lati S. Antonio Abate ed un Santo a cavallo (molto probabilmente S. Vito). La restante parte dell’edificio religioso denuncia diverse fasi costruttive; mentre la datazione del portico è incerta, scarne notizie ricavate dai conti del Comune del 1706 citato l’acquisto di duecento coppi per portico suddetto, con la spesa di £ 40 (di Genova). È tuttora conservato nella canonica di Morsasco una reliquiario di stile barocco contenente una reliquia consistente in una mandibola. Sopra il reliquiario esiste una dicitura: “Ex maxilla S. Viti”. Il terreno intorno a S. Vito fu adattato a lazzaretto e divenne quindi cimitero nei primi anni del seicento, durante la peste descritta dal Manzoni nei “Promessi Sposi”. Il gran numero di decessi rese, infatti, insufficiente il vecchio cimitero adiacente la Parrocchiale obbligando a scavare delle fosse anche in questo luogo. Una nota particolarmente triste è evidenziata nel libro dei morti: in questo luogo furono sepolti numerosi bambini deceduti in quegli anni terribili.

La cinquecentesca CHIESA PARROCCHIALE di Morsasco è dedicata a SANMORSASCO BARTOLOMEO, é infatti citata nella visita Pastorale di Mons. Regazzoni del 1577. Presenta una navata unica ornata da una bella decorazione eseguita nel secolo scorso dal pittore ponzonese Ivaldi, detto “il Muto”. Il seicentesco Altare Maggiore é di pregevole fattura, sugli altari laterali sono posti alcuni quadri di buon livello pittorico risalenti al diciassettesimo secolo. Il primo dedicato a S. Bovo è del Monevi, importante pittore che visse e operò in zona alla fine del seicento; l’altro della Vergine delle Grazie con i Santi, un terzo é dedicato al Santo Rosario è anch’esso del Monevi. Nell’antica Sacrestia esiste una pregevole tela attribuita al Beccaria risalente al sec. XVII. All’esterno della chiesa si trova un porticato fatto costruire nel Settecento dalla famiglia Delfini.

La CHIESA di SAN PASQUALE è una chiesa campestre con particolare significato per la popolazione. Non si è in possesso di documenti in grado di risalire a una sicura data di fondazione. Alcuni documenti portano a dedurre che l’edificio religioso sia stato costruito tra la fine del seicento e l’inizio del settecento, forse sulle rovine di una più antica Chiesa di S.Maria o nelle immediate adiacenze. Nel corso dei secoli fu più volte restaurata e rimaneggiata fino a metà anni ’40 del secolo scorso quando inizia un lento declino. Recentemente è stata inaugurata nella forma attuale mentre quella primitiva la si può vedere dipinta al centro del quadro sito dietro l’altare. Osservando bene il quadro stesso, nella sua parte di sinistra, a circa la metà, appena alle spalle di S. Isidoro è visibile l’immagine dell’antico castello e di Morsasco.

MORSASCO_TORRE DELL OROLOGIOLa CHIESA di SAN SEBASTIANO e SAN ROCCO è legata al culto del protettore della peste e come tutte queste chiese anche quella di Morsasco è posta sulla strada principale che conduce al centro abitato. Questo perché si pensava che “il morbo pestifero” si propagasse con lo spostamento degli eserciti, o con i forestieri o al seguito di coloro che fuggivano da una zona contagiata. Non esiste una datazione precisa circa l’anno di costruzione dell’antica Chiesa. Un atto di battesimo datato 26 settembre 1689 prova che in quella data la Chiesa era già stata eretta. La cappella che si visita oggi non è però quella antica in quanto nel 1897 fu decisa la ricostruzione in luogo di un restauro. Per raggiungerla dal centro del paese bisogna percorrere Via Roma direzione Strada Pozzolungo. La Chiesa sorge sulla destra in Via San Sebastiano.
Nel cimitero di Morsasco è sepolto il calciatore Gaetano Scirea che ha militato nella Juventus e nella Nazionale italiana di calcio, campione del mondo a Spagna 1982.

Ultima tappa

PRASCO

piccolo abitato distaccato situato in località Valcrosa.
Il comune è conosciuto per il suo CASTELLO dei CONTI GALLESIO-PIUMA, corpo aPRASCO_CASTELLO pianta quadrangolare con addossati tre torrioni semicircolari e cimati che caratterizzano la struttura risalente al XII secolo e già sede feudale. Il castello si erge su un terrapieno che ingloba tre originali giardini interni alle mura, circondate da un ampio parco. La ricca articolazione dei volumi della struttura complessiva, in cui s’inseriscono la foresteria e le sue pertinenze che ne completano l’immagine, rappresenta un esempio di architettura castellana del Monferrato particolarmente interessante. Il maniero, oltre che dimora dei proprietari è sede del centro per la promozione degli studi su Giorgio Gallesio, associazione culturale senza fini lucrativi che ha ormai ampiamente collaudato la sua capacità di promuovere incontri, forum, dibattiti e rapporti producenti con la comunità scientifica più accreditata. Il Centro studi gallesiani si propone di mantenere vivo il ruolo del castello quale punto di riferimento per la promozione culturale nel territorio ed è nato con l’intento di incentivare gli studi sulle opere di Giorgio Gallesio e di mettere in chiara evidenza il significato scientifico, tutt’ora attuale, dei suoi studi sulla genetica ed in particolare sulla Scienza dei frutti. Giorgio Gallesio è sepolto a Firenze nel Chiostro della Basilica di Santa Croce. Nella sala d’armi del Castello è allestito un piccolo, ma interessante, museo di cultura materiale che raccoglie antichi oggetti d’uso in parte recepiti ed in parte messi a disposizione da amici intelligenti. Scopo del museo è quello di documentare antiche metodologie, soprattutto concernenti la produzione vinicola e l’apicoltura. Nel parco che circonda il castello esiste anche una splendida neviera di epoca seicentesca che costituisce oggetto di ammirazione sia dal punto di vista architettonico sia per l’ottimo stato di conservazione. Questo frigorifero naturale o “ghiacciaia”, secondo la terminologia attuale, è situato in un ripido pendio che fiancheggia la strada per Prasco-stazione ed è protetta dalla fitta vegetazione del parco che lo mantiene costantemente ombreggiato.

Castello di Prasco – Via Gallesio 1 – tel. 3473715382 – email: gallesiopiuma@alice.it – Visite: tutte le domeniche di giugno, luglio, agosto e 15 agosto ore 15.00; 16.00; 17.00; 18.00. Tutto l’anno su prenotazione. Gruppi minimo 30 persone. Tutte guidate personalmente dalla proprietaria. Tariffe – Intero: € 7,00 Ridotto: € 5,00 (per i Soci del Touring Club Italiano e per i minori dai 12 ai 18 anni) Tariffa gruppi: € 5,00 (minimo 30 persone) Tariffa scuole: € 5,00 (minimo 30 persone).

La PARROCCHIALE dei SANTI NAZARIO e CELSO è situata in prossimità del Castello, risale alla seconda metà del 1600, unitamente alla casa canonica. Fu dotata di archivio parrocchiale e di stato civile dal 1591 ad opera di Don Bistolfi, primo parroco del paese.

La settecentesca CHIESA PARROCCHIALE di SAN DEFENDENTE, in località Orbrengo è visibile da tutte le vallate circostanti e oggi è restituita all’originaria bellezza baroccheggiante grazie al recente restauro conservativo.

L’ORATORIO di SAN GIOVANNI BATTISTA, in via delle Rocche, collocato anticamente nell’attuale navata della Madonna nella parrocchiale, affidato per la manutenzione alla confraternita di San Giovanni Battista, fu riedificato ex novo dov’è attualmente, su progetto del Conte Ing. Ferrari di corsara, nel 1881, con il totale contributo dei Praschesi. Nel 1992 fu radicalmente restaurato per merito di Don Bistolfi.

PRASCO_PANORAMALa CHIESETTA CAMPESTRE di SANT’ANTONIO fu edificata presumibilmente nel XVII secolo, dedicata a Sant’Antonio da Padova, possiede un ampio abside semicircolare e una statua lignea del Santo a dimensioni reali. Fu riqualificata negli anni ’90.

La PIEVE dei SANTI NAZARIO e MAURIZIO, in località Prasco Stazione, presso il cimitero, è un tempietto rustico lontano dagli attuali centri abitati e sorto su itinerari di passaggio dei pellegrini, assolvendo la funzione di luogo di evangelizzazione, secondo la carta di Ottone I del 967. La pieve corrispose al distretto omonimo, ebbe diritto di sacre funzioni, di amministrazione del battesimo, già riservato in esclusiva alla sola Cattedrale della Diocesi. La Pieve di Prasco, fiorente dal 1000 per cinque secoli, dopo la costruzione della Parrocchiale nelle vicinanze del Castello e le tremende pestilenze del ‘600, divenne lazzaretto e chiesa cimiteriale. In origine a navata unica con transetto a tre absidi, dopo vari rimaneggiamenti ebbe un definitivo restauro conservativo negli anni ’90, con il totale rifacimento del tetto, costruito in castagno con cassonatura a vista di abete, e la pavimentazione in cotto.

Il GIARDINO BOTANICO dei MANDOLI (Casa Mongiut 7 – 3481069532) è da ammirare per le varie aree botaniche a tema dedicate alla flora mediterranea, alle piante aromatiche, agli arbusti, alle rose e ad altre particolari specie. Il Giardino è anche sede di spettacoli ed eventi. Il Giardino Botanico è inoltre sede di un B&B dove è possibile alloggiare.

La CAPPELLA di SAN ROCCO fu costruita per lo scampato pericolo di epidemia di peste nel 1600, possiede un abside semicircolare illuminato da finestre tondeggianti. La facciata è protetta da un bel porticato di recente restauro.
Come al solito ecco uno sguardo alle proposte eno-gastronomiche di questo itinerario.
Vino (Barbera, Dolcetto, Cortese e Moscato), salumi, formaggette di capra, funghi, selvaggina, miele, liquori, castagne e nocciole sono i principali prodotti di queste terre.
A Cavatore si può trovare il dolce tipico chiamato Mon ed Cavau che ricorda i blocchi di pietra di Cavatore.
A Ponzone non si può dimenticare il Filetto Baciato, impasto di carne di maiale rinchiuso in un morbido filetto, invenzione dei macellai ponzonesi.
A Morbello da assaggiare amaretti e torrone.
A Visone il torrone e gli amaretti della storica pasticceria “Canelin” e le “Busie ed Vison” ricetta della tradizione.

IL SACRARIO DI PIANCASTAGNA (http://www.isral.it/)
Lo splendido panorama montano appenninico di Cimaferle e Piancastagna fa da scenario ad uno dei più suggestivi memoriali partigiani della provincia. In una natura rigogliosa sorge il Sacrario che intorno al sepolcro del comandante partigiano Domenico Lanza, ricorda personaggi ed episodi della Resistenza tra acquese ed ovadese. All’interno dell’area monumentale, completamente attrezzata, oltre a lapidi e cippi commemorativi, sono raccolte pregevoli formelle, opera di artisti locali, che celebrano il coraggio ed il sacrificio dei combattenti, delle popolazioni e del clero della zona.
Il 10 ottobre 1944, Domenico Lanza, nome di battaglia “Mingo”, vice comandante della Divisione “Ligure-Alessandrina”, alla testa dei suoi uomini, impegnati a rispondere al furioso rastrellamento organizzato dai nazifascisti tra Ovadese ed Acquese, intercettò un’autocolonna nemica, diretta all’abitato di Piancastagna, nel comune di Ponzone. Lo scontro a fuoco fu assai violento. Lanza, impugnando due bombe a mano, assaltò l’automezzo di testa. Lanciato il primo ordigno, una decina di tedeschi che si trovavano a bordo del camion in fiamme, saltarono in aria. Il fuoco di mitra dei militari di scorta al convoglio ferì a morte “Mingo”, che nonostante tutto riuscì ancora a lanciare la seconda bomba e ad impugnare la pistola uccidendo altri due nemici. Disteso a terra in fin di vita, un ufficiale tedesco gli risparmiò il colpo di grazia e gli rese gli onori mentre spirava, dando poi disposizioni affinché la salma del valoroso fosse composta e trasportata alla piccola chiesa di Piancastagna. Il sacrificio di Lanza, fu tragico epilogo di quei giorni di fuoco e fiamme per le popolazioni ed i combattenti ovadesi: 9 i partigiani caduti a Piancastagna.

Principali fonti:
Siti istituzionali dei singoli Comuni
http://www.alessandriaturismopiemonte.it/ (Provincia di Alessandria)
wikipedia
eventuali siti dei singoli monumenti