Si può ragionare di tutto, anche della privatizzazione di Expopiemonte, a condizione però che la Regione guidi il processo e che quest’ultimo abbia per obiettivo primario la valorizzazione e il rilancio della struttura e del territorio per il quale essa fu, in primis proprio dalla Regione, voluta e in larga parte finanziata.
Viceversa, si tratterebbe di un puro e semplice “abbandono”, che la Regione non si può permettere, non solo a tutela del proprio patrimonio, ma anche per i doveri che essa ha nei confronti del sistema produttivo valenzano, il quale, lo ricordo, essendo in gran parte composto di aziende artigiane, rientra nelle competenze che l’ordinamento attribuisce alla Regione.
Ecco, io non voglio aprire una polemica. Ma mi sarei atteso, sul tema, da un amministratore capace e avveduto come Chiamparino, che conosco e stimo, un ragionamento un po’ più articolato. Non si può chiamare in causa l’atteso investimento di Bulgari, dicendo “ho sentito parlare di Bulgari, vedremo”.
La Regione ha titolo e “potenza”, per aprire con Bulgari un ragionamento.
Messa in quel modo, invece, si rilascia l’idea di una “patata bollente” di cui disfarsi. E perché mai Bulgari dovrebbe decidere di bruciarsi le mani al posto di Chiamparino?
E poi ancora, capisco le esigenze della stampa e della comunicazione politica, ma quando si toccano punti così rilevanti, occorre anche avere idea di cosa si fa, oltreché di cosa si disfa. E allora, se Expopiemonte si deve avviare verso un altro destino, ha la Giunta regionale qualche idea su come ripensare il modello del distretto orafo valenzano, su come supportarne il rilancio in questo momento di difficoltà?
La comunità valenzana, che ha costruito nei decenni le condizioni del proprio sviluppo da sola e senza l’assistenzialismo di cui hanno goduto altre contrade
piemontesi, non ha certo paura di fare scelte anche difficili e dolorose. A condizione che esse stiano dentro a un progetto di futuro che, onestamente, le dichiarazioni del Presidente non lasciano neppure confusamente scorgere.
Daniele Borioli
Senatore Partito Democratico