ovvero l’incontro con una moglie fedele e caparbia e l’uomo-delinquente con l’imprinting di Mayno
di Ugo Boccassi
Sempre identificato come il criminologo, lo scienziato, il sezionatore di crani, Lombroso aveva un saldo legame con Alessandria: una devota e determinata moglie di origine ebrea, sebbene questi fosse restio alle unioni durature e timoroso verso ogni sentimento amoroso a causa, in primo luogo, di una cocente delusione inflittagli dalla cugina Eloisa, e, in secondo luogo, a causa della feroce passione per la scienza, la quale difficilmente lasciava spazio ad altre distrazioni.
Fatto sta che una certa Nina De Benedetti, figlia di commercianti di stoffe (quelli della Saves, per intenderci) di Alessandria, riuscì a farlo convolare a giuste nozze, non senza varie peripezie, poiché Lombroso sfuggiva con abilità inaudita al vincolo del matrimonio. Non si poteva certo dire che non amasse le donne, se si considera l’assidua frequentazione dei “casini” (come consuetudine per i borghesi di allora). Era solo restio ad un’unione salda e duratura che potesse frapporsi tra lui e la scienza e, piuttosto timido, nonché goffo, con le donne: “ci son persone che vorrebbero parlare con le signore e non cominciano che quando esse sono andate via… e io son di quelli!”.
A “risolvere” la situazione pensò il cugino Davide Levi, organizzando il primo incontro con Nina. Di lei, Lombroso dirà in una missiva al Righi: “Essa ha 22 anni, è di Alessandria, ebrea di nascita. Certo i commenti non sono favolosi e la ragazza, evidentemente, non deve essere perfetta”. Ma se si pone mente alle descrizioni (pur mortificanti) che il Lombroso faceva di sé, non era il caso di sottilizzare poi troppo. Nina possedeva due trecce splendide, una floridità e pienezza di salute rispondente ai canoni del tempo e due occhi profondi e sinceri color celeste. Il resto era “niente di straordinario”.
Era innegabile, però, la caparbietà dell’alessandrina, che addirittura lo accompagnava in gita a prigioni e manicomi, dove per ore e ore, pietrificata, lo osservava mentre visitava pazzi e criminali. Se l’intento di Lombroso era farla vacillare, questo cadde nel vuoto perché la determinazione di Nina sfuggiva ad ogni più subdola trama.
Difficile, tuttavia, indicare chi era più caparbio, perché il Lombroso fino all’ultimo, invitava Nina, paventando persino ristrettezze finanziarie, a riflettere bene prima di compiere il gran passo. Contro la caparbietà della futura sposa, che aveva già cominciato ad arredare l’alloggio a Pavia, Lombroso non poteva però più farci nulla: la cerimonia venne fissata il 10 aprile 1870, non senza altri tentativi di dissuasione.
Fu Alessandria il teatro della funzione, con rito ebraico e civile per poi trasferirsi, immediatamente, a Pavia. Nina divenne subito una sposa perfetta, regalando, il 14 marzo 1871, la prima figlia. Ne seguirono altri due.
È bene sottolineare che il matrimonio fu tutt’altro che malsano per Lombroso. Questi poté dedicarsi con tranquillità ai propri studi sulla fossa occipitale, la cui presenza (secondo i suoi studi) identificava la tendenza a delinquere, grazie anche al preziosissimo lavoro di Nina che, oltre ad accudire la prole e la casa, fungeva da segretaria per il marito. E forse furono proprio lei e le sue origini alessandrine a fargli conoscere il criminale Mayno della Spinetta. Non è un caso che questi compaia in un passo del trattatello “L’uomo delinquente”, in cui vengono individuate le caratteristiche dei delinquenti nati, dei ladri, degli stupratori, incendiari e pederasti. Lombroso studiò e frequentò decine e decine di manicomi, istituti di detenzione, carceri, per studiare il delinquente ed il folle. Attendeva i crani dei peggiori delinquenti per aprirne la calotta e verificare l’esistenza della fossa occipitale e anche Mayno contribuì a tracciare quello che fu il profilo dei delinquenti nati e dei ladri: “In genere, i più fra i delinquenti nati hanno orecchi ad ansa, capelli abbondanti, scarsa la barba, seni frontali spiccati, mandibola enorme, mento quadro e sporgente, zigomi allargati, gesticolazione frequente. Gli omicidi abituali hanno lo sguardo vitreo, freddo, immobile, qualche volta sanguigno o iniettato; il naso spesso aquilino, adunco o meglio grifagno, sempre voluminoso; robuste le mandibole, lunghi gli orecchi, larghi gli zigomi; crespi, abbondanti i capelli e oscuri ecc..ecc…”.
Mayno della Spinetta appartiene ai criminali di buon cuore, così figura in questa lista: “dopo aver ucciso una signora, ne allattò artificialmente il bambino che gridava per fame”.
Qui finiscono i legami con la città di Alessandria, e Lombroso, alla sua morte, venne ricordato in Usa, Argentina, Gran Bretagna ed altri paesi del mondo, a testimonianza della nomea che si era costruito: scienziati divisi tra l’ammirazione e lo scherno.