Innamorarsene fino a decidere di fermarsi a viverla, l’Africa. Partire per un progetto lavorativo e poi inaugurarne uno proprio, coinvolgendo bambini di strada a cui offrire un futuro migliore. È la storia di Martina Bacigalupo, fotografa professionista di Rapallo, nota a livello internazionale per i suoi scatti in bianco e nero, e co-fondatrice del progetto Girineza Burundi. Un sogno divenuto realtà.
Tutto nasce nel 2011 dall’incontro tra Martina, da poco divenuta mamma, l’animatore socio sportivo Fabrice Nsengiyumva e la responsabile di Sport Sans Frontières, Sonia Grabot, nel corso di un reportage fotografico nel campo rifugiati di Sabe, nel quartiere di Buterere, a Bujumbura, in Burundi.
Il mio personale incontro con l’associazione che si occupa del progetto è avvenuto proprio a Rapallo, nel corso di un evento sportivo di ginnastica artistica organizzato dalla Ginnastica Tigullio ASD (il “Polvere di magnesio Festival”, che prende il nome dal mio primo libro dedicato a questo sport). Un incontro rapido con Girineza, ma abbastanza intenso da permettermi di capire l’importanza di questo progetto. L’anima che vive alle sue spalle.
L’idea è stata quella di individuare dieci bambini del campo, di età compresa tra sei e quindici anni, tutti impegnati nella fabbricazione di mattoni. E garantire loro la possibilità di studiare, socializzare e svolgere attività culturali; avere accesso all’acqua, ad almeno un pasto al giorno e al sostegno medico; aiutare a ottenere i documenti di identità a coloro che non ne avevano. Tanta volontà e voglia di cambiare, ed ecco che il progetto ha preso piede, con Fabrice, l’animatore, Claudine, la cuoca, e Mama Dishon, l’accompagnatrice.
Lo scorso anno, grazie ai contributi e alle donazioni, Girineza ha ottenuto lo statuto ufficiale di Associazione burundese e dato il via a due nuove realtà. La prima si chiama ‘Cafe restau’, un “locale” sorto dall’evoluzione del chiosco Girineza (nato originariamente per vendere bibite fresche), dove Claudine e Mama Dishon si occupano della cucina e vendono i pasti ai clienti del quartiere. La seconda si chiama ‘Tugire Unwete‘ (ossia “Siamo coraggiosi”) e coinvolge le famiglie in difficoltà permettendo loro di avere un introito più stabile grazie a un lavoro agricolo collettivo.
Per sostenersi, Girineza necessita di circa 50 euro al mese per bambino. Una cifra abbordabile per molti, ma che può davvero cambiare delle vite intere.
A fronte degli avvenimenti sconvolgenti e dolorosi di cui il mondo è teatro nelle ultime settimane, oggi ho preferito dedicare queste righe a un progetto concreto, alla storia di una giovane donna italiana che si è messa a disposizione di una realtà lontana. Con il suo mestiere e la sua passione. Con la sua capacità di “leggere” il mondo e l’umanità che ci circonda.
Per informazioni sul progetto e per dare il proprio contributo, è possibile mettersi in contatto con Girineza scrivendo all’indirizzo girineza2013@gmail.com