L’assemblea cittadina del PD di Alessandria, avendo preso conoscenza della attenta valutazione fatta dal proprio Forum della Cultura, in merito alla situazione del teatro
alessandrino, ne fa sue le risultanze, esprimendo in primo luogo preoccupazione sull’andamento delle operazioni di bonifica, pur considerando positivo l’annuncio di
una loro ipotetica conclusione nella primavera del 2015.
Da ormai più di tre anni Alessandria è senza teatro e i suoi dipendenti, a cui va il sostegno dell’Assemblea del PD, sono impediti, con grave disagio personale, di proseguire un’attività che si è qualificata in più di trentacinque anni di impegno, mettendo a rischio un patrimonio di conoscenze e di esperienza estremamente prezioso.
Sollecitando una rapida e positiva conclusione della bonifica, l’Assemblea cittadina del PD considera giusto e necessario esprimere una propria valutazione sull’uso cui destinare la struttura, una volta che sia risanata.
Questa valutazione nasce da un puntuale dibattito svoltosi all’interno del Forum, in diverse riunioni.
Le prima considerazione riguarda il fatto che l’edificio teatro, inserito tra piazza Garibaldi e i giardini pubblici, ha una visibilità “importante” e potrebbe diventare una
vetrina per chi arriva dalla stazione.
Per cui il problema della rinnovata fruizione del teatro, che già di per sé ha un’enorme importanza, deve essere inserito in un ragionamento più ampio sulla rivitalizzazione del contesto urbano in cui la struttura si inserisce.
In questo senso diventa fondamentale l’esigenza di non procedere (ammesso che esistano le risorse sufficienti) al suo ripristino così come si presentava al momento dell’evento inquinante, non fosse altro per ovviare, fin dove possibile, ad alcuni errori di fondo che hanno viziato, fin dall’inizio, la fruizione del teatro (numero di posti eccessivo, acustica discutibile,…)
Ciò in considerazione del fatto che la tipologia di utenza, riscontrata negli anni, non ha corrisposto a quella immaginata dai progettisti, nonché delle difficoltà attuali sostenere i costi di una programmazione tradizionale.
L’idea è quella di sostituirla con progetti di auto produzione degli artisti locali con riferimento, non solo alla drammaturgia, ma anche alla musica e alla danza.
Si pensa, quindi, non tanto a un teatro tradizionale, ma a una struttura polivalente dove trovino spazio, oltre agli artisti locali, anche privati che possano usufruire di spazi per la ristorazione (internet cafè, buvette, tavola calda o, anche, ristorante) e
vendita (libreria, negozi di musica e arte).
Si considera anche a una struttura che non investa solo nelle rappresentazioni
del circuito tradizionale ma che sviluppi la propria attività avendo presente l’idea dei teatri polivalenti (Montalto di Castro, Abano Terme, Occhiobello) o la nostra qualificata esperienza del teatro-scuola, allo scopo di diffondere la cultura del teatro come fruizione attiva di quel particolare contesto relazionale che si crea quando lo spettatore è coinvolto in un rapporto diretto con l’artista, partendo anche dalla riorganizzazione di corsi di formazione per attori ed operatori teatrali.
Una struttura polivalente che abbia quindi come elemento fondante del progetto culturale il recupero della memoria del territorio e dei suoi abitanti, rinsaldando strette relazioni con le altre attività culturali, artistiche e sociali e facendo vivere una sorta di officina delle idee nella quale convergano tali esperienze.