Ricomincio da molto [Il Flessibile]

caruso_copertinadi Dario Caruso.

“La vita nel nuovo villaggio stentò a prender forma. Gli uomini avanzati alla valanga, premuti dalla neve e dai ricordi, valutavano la sorte riflettendo sull’accaduto. Pensavano al paese scomparso, quello che stava là sopra, dove erano nati e cresciuti. E chi non era ancora cresciuto, come i bambini, ricordava di esservi nato. E allora piangevano. Solo due pargoli di pochi mesi non ricordavano niente, ma piangevano anche loro come gli altri”.

Con queste poche righe Mauro Corona ne “La voce degli uomini freddi” (Mondadori) tratteggia un momento della vita che tutti noi attraversiamo.
Poche volte se siamo fortunati, più volte nella normalità delle cose.
Dover ricominciare, dover ripartire.
“Ricomincio da tre” diceva Massimo Troisi con la consapevolezza che pur sbagliando tre cose giuste forse – anche per errore – si sono fatte.

077La vera sfida umana sta con ogni probabilità non nel ricominciare ma da dove ricominciare.
Oggetto di discussione: di ciò che resta cosa è opportuno mettere riutilizzare e cosa va gettato nel cassonetto dell’oblio?
Ho la tendenza, ereditata senza dubbio da mia madre, di conservare quanto possibile; oggi non servirà – mi dico – ma domani chissà.
La verità è che ogni pezzo del passato, una stoffa, un paio di calzini, un libro, una penna stilografica, una graffetta colorata, un volto, mi sta pesantemente a cuore.

Al termine della cernita il mio cassonetto dell’oblio è quasi vuoto.
Contiene solamente alcuni volti, delineati nei contorni e indefiniti nei dettagli, che hanno rubato una piccola porzione di me.
Lo hanno fatto con la leggerezza di chi calpesta la sabbia delle spiagge di fine estate.
Lo hanno fatto con la presunzione di chi regala ad altri un prezioso regalo ricevuto con affetto.
Lo hanno fatto senza sapere che la tempra del flessibile mi fa dire: ricomincio da molto.