Riforma sanità piemontese: cosa cambierà per noi cittadini? [Controvento]

Medicodi Ettore Grassano

La riorganizzazione della sanità piemontese, e alessandrina, torna al centro della scena. Ieri mattina abbiamo pubblicato sul tema la presa di posizione di Luca Rossi (presidente del consiglio comunale di Valenza, ed esponente del Pdl provinciale)

che, con un certo coraggio dati i tempi, ha argomentato un punto di vista contrario a quello da ‘pensiero unico’ che si sta diffodendo sul tema, a partire da una proposta di Rocchino Muliere (sindaco di Novi Ligure), a quanto pare abbracciata con entusiasmo in Regione.

Rossi ricorda al riguardo alcuni elementi di specificità e forza dell’Azienda Sanitaria Alessandrina che non stiamo a ripetere, ma rispetto ai quali, fa intendere l’esponente di Forza Italia, il rischio potrebbe essere un passo indietro, verso la standardizzazione periferica, là dove sussistono invece gli elementi per ambire semmai ad uno scatto in avanti.

La questione è certamente complessa, e il punto di fondo è capire se la logica del Pd piemontese e alessandrino (che ormai pare coincidere, nell’era renziana, con il pensiero unico e necessario: e questo è già di per sè un problema di ‘tenuta democratica’. Voci fuori dal coro fatevi avanti, su questa e su altre questioni) è finalizzata semplicemente a far tornare i conti, in una logica di tagli delle risorse, o se intende portare con sé anche una maggior efficienza.

Non è un mistero, e ci è stato anche di recente evidenziato da addetti ai lavori che ne sanno certamente più di noi, che esistono davvero in provincia di Alessandria, in ambito sanità, sovrapposizioni di competenze e strutture, assolutamente razionalizzabili. Va allora chiarito se davvero la logica del proposto accorpamento tra Azienda Sanitaria e Asl comporterebbe “la garanzia da parte della Regione che tutto il denaro risparmiato grazie a questa operazione sarà reinvestito sul territorio in servizi sanitari”.

Dubitarne è più che lecito, e il rischio di perdere per strada o veder ridimensionati ‘pezzi di sanità’ di eccellenza è assolutamente reale. Quindi occhi aperti e richiesta di massima trasparenza sui progetti sono atteggiamenti doverosi: meglio del cambiare tanto per cambiare. Soprattutto spieghino gli amministratori piemontesi cosa quali conseguenze avrebbe per noi cittadini/pazienti questa riforma. E in quale direzione ci porterebbe.  Più o meno servizi, insomma? Sanità di miglior qualità, o che altro?