Non sono, per fortuna, un creditore del Comune di Alessandria, ma sono un suo contribuente. E provo a mettermi nei panni di chi, avendo lavorato per Palazzo Rosso (o anche per le sue partecipate) prima del 2102, è ancora lì, appeso al filo dell’incertezza, senza sapere quando riceverà una parte di quanto dovutogli. E magari nel frattempo è fallito, o rischia di fallire.
La riflessione, assai poco estiva (ma tanto le ferie ormai sono finite, e questi sono i temi su cui ci tocca confrontarci), mi è scattata nei giorni scorsi leggendo le cronache legate al Cissaca: il consorzio socio assistenziale a cui il comune di Alessandria deve per il periodo pre-dissesto più di 8 milioni di euro, mentre se ne è visti proporre 3,4. In sostanza, il 40% del dovuto. Rifiutando, a quanto si è capito finora, la proposta, poiché accettarla significherebbe per il consorzio stesso non solo un pesante disavanzo, ma andare a sua volta verso un probabile dissesto. Attenzione, se stessimo parlando semplicemente di ‘stati contabili’, poco male: in fondo l’Italia, e in buona parte l’intero Occidente, sono fondati (e stanno affondando) proprio su simili bluff: fai debiti, e non li paghi.
Il punto davvero drammatico qui sta nel fatto che quei milioni di euro che il Comune di Alessandria dovrebbe dare (e non darà) al Cissaca dovrebbero servire a pagare prestazioni e servizi già erogati, da parte di alcune cooperative che rischiano, quindi, di essere le vere vittime di tutto l’ambaradan, e di rimanere in braghe di tela, e con il cerino in mano. Non solo: a quanto ci risulta il Cissaca (sempre per ‘merito’ del comune di Alessandria) è anche in grave ritardo nel pagamento delle forniture post dissesto, il che significa davvero implementare il ‘non pagamento’ come metodo e sistema.
E qui, scusate, ma io divento matto. Non capisco come sia possibile che strutture pubbliche (un tempo garanzia di serietà e correttezza, rispetto al ‘demoniaco’ privato che, vade retro, lavora per far soldi, e magari pure arricchirsi. Una volta, si intende) possano ormai ragionare in questo modo: acquisto beni e servizi sul mercato, e non solo li pago in ritardo. Non li pago proprio, tanto io sono il pubblico: ossia nessuno, alla fine della fiera, ne risponde di suo. Eh no, cari miei: davvero troppo comodo. Perchè se uno si guarda attorno capisce benissimo che il Comune di Alessandria, per quanto scalcinato (ne più ne meno come il resto del territorio e del Paese, però), è ancora vivo e vegeto.
Non sappiamo se davvero qualcuno abbia dichiarato in privato “se paghiamo il Cissaca per intero andiamo di nuovo in dissesto noi” (ergo: mors tua vita mea), ma di certo Palazzo Rosso non è mai fallito, ha ancora tutti i suoi beni, per quanto svalutati, e le sue aziende partecipate, e per fortuna continua a pagare i suoi dipendenti.
E davvero non si capisce perchè mai, allora, si dovrebbe accettare una logica, per comodità chiamata dissesto, che invece è una truffa bella e buona nei confronti di soggetti più deboli (in questo caso, alcune cooperative sociali) che da un lato sono chiamati ad erogare servizi di qualità, e in larga parte obbligatori e non ‘sospendili’, e dall’altra rischiano di fallire per mancati pagamenti.
Uno Stato di diritto non deve consentire che ciò accada, o almeno questa è la mia sensazione di cittadino alessandrino un po’ allibito. Voi cosa ne pensate?