Sono strane formazioni sfuggenti, impalpabili e mutevoli, che da sempre affascinano l’uomo; sono l’elemento distintivo del paesaggio, l’anima di un cielo azzurro, sono dispensatrici di emozioni. A volte disturbano la quiete di una giornata serena. Spesso l’uomo proietta in esse sogni e fantasie.
Sono le nuvole, molto presenti metereologicamente in quest’estate bizzarra e spesso presenti anche nella storia dell’arte, in dipinti bellissimi di autori importanti.
Ne è interprete per eccellenza in pittura John Constable, esponente del Romanticismo inglese, che nei primi anni dell’800 le immortala in oltre cento opere, ora presenti in diversi musei, indagandone ogni dettaglio.
In Inghilterra le nuvole sono un elemento costante e determinante del paesaggio. Constable ne studiò non soltanto la forma, in quanto attratto soprattutto dalla luce che contenevano, dalla qualità luminosa e cromatica nelle diverse ore del giorno: ed in questo studio dell’artista si può riconoscere un’anticipazione dell’Impressionismo, che attribuisce alla fonte luminosa la parte della protagonista fondamentale del paesaggio.
John Constable si può definire un innamorato delle nuvole, che ritrae in tantissimi schizzi di cielo tra il 1822 e il 1834 tra Hampstead Head e Brighton. Egli le inseguiva e dipingeva andando in giro per sentieri e spiagge solitarie, osservandole con il taccuino da disegno in mano. Sono gli anni in cui compaiono i primi studi di metereologia e le classificazioni scientifiche. L artista stesso usa annotare dietro ad ogni schizzo, dapprima ad olio ed in seguito per lo più in acquerello, delle note scientifiche sulla direzione dei venti ed i tipi di nube con i diversi colori. Negli schizzi compaiono tutti i tipi di nuvole e sono rappresentati con raffinata precisione, e si ha la sensazione che con la fuggevole e rarefatta bellezza di esse egli voglia suggerire la presenza del Divino.
Un altro grande interprete di nuvole in pittura, questa volta appartenente alla storia dell’arte del Novecento è il surrealista per eccellenza, il belga René Magritte, le cui nuvolette spumose e bianche paiono liberare i pensieri e donare leggerezza.
Il suo stile è puro illusionismo onirico. Gli oggetti rappresentati svelano il loro segreto attraverso una pittura limpida e serena. Spesso il palcoscenico è un cielo azzurro cosparso di nuvolette bianche come nell’illustrazione di una fiaba.
Cosa tiene le nuvole sospese nel cielo? un grande bicchiere a coppa trasparente, che le contiene tutte…..questa è la famosissima opera ‘La corda sensibile’. La leggerezza della domanda si unisce alla leggerezza della risposta, in una visione possibile del mondo. Sembra un invito a fare pensieri lievi, ad una concezione semplice e limpida del mondo. C’è sempre una sorpresa dietro una certezza: guardare le nuvole chiedendosi perché sono lì significa guardare al mondo senza rassegnazione, senza subirlo, ma cercando di interpretarlo. solo Magritte riesce a far conversare con disinvoltura due eleganti signorini bombetta ne l’Infinita Ricognizione.
Come non citare infine nell’ambito dell’arte della fotografia pittorica il grande fotografo statunitense Alfred Stiegliz (1864/1946) e la sua sconfinata passione per le nuvole?
“Attraverso le nuvole volevo riportare sulla carta la mia filosofia di vita….” Non interni, non oggetti, non figure, ma nuvole libere in cieli liberi, per tutti.
A partire dal 1922 e fino al 1930 Alfred fotografa le nuvole in una serie che sarà intitolata ‘The Equivalent’, proprio per creare una mappa del suo paesaggio interiore, dei suoi stati d’animo, paragonandoli alle nuvole, e interpretandole come lo specchio dell’anima.