“Nel 2014 io compio sessant’anni, e la mia azienda cento. Il Premio Marengo per la miglior critica straniera arriva come un bel regalo, in occasione della doppia ricorrenza”. Ma soprattutto è l’ulteriore dimostrazione di quanto il marchio Cantine Volpi sia ormai internazionalmente affermato. Carlo Volpi di prima mattina è già pienamente operativo, impegnato con ordini che arrivano dai quattro angoli del pianeta. Su quattro milioni di bottiglie vendute l’anno (il che fa delle Cantine Volpi di Tortona una delle aziende vitivinicole più grandi della provincia di Alessandria), l’80% va all’estero: Europa, Giappone, Stati Uniti, Canada, Cina, Russia. E pensare che tutto partì, esattamente un secolo fa, da un’osteria che vendeva vino sfuso….
Signor Volpi, tutto cominciò nel 1914…..
E’ così, e il merito fu della mia bisnonna, che era una Cairo. Fu lei ad aprire in centro a Tortona un’osteria in cui si vendeva il vino al bicchiere, o in bottiglia. E, insieme ai figli Secondo e Giuseppe, acquistò (abbiamo ancora l’atto originale) una seconda osteria nel 1920. E già allora si cominciava a parlare di vinaia, e di torchio. Insomma, cominciava l’attività di vinificazione, in cui poi la mia famiglia si è cimentata per tutto il Novecento.
Fino a questo ventunesimo secolo, che vi vede leader provinciali nell’export del vino. Com’è strutturata oggi l’azienda?
Attualmente Cantine Volpi ha tre sedi, di cui una a Tortona, e una a Viguzzolo. Nel 2004 è stata anche acquistata La Zerba, azienda agricola con 7 ettari di vigneti, in cui vengono prodotti il Timorasso premiato con il Marengo (e che ha già vinto diversi altri premi negli anni scorsi), ma anche ottimi Barbera e Dolcetto. Abbiamo trenta dipendenti, e impianti assolutamente all’avanguardia, e di dimensioni significative: la cantina di Viguzzolo nacque nel 1957, con una capienza da 10 mila ettolitri, per la vinificazione delle uve dei colli tortonesi. Negli anni Sessanta fu costruita l’attuale cantina di Tortona, su 15 mila metri quadrati, e con una capacità di stoccaggio di 25 mila ettolitri. Ma non ci fermiamo: stiamo facendo lavori di ammodernamento della struttura, e a breve arriveranno nuove botti da 26 ettolitri.
Dove comprate le uve e i vini?
Un po’ ovunque: dalla Sicilia, alla Puglia, al Veneto. Anche se con un occhio di riguardo per i nostri colli, naturalmente. Ma esportando in 35 Paesi in maniera diretta, e in altri 10 in maniera indiretta, è chiaro che devi proporre un’offerta il più possibile vasta e variegata. Il nostro mercato più importante oggi è la Norvegia, seguita da Giappone, Germania, Stati Uniti, Svizzera, Svezia e Russia. Ma siamo in continuo movimento, ed esploriamo costantemente nuovi mercati.
Come si fa a vendere bene il proprio vino all’estero?
Prima di tutto deve essere buono, anzi ottimo. Ma non basta, anzi è li che comincia la sfida: ossia vendere il frutto del proprio lavoro, e venderlo ad un prezzo remunerativo per tutta la filiera. Per questo è essenziale avere sempre la valigia in mano, e partecipare a tutte le principali kermesse del settore: che in Italia vuol dire essenzialmente Vinitaly. Ma è all’estero che si gioca la partita vera, e lì bisogna anche investire. Ed è sbagliato lamentarsi troppo per la mancanza di sostegno pubblico. Ben vengano le opportunità generate dalla Camera di Commercio, o dalla Regione: ma gli addetti ai lavori sanno bene che, in fin dei conti, nessuno può vendere il vino al posto tuo, e neanche sarebbe giusto.
Nonostante l’internazionalizzazione, però, Cantine Volpi rimane realtà tortonese…
Noi siamo tortonesi, lo saremo sempre. Abbiamo sul territorio una quarantina di fornitori, il che significa una buona parte dei produttori delle nostre valli. E anche un ottimo rapporto di collaborazione con le altre realtà esistenti: dalla Cantina Sociale, al Consorzio dei Colli Tortonesi. E quest’anno, dopo aver festeggiato i cent’anni di attività al Vinitaly, organizzeremo per l’autunno una serie di manifestazioni a Tortona e dintorni, tra cui una maratona sui colli programmata per fine settembre, che sarà l’occasione per tanti di scoprire la bellezza del nostro territorio, ricchissimo di opportunità che dobbiamo saper valorizzare al meglio.
Un’azienda che compie cent’anni, ma guarda al futuro, sta già ‘preparando’ la nuova generazione?
Speriamo. Mio figlio sta completando la laurea triennale in economia e business administration alla Bocconi, e si sta orientando verso una qualificata soluzione estera per la specialistica. E credo che, prima di approdare eventualmente in azienda, sia meglio che si faccia anche un’esperienza professionale altrove. Mia figlia, liceale diciottenne, per ora gira il mondo, dalla Nuova Zelanda all’Inghilterra, e impara le lingue. Ma è molto attratta soprattutto dagli aspetti commerciali e relazionali del nostro lavoro: direi che promette bene!