Maria Elena Boschi, bellezza fresca e pulita, immagine sublime del rinnovamento renziano, non finisce di stupire.
Dopo l’infelice dichiarazione sui professori affermando che in questi ultimi trent’anni, con le loro continue prese di posizione, hanno bloccato un processo di riforme che in questa particolare condizione del Paese non sarebbe più possibile rinviare, la bellissima Elena non si ferma. Con lei il governo delle grandi trasformazioni sta facendo passi in avanti.
Non dobbiamo dimenticare che il Premier Matteo Renzi, (quello del “stai sereno”), ha contato molto sulla presenza femminile alle elezioni europee e i fatti gli hanno dato ragione.
Lo hanno votato il 47% delle elettrici contro il 35% degli elettori.
Ma la bella Elena continua a stupirci, e non poco, quando nell’aula austera di Palazzo Madama, cita i suoi riferimenti politici e culturali prendendo come illustre esempio Amintore Fanfani.
In politica, dice la ministra, non viene detto tutto fino in fondo e molte volte si è lontani dalla verità. Ecco che allora il riferimento al grande politico democristiano calza a pennello.
Ha ragione la ministra, in politica non si dovrebbe mentire. Fa parte di una tanto declamata questione morale che si tira fuori soltanto quando fa comodo e serve soprattutto per lavarsi la bocca.
Ecco allora che il Signor Antani per due, quello della supercazzola riformata a destra aveva annunciato in tempi non sospetti che non sarebbero state fatte riforme con il centrodestra suo attuale alleato, salvo poi stravolgere la costituzione svuotandola del principio democratico della sovranità popolare per quanto riguarda la riforma elettorale e la riforma del Senato, che diventerà una camera non più di eletti, ma di nominati.
Visto che in politica non si dice mai la verità fino in fondo e che la parola è una sola proviamo a fare un elenco di tutte quelle cose che il governo avrebbe dovuto realizzare. Entro marzo doveva esserci la riforma del mercato del lavoro e lo sblocco totale dei debiti della Pubblica Amministrazione. Entro aprile 150 miliardi di euro di finanziamento per la tutela dell’ambiente e 30 miliardi per la sicurezza degli edifici scolastici. E poi possiamo andare avanti: dalla riforma elettorale alla riforma del Senato, sono i proclami che i nipotini di Stalin (che hanno stretto una fratellanza con il vecchio doroteismo democristiano fino a ieri spacciata per l’armata Brancaleone comunista dal Cavaliere, e ora complice in questo processo di trasformazione del Paese), stanno sbandierando ai quattro venti.
La verità va detta fino in fondo come dice la ministra, e allora speriamo che la politica cambi davvero faccia perché a guardare dentro lo specchio l’immagine ci riflette una faccia da culo, perché il culo a metterlo siamo sempre noi.