Terza parte
Siamo giunti alla terza puntata de ‘Il tema dell’estate nell’arte’, osservando celebri dipinti che illustrano la bella stagione. Soprattutto perché quest’ultima, per il 2014, sta ‘passando’ in maniera metereologicamente purtroppo del tutto particolare, tra nuvole e piogge che di certo non rallegrano l’umore di chi è in vacanza e di chi meno fortunatamente è comunque costretto a restare in città.
Dovendo rinunciare a lunghi soggiorni vacanzieri le persone colpite dalla crisi economica potrebbero magari godersi l’estate con piacevoli passeggiate in campagna o in riva al fiume o in qualche graziosa piscina, a patto però di poter godere di cielo azzurro e raggi di sole.
Per restare nel tema del paesaggio e della campagna osserveremo la bellissima opera fiamminga (olio su tavola) di Pieter Bruegel Il Vecchio intitolata ‘La Mietitura’ (The Harvesters, 1565) che risiede al Metropolitan Museum of Art di New York.
L’opera fa parte di un ciclo di dipinti dedicati ai mesi e alle stagioni e illustra una scena di vita e lavoro contadino in una giornata di agosto, calda ed assolata. E’ un opera incantevole, per l’incredibile capacità di rendere la radiosità e la piena energia solare, attraverso il giallo ocra che invade quasi del tutto la tela. L’Estate è la stagione in cui si raccolgono i frutti della terra, qui simboleggiati dalle spighe di grano. Vi è soltanto all’orizzonte una parte di azzurro dove il cielo incontra l’acqua e dove si intravede una chiesa sullo sfondo tra gli alberi.
Il momento di vita rappresentato da Bruegel è quello del lavoro accompagnato a quello del riposo con una visione molto realistica. La natura sovrasta le figure umane a significare che il ritmo della vita è scandito dalle stagioni. Sotto un albero un uomo giace addormentato, vicino ad un gruppo di donne e bambini che mangiano e bevono mentre dietro di loro altre donne legano i covoni e raccolgono le spighe falciate. L’insieme sembra immerso nel vapore della calura estiva.
La tela, realizzata nel 1565 fu donata dalla Città di Anversa nel 1594 all’arciduca Ernesto d’Asburgo. Nel 1809 fu requisita da Napoleone come bottino di guerra insieme ad altre opere dell’autore. Ricomparve a Vienna nel 1910 e fu rivenduta due anni dopo al Metropolitan Museum di NY.
Saltando nel tempo per circa quattro secoli osserveremo ora un’opera d’arte contemporanea, completamente diversa dalla prima ma altrettanto affascinante, che intende rappresentare la stagione estiva ed ha come autrice una delle principali esponenti del movimento della OP Art, (riferendosi al contrasto Optical bianco/nero) corrente artistica che si basa sul tentativo di impressionare la percezione dell’occhio umano.
La pittrice inglese Bridget Riley, nata a Londra nel 1931 parte nel suo percorso artistico dallo studio del Puntinismo di Seurat e si ispira negli anni trenta del Novecento ai monocromismi e alle forme bianconere di Victor Vasarely e al futurismo italiano di Giacomo Balla. Alla fine degli anni cinquanta la Riley approda ad una propria cifra stilistica assolutamente riconoscibile.
In To a Summer’s Day del 1980 strisce colorate blu, gialle, rosa attraversano la tela in un morbido fluire orizzontale creando una specie di illusione ottica che ricorda il continuo frangersi delle onde del mare. Ogni variazione realizza un colpo d’occhio leggermente distinto dall’altro. Bridget lavora infatti sulla percezione, tendendo a condurre lo spettatore in un’altra dimensione. Il titolo del dipinto allude al 18° sonetto di Shakespeare, bellissimo e ispiratore di altre opere d’arte (un brano dei Pink Floyd ad esempio, ) suggerendo un confronto con l’estate.
Il sonetto si basa su un paragone che il poeta pone in modo interrogativo ‘Shall I compare to a Summer Day? E che viene fatto tra la persona amata ed il suo essere amabile ed una giornata estiva. Il poeta al termine delle sue affascinanti rime si rende conto che l’essere amato vince sulla stagione perché la poesia, immortale, gli donerà vita eterna. Finche i versi saranno letti la bellezza della persona amata non svanirà……