seconda parte
Anche questa settimana affrontiamo il tema della stagione estiva interpretata da grandi artisti. Saranno osservate un’ opera classica, impressionista, ultra celebre, come ‘Le Coquelicots’ del 1873 di Claude Monet ed una contemporanea, novecentesca di David Hockney, ‘A bigger Splash’ del 1967.
Le Coquelicots, I papaveri, di Claude Monet è la tipica immagine d’estate che si osserva in inverno, appesa alle pareti di milioni di case o sale d’attesa o sfogliando i libri di storia dell’arte, sentendosi irradiati dal calore e dalla luce che trasmette. Tra le spighe mature passeggiano una donna ed un bambino, probabilmente la moglie, Camille ed il figlio del pittore, Jean. E’ una tra le tele impressioniste più famose. Conservato al Musee d’Orsay a Parigi, il quadro è stato dipinto dal grande artista durante un soggiorno nella campagna di Argenteuil nel 1873. In questo periodo Monet dipinge molti quadri aventi per oggetto il tema del riposo e la passeggiata. I soggetti rappresentati costruiscono una linea retta obliqua che struttura il dipinto.
I contorni sono diluiti e il pittore si concentra sulle macchie di colore: dal verde del campo emerge la picchiettatura del rosso, colore complementare del verde, che i nostri occhi interpretano subito come papaveri percependo la radiosità della stagione. I colori pastello sono tenui e delicati e risaltano grazie alla pittura ad olio su tela.
Il soggetto preferito di Monet è il passare del tempo con la realtà che muta insieme al cambiare della luce. La rappresentazione dell’insieme è lirica, con lo scorrere del tempo durante la discesa dalla collina dei suoi familiari; le vesti del bambino e della donna infatti svaniscono nell’erba a rendere l’incedere nella passeggiata.
La piscina più famosa dell’arte contemporanea è invece quella californiana di ‘A bigger splash’ di David Hockney, avente sede alla Tate Gallery di Londra. E’ un dipinto molto noto, molto riprodotto, di dimensione quadrata, 2,42 mt per 2,43.
Tutto parla d’estate in questo dipinto, privo di figure umane. Forse qualcuno si è appena tuffato nell’acqua azzurrissima; ne emerge soltanto lo schizzo d’acqua vicino al trampolino. Solo il presunto tuffo muove la tela, il resto è assolutamente silente ed immobile. David Hockney nel 1967, quando realizza il dipinto si è da poco trasferito a vivere in California. La colonna sonora di sottofondo potrebbe essere quella uscita l’anno precedente dei Mamas and Papas che parla di cieli eternamente blu, ed invita al sogno in ‘California Dreaming’, brano musicale che ha scalato ogni classifica ed è conosciuta in ogni luogo, forse perché è l’emblema di un’estate tutta sole e dolcezza.
David si è trasferito negli Stati Uniti da Londra a 24 anni, desideroso di libertà e tolleranza per la propria omosessualità, portandovi eccentricità, eleganza da dandy ed ottima arte. Il dipinto diviene subito un simbolo; l’artista vive a Berkeley, dove insegna all’università, ma l’idea di California che esprime e rappresenta è quella dell’eterna vacanza, le palme e le ville con piscina che divengono appunto la rappresentazione di un preciso stile di vita.
Il colore dominante è il turchese dell’acqua. Il giallo del trampolino conferisce profondità, gli ocra e i rosati dell’edificio solarità. Tutto è suggestivo e pare il fotogramma di un set cinematografico: lo suggerisce la sedia vuota da regista e la figura sott’acqua, soltanto supposta (potrebbe forse essere un uomo – la presenza di una donna lascerebbe piu’ tracce), forse un attore, un produttore, un regista hollywoodiano. L’ispirazione di Hockney arriva da un catalogo per costruttori di piscine, anche se l’immagine che egli vuole dare è quella di una copertina patinata. I colori di base sono stesi con un rullo.
Questa tela può essere considerata l’antitesi della malinconia e della solitudine espressa da Hopper; una visione essenziale ma determinata in un’ espressione di vita ideale.
E’ inutile chiedersi se c’è qualcosa dietro al sogno, è solo la rappresentazione di un istante fugace di vita beata.
E’ bello poter pensare che ogni difficoltà ed inquietudine possano restare al di là della cornice trattenendo per i nostri occhi solo la solarità e la freschezza di un’acqua limpida, il mito dell’estate.