Con mia moglie siamo appena giunti a casa dopo alcuni giorni di vacanza in Foresta Nera, per ritemprarci delle fatiche di tre stagioni.
I cittadini della Angelona sono stati accoglienti.
Noi amiamo viaggiare in Germania, ci troviamo bene poiché riusciamo a coniugare il relax alla cultura e allo svago spendendo il giusto.
Negli anni per i nostri cugini l’Italia è sempre meno “pizza e mandolino” e sempre più “moda e gelato”.
Abbiamo seguito la semifinale della Coppa del Mondo di calcio in uno dei tanti locali di Baden Baden.
Ore 22, Brasile-Germania.
Temperatura autunnale, tempo leggermente piovoso, dehors coperto, televisione 48 pollici, boccali di birra, entusiasmo crescente direttamente proporzionale al tasso alcolico.
Ci sentiamo fratelli, “Freude, schöner Götterfunken…“ e via discorrendo fino a che dopo una manciata di minuti si va in vantaggio.
Accidenti, neanche il tempo di finire la prima bionda.
Sono cose alle quali con gli Azzurri non siamo abituati; a noi piace soffrire, vincere magari ma all’ultimo istante dopo un mezzo rigore o un episodio dubbio, oppure perdere maldestramente senza possibilità di appello come quest’anno.
Fatto sta che dopo la terza rete tedesca anche l’entusiasmo dei fratelli crucchi incomincia a scemare: che gusto c’è a vincere così facile?
Si accendono le discussioni dalle quali restiamo quasi totalmente avulsi, anche noi allibiti ma piuttosto dall’incomprensibilità di una lingua che lascia il campo del quotidiano e si addentra nella filosofia pura (sono tutti bundestrainer anche qui).
Al termine dell’incontro il titolare del locale ci saluta cordialmente, le parole hanno asciugato parzialmente la sete degli avventori, ma la debordante vittoria ha soddisfatto tutti. Partono piccoli cortei di auto strombazzanti alla volta di mete sconosciute. Faranno presto ritorno, siamo oltre la mezzanotte di un giorno feriale e si sa: i tedeschi sono tedeschi fino in fondo.
Rientriamo in hotel.
L’Antica Roma ha dato tanta civiltà a mezza Europa, l’architettura, la pittura, le strade, gli acquedotti.
Approfitterei del semestre di Presidenza Italiana a Strasburgo per sollecitare un ulteriore atto di civiltà: il bidet, quell’oggetto così piccolo e apparentemente ingombrante che, se vogliamo, fa anche arredamento ma ad alcune ore del giorno e della notte diviene miseramente indispensabile.
Con un semplice atto legislativo si potrebbe far ripartire l’economia italiana (oggi unico paese – ritengo – produttore di bidet nel mondo) introducendo d’ufficio in ogni sala da bagno della Comunità Europea il tanto vituperato oggetto.
Poi magari allargare anche agli altri Continenti.
Mi si dirà che il bidet è stato considerato nei secoli scorsi “strumento di lavoro da meretricio”. Ma non è forse vero che oggi viviamo in un grande bordello? Resterebbe quale fulgida metafora di un mondo che procede verso una direzione precisa.
Rientriamo in hotel, dicevo, apriamo la porta della camera e di fronte ci appare un gran deserto senza oasi.
Ah, quanto ci manca il fascino latino del bidet.