L’unico elemento di certezze, riguardo al futuro delle Province, è che il prossimo 28 settembre si svolgeranno le cosiddette ‘elezioni di secondo grado’: ossia ad eleggere i nuovi organi politici di Palazzo Ghilini saranno chiamati non i cittadini, ma sindaci e consiglieri comunali di tutto il territorio provinciale. Seguendo un meccanismo di ‘peso ponderato’ che vedrà i comuni di Alessandria e Casale pesare assai più di quello di Avolasca, per citarne uno a caso. Ma anche con molti punti interrogativi, come sempre quando si è di fronte ad una sorta di ‘numero zero’. Si sa, questo sì, che ci saranno due schede: una per l’elezione del presidente della Provincia, l’altra per eleggere i 12 consiglieri. E che le liste dei candidati dovranno essere presentate entro l’8 settembre. Su tutto il resto (che forse è ciò che più interessa agli italiani, e agli alessandrini) si brancola nel buio: chi prenderà in carico le funzioni sin qui svolte (con crescente affanno, dati i tagli draconiani, reiterati e crescenti)? Che fine faranno i dipendenti dell’ente, da mesi ormai nel ‘limbo’ di un’inoperosità forzata e non voluta? La riforma Monti-Letta-Renzi delle Province si è rivelata, ad oggi, un’operazione propagandistica dal fiato corto, e null’altro. Proviamo allora a farci spiegare dal presidente ‘in proroga’ Paolo Filippi cosa dobbiamo attenderci nei prossimi mesi. E anche se lo stesso Filippi potrebbe giocare un ruolo ulteriore, e quale, dopo le elezioni di fine settembre.
Presidente Filippi, a che punto è il calvario delle Province?
Bella domanda, e vorrei avere una bella risposta. Quel che so è quanto riportato dalla circolare del Ministero, indirizzata ai Prefetti, e diffusa nei giorni scorsi. Ossia le modalità tecniche di elezione dei nuovi organi politici, prevista per il 28 settembre. Sul resto si attendono chiarimenti, e la situazione è quella che ho descritto tante volte: le Province sono state uccise, strangolate negli ultimi anni da una lunga serie di tagli e manovre finanziarie, che ne hanno via via limitato e poi annullato ogni operatività. Sarà il Governo a fornire indicazioni ai nuovi amministratori, immagino….
Lei potrebbe essere tra questi? Insomma, si potrebbe profilare un Filippi ter?
Tecnicamente mi pare di sì, poiché data la totale trasformazione dell’ente non dovrebbero sussistere impedimenti per il terzo mandato, che peraltro mi pare si profili per legge più breve dei precedenti. Concretamente, diciamo pure che non ci penso neanche, e che mi parrebbe assai poco sensato. Del resto, nessuno si è ad oggi neppure fatto avanti per propormelo: insomma, è un non problema.
Facciamo un passo indietro, presidente: il bilancio 2013, con non poche difficoltà, lo avete a suo tempo approvato. Per il previsionale 2014 quali sono i tempi?
La scadenza prevista è il 31 luglio, a meno di proroghe assolutamente possibili e plausibili: si consideri che, per finanziare l’operazione nota come ’80 euro in busta paga’, il governo ha apportato l’ennesimo taglio ai trasferimenti alle Province. Nel nostro caso, si tratta di ben 4 milioni di euro. Il che rende assai difficoltoso approvare il bilancio, per noi come per tutte le altre Province: attendiamo indicazioni, e al momento opportuno decideremo il da farsi. Oggi noi siamo in carica unicamente per l’ordinaria amministrazione. Da ottobre chi ci sarà ci penserà.
Lei però nelle settimane scorse ha rinnovato la giunta, allargandola a 9 assessori, dai 6 precedenti. Perché lo ha fatto?
Precisiamo: la giunta nella sua composizione completa era di 10 assessori. Fu poi ridotta nel tempo perché noi, al contrario di altre Province, scegliemmo di adeguarci alle esigenze di risparmio sui costi della politica, che pure erano assai modesti rispetto ai costi complessivi di gestione dell’ente. Ora che tutti noi, presidente e assessori, prestiamo gratis, ancorché temporaneamente, la nostra opera, abbiamo ritenuto di ‘spalmare’ maggiormente le deleghe: mi sembra una scelta più che logica.
Ma che ne sarà delle Province, delle loro funzioni, del patrimonio e dei dipendenti, di qui a qualche mese? Tra i dipendenti di Palazzo Ghilini serpeggia delusione, amarezza, incertezza….
Li capisco perfettamente, e non posso che ribadire che procedere in questo modo, lasciando in essere le funzioni, ma togliendo le risorse, è assolutamente assurdo. Dopo di che, allargo le braccia e osservo, come tutti. La logica nazionale mi sembra evidente: concentrare sempre di più risorse e potere verso il centro, a scapito dei territori. Cosa comporterà, lo scopriremo nei prossimi anni: ma non mi aspetto niente di buono.
Anche i comuni sono in pesante sofferenza…
Mi creda, oggi per fare l’amministratore locale, e il sindaco in particolare, l’altruismo e la generosità non bastano: sono degli eroi, anche se non sempre il loro sforzo e il loro sacrificio viene compreso e apprezzato come meriterebbe.
Presidente, lei nei mesi scorsi è stato al centro della scena politica, e delle fortissime tensioni all’interno del Partito Democratico: da settembre che farà? Si è iscritto o si iscriverà al Pd?
(sorride sornione, ndr) No, non mi sono iscritto e ad oggi non è una mia priorità, onestamente: faccio politica da trent’anni, e anche se ormai sono vecchio magari continuerò a farla, finchè mi appassiona. Ma mi pare che, oggi meno che mai, non sia così indispensabile avere in tasca una tessera di partito per impegnarsi pubblicamente su qualche fronte.
Però ad un certo punto è apparso chiaro che, in Provincia, di Pd ce n’erano addirittura due: con un ‘pari e patta’ a livello di consiglieri regionali che, tutto sommato, ha generato complessivamente ‘il pieno’ di consensi. Con gli altri ha fatto pace?
Ma io non ho mai litigato con nessuno, e qui parliamo di politica, non di questioni personali. Purtroppo, questo mi sembra difficile da negare, il Pd alessandrino negli ultimi tempi è apparso quasi sempre diviso su tutto, e compatto solo su un fronte: la decisione di tenermi fuori a priori dalla competizione elettorale, impedendo agli elettori di pronunciarsi. Il che è legittimo, intendiamoci: ma anche un fatto oggettivo che nessuno può negare.
E per la prima volta dalla nascita delle Regioni (1970) Alessandria è rimasta senza rappresentanza in giunta regionale….
Forse perché, al di là dell’iniziativa del sindaco di Alessandria all’interno degli organi regionali del partito, nessun altro del Pd alessandrino è stato neppure in grado di avanzare per tempo richieste ufficiali: che non vanno promosse su facebook o sui giornali, ma nelle sedi opportune.
A livello nazionale, presidente Filippi, lei è sempre civatiano?
Ho sostenuto la candidatura di Civati al congresso, perché mi pareva in grado di portare un vento di cambiamento, e sosteneva principi assolutamente condivisibili. Oggettivamente mi pare però che, all’interno delle dinamiche concrete del partito, Civati conti sempre meno, e incida poco. E oggi, per la situazione in cui si trova il Paese, serve massima concretezza. Per questo davvero mi auguro che Renzi ce la faccia: perché rappresenta l’ultima spiaggia per il Paese, e anche per un Pd che, se l’attuale premier dovesse fallire, non so davvero a che altro santo potrebbe votarsi.
Ettore Grassano