Un brano musicale è come l’oggetto di una foto: può essere inquadrato con diverse angolazioni.
Ogni fruitore di musica ascolta il brano con l’orecchio proprio, così come un fotografo ha un proprio occhio e privilegia una luce e un obiettivo.
Ho un amico di nome Antonio a cui piace gustare l’introduzione strumentale, quelle otto/sedici battute che preludono alla strofa o al tema A.
Dice che è il momento buono per capire se il brano gli sarà gradito. Un po’ come l’ouverture di un opera che anticipa i contenuti seguenti.
Mario invece dice che l’esposizione del tema principale gli dà una goduria particolare, poiché rappresenta la massima ispirazione del compositore. E’ il motivo che gli rimbalza in testa alle quattro di notte quando scende dal letto per accondiscendere alla prostata infiammata.
Per Giulia il momento che la appassiona maggiormente è l’esplosione del ritornello, quando il cuore le va in gola e la pressione sale a mille. Racconta che prova lo stesso effetto quando culminano gli incontri con i suoi numerosi amanti.
Eugenio attende le ultime note del brano, sono quelle che se le ascolti è perché il brano ti ha catturato e non ha fiaccato la sua attenzione.
Come quando al cinema i titoli di coda gli tolgono il piacere di un’altra mezz’ora di emozioni.
Antonio, Mario, Giulia ed Eugenio hanno gusti differenti pur essendo tutti e quattro buoni amici.
Sarebbero quattro ottimi fotografi.
Il tempo della musica è un tempo personale.
Quando suono cerco di gustarmi ogni istante. A volte mi prende una nota, a volte una frase, a volte un ritmo, a volte un respiro, a volte una pausa, a volte un applauso, a volte uno sguardo.
Sono le piccole cose che danno senso alla musica.
Così come sono i particolari che impreziosiscono una foto e la rendono unica.