Fra le tante promesse di riforma delle regole e di nuovi investimenti nelle infrastrutture del Paese finora annunciate dal premier Renzi e dai suoi ministri (e tutte da verificare nei prossimi mesi), la scuola pubblica magari è una stella che brilla meno di altre.
Eppure si tratta di un pilastro essenziale, e di una scommessa da vincere.
Renzi parla di scuole belle e sicure, ossia in sostanza promette una svolta radicale rispetto all’oggi: perché la gran parte degli edifici scolastici statali (ma anche provinciali e comunali) sappiamo bene tutti essere vecchi, lerci e ‘scalerci’, in non pochi casi anche pericolanti e potenzialmente pericolosi. Anche nella nostra provincia (che a onor del vero è messa molto meglio di tante altre) il panorama non è edificante, per cui speriamo che non pochi dei ben 22 mila cantieri promessi dal premier passino da casa nostra.
Il ‘piano Renzi’ per il rilancio della scuola ha già a quanto pare anche una data di avvio, il prossimo 1° luglio: e prevede tra l’altro che i comuni che decidano, nel 2014 e 2015, di investire in questa direzione possano farlo ‘bypassando’ il famigerato patto di stabilità: provvedimento nato negli anni scorsi per risanare i bilanci pubblici, ma che via via pare essersi rivelato, nella sua applicazione concreta, un boomerang di cui fanno le spese, tanto per cambiare, i cittadini.
Non abbiamo ancora i numeri alessandrini, ma a livello nazionale la campagna di rilancio dell’edilizia scolastica pubblica dovrebber riguardare il 50% degli edifici, con un investimento da più di un miliardo di euro. Si va dall’eliminazione dell’amianto e delle barriere architettoniche all’efficienza energetica (con contributo del ministero dell’Ambiente: anche se è incredibile, molti edifici sono ancora riscaldati con gli stessi impianti, ormai iper-dispersivi e costosi, di 30 o 40 anni fa!).
Come sempre in questi casi, c’è da incrociare le dita, e augurarsi che il cammino del progetto sia lineare: troppe volte, in passato, è toccato proprio alla scuola vedersi ‘stornare’ risorse già stanziate, a causa di emergenze di vario tipo emerse su altri fronti. Occhi aperti, dunque, su questo percorso biennale: se Renzi riuscisse davvero a portarlo a termine (dando una bella boccata d’ossigeno tra l’altro anche all’economia edile sui diversi territori) non si potrebbe che riconoscergli il merito.
Naturalmente con l’incognita di fondo, che è sempre quella del reperimento delle risorse: a fronte di un’economia che rimane ‘zoppa’, e da cui quindi attendersi un incremento significativo degli introiti fiscali appare ad oggi un po’ troppa grazia…Quindi altre tasse andranno a ‘gravare’ sui soliti noti?