Originaria di Canelli, Silvia Muratore vive da una trentina di anni ad Alessandria ed è sposata con Claudio. La vita di Silvia e Claudio è totalmente cambiata diciotto anni fa, quando è nato Matteo, non vedente dalla nascita per una malattia genetica. Ed è stato proprio Matteo, come ci ha raccontato Silvia, ad aver aperto gli occhi ai suoi genitori, che tre anni fa hanno costituito una Onlus, RadioSalaProve, per favorire e accompagnare il desiderio del figlio di trasmettere agli altri la sua passione per la musica. E non solo… Buona lettura!
1) Silvia, ci racconti come è nata “RadioSalaProve”?
Siamo partiti in sordina, tre anni fa, e poi pian pianino si sono raggruppati intorno a noi diversi ragazzi. Per noi lo scopo principale è l’integrazione tra persone con varie problematiche (non vedenti, in carrozzina, etc etc) e persone per così dire “normodotate”. Il nostro vuole essere un luogo dove realmente ci si può incontrare e, attraverso la musica, creare qualcosa insieme, liberamente: i nostri ragazzi compongono musiche, canzoni, testi, trasmettono in radio… il tutto in un contesto e in uno spazio in cui ci si può esprimere liberamente.
2) A proposito di spazio… dove si trova la vostra associazione?
Per esigenze pratiche RadioSalaProve è nata e vive a casa nostra, in via dell’Osterietta n°6, sulla strada che porta da Alessandria a Valenza. Fortunatamente viviamo in una casa grande, con molto spazio fuori e un bel giardino. Abbiamo riservato due grandi stanze alla radio, che trasmette regolarmente in streaming con tutta la strumentazione necessaria, insieme a un piccolo studio artigianale di registrazione dove i ragazzi provano e suonano.
Sottolineo che la sede è aperta a tutti, e possono accedere tranquillamente anche i ragazzi con la carrozzina perché è tutto al piano, e dunque accessibile. Con noi c’è anche uno splendido cane, un bovaro del bernese, e a breve arriverà un asinello! In più abbiamo predisposto un’area attrezzata per bambini con scivolo, altalena e tappeto elastico, un forno per cucinare la pizza, un orto “sospeso” (che può essere curato anche da una persona in carrozzina) e tanta, tanta natura. Venite tranquillamente a trovarci con i vostri bambini, contattandoci attraverso il nostro sito. Vi aspettiamo!
3) In questi tre anni di RadioSalaProve qual è stata per te la soddisfazione più grande? E la delusione più cocente?
La soddisfazione più grande è stata quella di vedere la gioia di mio figlio Matteo nel momento in cui si è reso conto che anche lui poteva dare qualcosa agli altri. Attraverso la musica, la sua grande passione, è riuscito a trasmettere un messaggio bellissimo: che lui è come gli altri. Quando canta non esistono barriere, e il fatto che non veda non ha alcuna importanza. Lui è il cantante del suo gruppo, i Name Less, si sente importante e dagli altri viene accettato per come è. La musica elimina le barriere e unisce le persone.
La delusione? Una persona con cui Matteo suonava da diverso tempo a un certo punto se ne è andata per motivi un po’ meschini. Per mio figlio è stata una grande delusione, perché per lui un amico è un amico, punto. A volte, prima di andare a dormire, Matteo mi chiede ancora se e dove ha sbagliato…
4) Una domanda schietta. Alcuni potrebbero considerare un figlio non vedente come una disgrazia. Mi sembra che per te e per tuo marito non sia proprio così… o mi sbaglio?
Guarda, io sono un po’ filosofa e credo ci sia una regola, ed è questa: sono i figli a scegliere i genitori, non il contrario. L’anima di Matteo ha scelto me e mio marito perché sapeva che eravamo in grado di gestire questa situazione. Noi abbiamo avuto il grande onore di essere stati scelti, perché stiamo veramente vedendo la vita con occhi diversi. Per noi Matteo è un dono di Dio.
5) Che cosa ammiri di più in tuo figlio?
Il suo coraggio. Matteo va sugli sci e affronta le discese più difficili con una cuffietta all’orecchio e il maestro che gli dice “destra, sinistra…”. Chi di noi riuscirebbe a farlo ad occhi chiusi? Ha fatto anche delle immersioni subacquee, pensa… Mi ricordo che una volta eravamo in vacanza in un villaggio turistico e c’era la possibilità di salire sul palco per cantare. Matteo, avrà avuto 8-9 anni, è andato su, ha preso il microfono e alle trecento persone che aveva davanti ha detto testualmente: “Sono felicissimo di stare qua davanti a voi, perché sento che c’è tanta gente. Lo so, anche se io non ci vedo con gli occhi…”. E poi ha iniziato a cantare.