Figli di nessuno [Il Flessibile]

caruso_copertinadi Dario Caruso.

Arriva la fine dall’anno scolastico.
E con la fine della scuola arrivano gli scrutini.
E con gli scrutini arrivano le discussioni.
E con le discussioni arrivano gli scambi di opinione.

Scambi di opinione che sembrano rimanere tali, ognuno resterà della propria idea e si nasconderà dietro la diga delle convinzioni e dei principî.
“Per il bene di qualcuno!” si dice.
Poi improvvisamente la diga di uno si incrina appena, una venatura comincia a far fuoriuscire un filo d’acqua che poi si fa fiotto e diviene alluvione quando l’intera struttura cede.

066Non esiste errore più madornale di dire le cose che ti passano per la testa.
Raccontare le verità: “Qualcuna ogni tanto… per essere creduti quando non si dicono” come recitava il grande Gilberto Govi in Colpi di timone.
Perché la diga che cede è quella sbagliata.
È quella sotto la quale ci sta il paese dei figli di nessuno.
Le altre dighe, quelle sì che reggono. Sono dighe ormai in disuso, che arginano laghi artificiali privi di acqua, che hanno un tempo alimentato centrali idroelettriche ormai abbandonate.

“Raccolgo i carrelli, Marcus. Setaccio il parcheggio, bracco i carrelli abbandonati e solitari, li porto con me, li consolo e li sistemo insieme ai loro simili nella postazione dei carrelli, per i prossimi clienti. I carrelli non sono mai soli. O comunque mai troppo a lungo. Perché in tutti i supermercati del mondo c’è un Ernie che va a prenderli e li riporta a casa. Ma chi va da Ernie per riportarlo a casa, eh? Perché facciamo per i carrelli di un supermercato quello che non facciamo per gli esseri umani?”

(da La verità sul caso Harry Quebert di Joël Dicker)