Non senza gonfiare il petto in segno di orgoglio per averlo previsto già da quest’inverno, quando nella pausa natalizia cercavo di convincere quanti più colleghi possibile che il Libarna quest’anno aveva tutte le carte in regola per giocarsi il passaggio di categoria, è stata proprio nello stadio dei rossoblù impegnati nei playoff nazionali di Eccellenza l’ultima partita della provincia in questa stagione.
La promozione diretta in serie D è sfumata per due fattori: il campionato semplicemente strepitoso dell’Acqui di Arturo Merlo, che già la scorsa stagione aveva perso i playoff contro una Pro Dronero che poi sarebbe stata capace di vincere a Trieste di fronte a 5000 spettatori pur di coronare il sogno della promozione nella LND, e la natura altalenante delle prestazioni dei rossoblù che per buona parte del campionato hanno interpretato alla perfezione la parte della Penelope del girone smontando nella partita successiva quanto di buono fatto in quella precedente e viceversa.
Per quanto riguarda la prima parte non si può che fare i complimenti ad una società che era virtualmente fallita solo una estate prima e che grazie anche ad un eccezionale senso di appartenenza della popolazione – conosco colleghi che mi hanno raccontato come anche le vecchine contribuissero con venti, venticinque euro «per salvare l’Acqui» – è riuscita prima ad iscriversi all’Eccellenza e a ben figurare dietro un’Albese stratosferica ma che quest’anno non è riuscita a mantenere la categoria perdendo il secondo playout di fila in tre anni, poi a dominare il campionato attuale con la perla delle quattordici vittorie consecutive iniziali che hanno permesso una gestione senza troppi patemi del resto della stagione.
Per quanto riguarda la seconda parte, chi mi conosce sa che io sostengo da tempo la teoria che ogni squadra assomiglia al proprio allenatore, che trasferisce idealmente non solo schemi e filosofia calcistica ma anche e soprattutto carattere e atteggiamento dei giocatori in campo; è vero che il mercato serve anche a trovare interpreti adatti alla bisogna (per restare a Serravalle l’impressione è che Manno, Mossetti e Pellegrini fossero l’estensione in campo della filosofia di Alberto Merlo), ma quando l’alchimia funziona si possono raggiungere traguardi insperati. Imprese come il pareggio con la Cheraschese 8 contro 10 per la follia momentanea di un arbitro evidentemente inadatto alla gara restano impresse nella mia memoria fra le tante istantanee di un anno bellissimo sotto molti aspetti, ed anche la vittoria inutile per il passaggio del turno di ieri lascia molti rimpianti soprattutto al pensiero che forse con la squadra al completo il risultato sarebbe stato diverso. Una chiosa polemica a tanta bellezza arriva da una dirigenza completamente ottusa che nega ai giocatori il rimborso dell’ultimo mese, metà di quello precedente e qualsiasi premio per i risultati ottenuti, e lo comunica agli interessati pochi giorni prima di quella che è stata la partita più importante giocata dai rossoblù negli ultimi vent’anni.
Giova ricordare che non stiamo parlando dei soliti miliardari iperviziati, ma di ragazzi che fanno anche sessanta chilometri ad allenamento solo per la passione del gioco ed a cui sono stati negati persino i rimborsi delle spese sostenute: la promessa dalla dirigenza parla del 30giugno come data ultima per il saldo delle pendenze, e noi ci auguriamo che tutto vada per il meglio. Il Libarna ed i suoi giocatori, per le emozioni che ci hanno fatto vivere quest’anno, lo meritano.