Vite senza fine [Il Flessibile]

caruso_copertinadi Dario Caruso.

A volte ho l’impressione che quello che sto facendo sia indispensabile al raggiungimento di uno scopo, come se fossi anello di congiunzione insostituibile tra il concepimento e il compimento di un progetto.
Mi succede raramente.
Per fortuna in queste rare volte ci sono persone o cose che mi fanno tornare alla realtà e mi ridestano dalla convinzione di essere prezioso e unico.

Questi giorni di saggi di musica e di concerti di fine anno scolastico, incontro quelle persone e quelle cose.
Quando finisce un ciclo mi avvolge un velo di tristezza, quasi che quel ciclo rappresenti un capitolo chiuso.
E così è apparentemente.
Le scuole chiudono lentamente i battenti nella speranza di riaprirli a settembre con nuove risorse.
I ragazzi di terza media si apprestano a salutare quei banchi sopra nudi e sotto tappezzati di cicche essiccate.
L’estate incipiente manda in letargo l’abituale lezione settimanale di grandi e piccini.
La temperatura e l’umidità abbassano la mia pressione arteriosa e alzano la soglia del pisolino postprandiale.

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Macchina di Leonardo da Vinci nella Chiesa di Sant’Agostino di Genova

Poi mi ridesto.
Vedo scuole con potenzialità inesplorate e inespresse.
Vedo adolescenti che si apprestano ad affrontare nuovi banchi, nuovi compagni, nuove sfide e nuovi amori.
Vedo grandi e piccini andare verso il riposo estivo e ritemprarsi per la ripartenza autunnale.
Vedo il pisolino che va a compensare le mie ore invernali di sonno perduto e riequilibrano la bassa pressione.

È il destino di ciascuno di noi, quello di essere tramite di qualcosa e di qualcuno, testimone di un passaggio di testimone.
Siamo parte di una vite senza fine che ha come asse il passo del tempo.
Siamo parte di una vita senza fine di cui l’ultimo anello è certamente migliore del precedente.

Non fatevi scrupoli, nessuno è insostituibile.
Dobbiamo soltanto confidare nelle nostre forze per costruire un anello robusto.