22.349 preferenze raccolte nella Circoscrizione Nord Ovest (la più votata del Movimento 5 Stelle) l’hanno portata la settimana scorsa alla ribalta della cronaca, e soprattutto le hanno spalancato le porte del Parlamento Europeo. Ma Tiziana Beghin, genovese da tanti anni residente nella nostra provincia (“mi divido tra Castelnuovo Bormida e Alessandria”) non si scompone, e semmai cerca di pianificare come conciliare questa nuova, importante responsabilità, con quelle già per niente ‘leggere’ di consulente aziendale, ma anche di mamma di tre figlie di 12 e 8 anni, e di 17 mesi. “L’insediamento ufficiale al Parlamento Europeo è previsto per il primo luglio, ma già in questi giorni ci saranno i primi incontri ufficiali, e le verifiche procedurali del caso. Cercherò di pianificare al meglio: di sicuro sarà un’esperienza impegnativa, totalizzante”. Ma chi è Tiziana Beghin, come si è avvicinata al Movimento 5 Stelle, e che rapporti ha con l’alessandrino? Proviamo a scoprirlo.
Dottoressa Beghin, tralasciamo le solite questioni lessicali (onorevole, cittadino ecc), e andiamo al sodo: il 26 maggio ha prevalso il lei la soddisfazione personale, o la delusione per la battuta d’arresto del Movimento?
Qui dobbiamo chiarirci su cosa si intende per battuta d’arresto, o arretramento. Al di là della propaganda mediatica, a me pare evidente che i 5 Stelle in Europa non c’erano, e oggi ci entrano con un’importante rappresentanza di 17 parlamentari. Così come cresce in maniera significativa la nostra presenza in Regione Piemonte. Insomma: siamo un movimento che è nato 5 anni fa, e che non solo oggi produce questi risultati, ma che, ed è la cosa più importante, ha riportato i cittadini comuni, come me ad esempio, ad interessarsi di politica. E, non dimentichiamocelo, ha anche costretto i partiti tradizionali a cambiare marcia, e in parte anche persone….
Insomma, se oggi ci governa Renzi, e non D’Alema o Berlusconi (ammesso che sia un passo in avanti, naturalmente) è merito vostro?
Beh, sicuramente il Movimento 5 Stelle ha saputo dar voce a chi prima non l’aveva, e ha costretto tutti i partiti a rinnovarsi. Sul come, e con quali risultati, vedremo: noi valuteremo i fatti. E francamente, se Renzi dovesse riuscire a fare qualcosa di buono, sarei la prima a riconoscerlo. Non ho il paraocchi, e neppure il Movimento ce li ha. E’ solo in determinati ambienti fa comodo descriverci così, per motivi intuibili. Al momento però mi pare ci siano state solo promesse.
Parliamo di lei, onorevole Beghin: per chi votava prima del Movimento 5 Stelle, e come si è avvicinata al Movimento guidato da Grillo e Casaleggio?
Ho 43 anni, e politicamente sono stata a lungo spettatrice: non ho cioè mai trovato una collocazione partitica soddisfacente, a destra come a sinistra. Diciamo che per lungo tempo mi sono occupata con passione dei miei studi economici, del mio lavoro di consulente per le piccole e medie imprese, e della mia famiglia.
Poi cosa è successo?
Del tutto casualmente, il mio compagno ed io abbiamo partecipato al secondo V Day, quello di Torino: per dirla tutta, avevamo un amico musicista che si esibiva, e siamo andati ad ascoltarlo. Da lì è partita la mia attenzione ai temi del Movimento, al modo di dialogare con le persone e di rimetterle al centro della discussione e delle scelte, fino ad allora appannaggio solo dei mestieranti della politica, a livello nazionale come locale. E sono diventata simpatizzante, ma anche lì senza una vera militanza. Poi lo scorso anno, durante i mesi della gravidanza, ho cominciato a partecipare più attivamente ai dibattiti in rete, e quando è arrivato il momento, alcuni mesi fa, di presentare le candidature, in base ad una serie di basilari regole che il Movimento si è dato, mi sono confrontata con mio marito, e mi sono detta: “ci provo”.
Ma come si portano a casa più di 22 mila preferenze personali usando solo il web?
Non esageriamo: il web è un canale per noi importante e diretto, ma non è sostitutivo degli incontri fisici, delle assemblee, dei dibattiti. Ed è vero che in campagna elettorale su un palco ci sono salita un numero non eccessivo di volte (con Grillo a Brescia, Tortona e Torino, più altre due o tre tappe in Lombardia: mai nella ‘mia’ Liguria!), ma di chilometri ne ho macinati tanti, mi creda. Al punto che il venerdì pre-elettorale l’auto mi ha lasciata a piedi, alla vigilia della partenza per la serata finale in Piazza San Giovanni, a Roma. Sono riuscita ad arrivare lo stesso però, grazie ad amici del Movimento. E proprio oggi dovrebbero restituirmi l’auto, spero sistemata. E sicuramente, a livello di consenso personale, hanno contato anche le mie tante relazioni dirette, sviluppate in vent’anni di professione.
Chi sono, oltre a lei, gli eletti del Movimento 5 Stelle che andranno in Europa?
Persone molto giovani (io alzo decisamente la media!), e con un bagaglio culturale di base assolutamente solido, anche se in ambiti diversi: esperti di economia reale, ma anche di finanza, o di design industriale.
E, naturalmente, ben attrezzati dal punto di vista della conoscenza delle lingue. Sicuramente digiuni rispetto alle ‘tecnicità’ della politica dell’Unione, nel senso che siamo tutti alla prima esperienza. Ma stiamo già studiando. Il nostro approccio sarà sempre lo stesso: capire, e raccontare ai cittadini, soprattutto attraverso la rete. E lasciando che siano loro a votare, decidendo cosa fare sulle singole questioni.
La critica la conosce, onorevole Beghin: spesso alle vostre consultazioni in rete partecipa un numero di cittadini tutt’altro che enorme, diciamo così….
Questo è vero solo in parte: ma soprattutto parliamo di un percorso a cui noi auspichiamo possano aggregarsi per strada sempre più persone. E poi, scusi, ma lei ha presente in quanti prendono le decisioni all’interno del Pd, di Forza Italia o degli altri partiti? Non scherziamo: noi abbiamo un direttivo vero di 35 mila persone, e siamo assolutamente intenzionati a farlo crescere.
Europa sì, Europa no: lei che per mestiere incontra gli imprenditori, che ne pensa? Uscire dall’euro sarebbe un disastro, e per chi?
Sarebbe un disastro far finta che questa Europa va bene così com’è, prima di tutto: perché per paesi come l’Italia queste regole significano morte certa, e lo sanno bene gli imprenditori, di quasi tutti i settori. Quindi prima di tutto bisogna ridiscutere i trattati, e certi vincoli finanziari, e gli obblighi che ci impongono di ‘tagliare’ un numero insostenibile di miliardi di euro nel prossimo decennio. La nostra economia collasserebbe, come già sta franando. Personalmente sono euro scettica da sempre, e ritengo che senza un ritorno a qualche forma di sovranità monetaria (che non vuol dire necessariamente alla lira) non ci sarà via d’uscita. L’euro è stato voluto per creare equilibrio: ma partire solo dalla moneta, e mantenere un ampio numero di Stati, ognuno con le proprie regole e dinamiche e problematiche, è stato un grave errore. Anche se chi lo ha commesso non lo riconosce. Però, ripeto, va sviluppato un progetto serio, frutto dell’elaborazione di un pool di veri esperti di politica monetaria: ed io non la sono. Ma l’economia reale, quella della piccola e media impresa italiana, quella la conosco professionalmente: e posso dirvi che questo euro, e le forze politiche che lo hanno voluto e sostenuto, hanno fatto di tutto per distruggerla. Gli imprenditori lo sanno benissimo. E vale naturalmente anche e soprattutto per il nostro territorio, che ha più che mai bisogno di segnali forti, e di una nuova attenzione al tessuto della piccola e media impresa.
Altro tema di grande rilevanza, le ondate migratorie africane: qual è la vostra posizione al riguardo?
Personalmente considero da sempre l’integrazione razziale un valore, una ricchezza: culturale, ma in prospettiva anche economica. L’integrazione rende una società più attiva, dinamica: basti guardare al modello americano, a quanto gli Stati Uniti sono avanti in questo, e a quale risorsa rappresentino per loro gli immigrati, di qualsiasi parte del mondo. L’Italia deve quindi senz’altro svecchiarsi, e scoprire il valore della multietnicità. Questo però naturalmente non significa che possiamo diventare la ‘camera di compensazione’ dell’Europa, e proprio lì dovremo puntare i piedi, ed esigere che le risorse necessarie a fronteggiare queste ondate migratorie arrivino dall’intera Unione, e non solo dall’Italia. Così come vanno trovati modalità e strumenti per ‘contenere’ gli arrivi, quando diventano eccessivi e ingestibili: e soprattutto dobbiamo combattere tutte le forme di ‘sciacallaggio’ e di speculazione che inevitabilmente, in questi casi, abbondano.
Chiudiamo con uno sguardo sul ballottaggio di Novi Ligure: è una partita proibitiva, o pensa che il vostro candidato Gallo abbia ancora qualche carta da giocare? Domani sera arriva anche Grillo…
Decideranno i cittadini elettori, come sempre. Novi è realtà particolare, perché significa anche Terzo Valico, e sappiamo bene quali impatti l’opera avrebbe su quel territorio. In ogni caso, il nostro gruppo novese è straordinario, ricco di energie, e credo che domenica alle urne ce la giocheremo senza paura, e potrebbero anche esserci sorprese.
Ettore Grassano