Qual è lo stato dell’Europa oggi? Tutto ebbe inizio negli Stati Uniti con la crisi dei mutui sub prime e il conseguente crollo del sistema finanziario americano, crisi che successivamente ha coinvolto l’Europa dove ancora permane e dalla quale, in particolare il nostro paese fa fatica ad uscirne. L’Europa per affrontare questo problema ha scelta la strada della rigidità finanziaria e questo ha determinato un Europa a due velocità, da una parte gli stati del nord che vantano economie forti e governi stabili e dall’altra gli stati del sud, fra i quali l’Italia, con economie deboli e governi meno stabili. Un Europa della finanza con l’euro unico denominatore in comune, in 18 paesi dell’eurozona su 28, che ha imposto regole rigide nei bilanci dei paesi membri, una linea politica che in tempi di crisi come gli attuali e senza iniziative per lo sviluppo, ha determinato ulteriori difficoltà aggravando la situazione, in particolare per le economie più fragili. Un Unione Europea che comunque non sta andando bene e quindi si trova tra chi la vuole abbattere e chi non sta riuscendo ad incidere sulla linea che si dovrebbe dare. Nel nostro paese le elezioni europeee sono state strumentalmente usate come sondaggio sul Governo, al punto che c’è chi prevede elezioni anticipate a ottobre e anche in questa occasione abbiamo confermato che è invece indispensabile una svolta del senso di responsabilità, non solo dei politici ma anche negli italiani. Election day, per cosa si è votato? Domenica 25 maggio 2014, nel giorno dell’election day, i cittadini si sono recati alle urne per esprime un voto sul Parlamento europeo (organo legislativo dell’Unione europea e anche unica istituzione Ue eletta direttamente dai cittadini) e per le amministrative italiane in alcune Regioni e Comuni e precisamente: – Elezioni europeee: 28 paesi fra i quali l’Italia, con 400 milioni di elettori e 751 europarlamentari, questi i canditati alla presidenza della Commissione europea: il conservatore Jean-Claude Juncker partito Popolare europeo (PPE), il socialista Martin Schulz partito dei socialisti europei (PES), il liberale Guy Verhofstadt partito dell’Alleanza dei democratici e dei liberali (ALDE), l’ecologista Ska Keller partito dei Verdi e la Sinistra europea con la candidatura del parlamentare greco Alexis Tsipras, all’Italia spettano 73 membri (quasi come Francia e Regno Unito). – Elezioni regionali: Regioni interessate Piemonte e l’Abruzzo – Elezioni comunali: 4098 piccoli comuni, più della metà di quelli esistenti (Il M5S si è presentato in 591 comuni), dai sondaggi i Sindaci risultano più apprezzati dei sindacati, dei politici, dei partiti e dello stato. Inoltre, 27 capoluoghi di provincia e 15 città con più di 100.000, abitanti fra le quali Firenze, Bari e Padova. Sono disponibili 68.000 poltrone fra Sindaci, Consiglieri e Assessori, 26.000 in più del passato, ma a costo zero dato che la legge Del Rio stabilisce che non si potrà spendere di più in gettoni e indennità. Sondaggi prima del voto Fermo restando che è sempre buona norma prenderli con le molle e ricordando il limite di sbarramento posto al 4%, in Italia, relativamente alle intenzioni di voto per le elezioni europee (facendo una media fra i vari istituti di ricerca) emergeva la seguente situazione: PD 30,0%, M5S 25,0%, Forza Italia 20,0%, NCD UDC 6,0%, Lega Nord 5,0%, Fratelli d’Italia 4,0%, Lista Tsipras 3,7%, Scelta europea 2,3% IDV 0,9%, Verdi 0,8%. Indecisi 14,9%, Bianca 1,2%, Astenuti 35%, con un’Affluenza del 43% (nel 2009 dato definitivo 65%). L’euroscetticismo, in crescita ovunque, sembrava essere uno dei principali protagonisti oltre a rappresentare un punto interrogativo importante per il futuro dell’Europa. Infatti da un’analisi del Think Tank Open Europe, sulle proiezioni di Vote Watch Europe, i partiti anti Ue avrebbero potuto ottenere circa il 31% dei voti con 218 seggi su 751 ( 29%), invece dei 164 seggi (21%) con una crescita del 32,9%. Risultati elezioni europee Affluenza e risultati del voto italiano per l’Europa, questo in sintesi il resoconto della tornata elettorale di domenica 25 maggio 2014: Affluenza: 58.7%, in calo rispetto 65,1% del 2009, un dato prevedibile, se si considera che in questi ultimi anni l’apprezzamento dei politici italiani è ulteriormente diminuito, è la distanza dell’Europa dai problemi reali dei cittadini è aumentata. Risultati (dati 2009 fra parentesi): PD 40,8 (26,13), M5S 21,2% (—), F.I. 16,8% (—), L.N. 6,2% (10,20), NCD-UDC 4,4% (—), TSIPRAS 4,0% (—), FDI-AN 3,7% (—). Il Centro destra nel 2009 prese oltre il 50% dei voti, PDL (35,26) UDC (6,51) L.N. (10,20), contro il 31,4% delle attuali elezioni, con un evidente debacle. Quali scenari dopo il voto? Se non ci fosse stato Grillo non ci sarebbe stato Renzi, ma per contro se ci fosse stato Renzi alla guida del PD alle politiche, Grillo non avrebbe preso il 25%. Il risultato delle elezioni europee nel nostro paese vede una forte crescita del PD oltre le previsioni, dovuta prevalentemente alle iniziative del Governo guidato da Matteo Renzi, che diventa il primo partito nella sinistra europea con 31 deputati e il secondo partito dell’europarlamento dietro la CDU che avrà 36 deputati. Un ridimensionamento consistente di Forza Italia, alla quale gli italiani oltre alle recenti traversie del suo leader hanno presentato il conto facendo pagare un ventennio di mancate promesse che hanno portato il paese sull’orlo del baratro. Un successo forse prevedibile della nuova Lega Nord guidata da Matteo Salvini, che è riuscita a intercettare i consensi degli italiani euroscettici. Il NCD di Alfano che fatica a confermare i sondaggi e solo per poco riesce ad approdare in Europa, come la neonata Lista Tsipras. Infine il M5S sul quale il loro indiscusso leader Beppe Grillo, aveva creato delle aspettative eccessive che proprio per questo non hanno trovato riscontro, lo abbiamo capito in queste elezioni europee dove non si votava per un Governo quindi era il campo più favorevole per un movimento antisistema. In Italia confermarsi come secondo partito rappresenta comunque un risultato di tutto riguardo, pertanto il M5S non può più essere considerato solo un catalizzatore della protesta, ma un movimento che si sta consolidando nel panorama politico italiano e continuerà a giocare un ruolo importante anche nel dare una voce alla protesta e alla rabbia antisistema. Alla luce dei risultati, Il M5S dovrà ora valutare se mantenere la propria posizione isolazionista con il rischio di uan ulteriore sconfitta alle prossime elezioni politiche e di deludere i propri elettori, oppure prendere in considerazione la possibilità di un diverso approccio nei confronti del PD, con una collaborazione nell’interesse del paese che il PD alle politiche aveva già proposto. Il Centro destra frammentato e nettamente sconfitto, dovrà provare a ricostruire una linea politica credibile e sopratutto trovare un nuovo leader, anche per cercare di riunire la coalizione e tentare di competere alle prossime elezioni politiche il cui orizzonte, almeno per ora, si allontana nel tempo. Nella politica italiana, anche se in Parlamento non cambieranno i numeri è evidente che Matteo Renzi e il suo Governo ne escono rafforzati, ma con un aumento delle responsabilità, la condizione del paese resta drammatica. Continuiamo ad avere dati con segno meno e non ci sarà ripresa sino a quando non si cambierà la politica economica e non tornerà a crescere il Pil e tutti i parametri collegati. Il voto di queste elezioni ricorda anche che l’Europa ha sbagliato la risposta alla crisi. Renzi ora inaugura il semestre italiano di Presidenza europea e certamente rafforzato dal consenso espresso da questa tornata elettorale chiederà una politica diversa, ma è anche importante che nel nostro paese da subito alle parole seguano i fatti, per quanto riguarda le riforme attese, istituzioni, economia e lavoro, pubblica amministrazione, debito pubblico e giustizia.
Pier Carlo Lava – Alessandria