Il Ritratto di Lady D(igby), moglie di Sir Kenelm Digby, fu al tempo di Re Carlo I una delle donne piu ammirate ma anche chiacchierate dell’aristocrazia inglese. Celebre fu anche la sua bellezza ed in particolare la pelle radiosa e la carnagione paragonabile alle ‘rose di Damasco’.
Sir Digby, noto anch’egli per la sua bellezza, tanto da essere soprannominato ‘il piu bell’ornamento d’Inghilterra’, da cattolico si fece anglicano per amore della donna, che aveva anche qualche anno piu di lui. Egli la sposo’ nonostante l’opposizione della famiglia, e fece di tutto, dopo il matrimonio avvenuto nel 1625 per riabilitarne la fama. Furono commissionate per Lady Venetia poesie e ritratti, che potessero mostrarne le virtù ed esaltarne la purezza. Il poeta Ben Johnson le dedicò una raccolta dall’eloquente titolo, Eupheme (buona fama) ed Antoon Van Dick, da poco trasferitosi in Inghilterra la ritrasse per almeno tre volte. Dopo la moglie, la passione piu intensa di Digby fu l’alchimia e pare che proprio a causa di un esperimento finito male la bella Venetia andò all’altro mondo.
Intorno a questa strana morte si sviluppò un vero e proprio filone noir, anche se poi il marito fu assolto da ogni sospetto.
Il ritratto di Lady Digby (già in allora una Lady D fece parlare di sé e morì precocemente) è conservato a Palazzo Reale di Milano. Fino ad ora poco considerato dal pubblico e soprattutto non molto conosciuto viene messo in risalto in questo periodo ( fino al 22 giugno), permettendone la visita gratuita del pubblico in un allestimento che lo valorizza decisamente.
Il pittore fiammingo Antoon Van Dyck colpito dalla precoce ed improvvisa morte della dama, sua coetanea, la dipinse post mortem nel 1633, per ‘fermare’ il tempo e la memoria della sua ’fresca’ bellezza, e pensò all’opera come monumento simbolico della sua virtù, dipingendola come allegoria della Prudenza.
Il dipinto ebbe notevole successo in Europa e fu riconosciuto come uno dei capolavori realizzati da Van Dyck in Inghilterra.
Entrò infatti a far parte delle collezioni parigine del Cardinale Mazzarino. Per due secoli se ne persero le tracce fino a quando ricomparve a Milano attraverso un inventario di Palazzo Reale nel 1857. Spesso, e questo accade soprattutto in Italia, si hanno sotto gli occhi grandi opere e non ci si accorge nemmeno di loro. Iniziative come queste, che valorizzano quanto già ci appartiene e ne esaltano la qualità attraverso conferenze, approfondimenti e studi è sicuramente lodevole.
‘Il ritratto di Lady Digby’ è un dipinto sontuoso, dove la figura femminile inizialmente fu confusa con Cleopatra a causa del serpente tenuto nella mano destra; artisticamente viene ritenuto uno splendido esempio di barocco dove la figura femminile risulta nell’insieme dinamica e raffinata e dove i maestri ispiratori sono indubbiamente Tiziano e Rubens, come sempre in Van Dyck. Il pittore fiammingo esordì giovanissimo ad Anversa; a soli 16 anni gestiva già una sua bottega. Rubens accorgendosi ben presto del suo talento e del suo crescente successo presso i committenti locali lo coinvolse nella sua bottega instaurando con il giovane artista anche un rapporto di amicizia che durò tutta la vita, indirizzandolo a specializzasi nel ritratto e nella realizzazione di pale d’altare.
Nel 1621 Van Dyck si trasferì in Italia dove restò folgorato dalle opere di Tiziano. Soggiornò dapprima a Genova e poi a Venezia, Roma e Palermo. Fu un gran lavoratore, dipingeva a ritmi vertiginosi, guadagnando molto e concedendosi una vita lussuosa.
Quando rientrò ad Anversa a soli 27 anni si ripropose come alternativo a Rubens divenendo pittore di corte dell’Arciduchessa Isabella nel 1628. Nel 1632 decise di trasferirsi in Inghilterra, dove divenne subito pittore di corte per Carlo I. Qui dipinse centinaia di opere, per la maggior parte ritratti, ottenendo per i suoi meriti il titolo di baronetto. Morì a Londra nel 1641.