La governance di un Comune, così come tutti gli altri è ormai da considerarsi a tutti gli effetti come quella di una grande azienda che nel caso di Alessandria fattura circa 100 milioni di euro. Le regole sono quasi identiche, le uniche differenze stanno nel fatto che l’obiettivo primario del Comune non è il conseguimento di un utile ma il pareggio di bilancio e gli azionisti non sono i privati ma tutti i cittadini con pari valore e dignità.
L’epoca nella quale chi amministrava la cosa pubblica poteva permettersi di spender più di quanto incassava con le imposte locali, a volte realizzando opere pubbliche tanto faraoniche quanto inutili o altre che in seguito si rivelavano mal eseguite (unicamente per acquisire consensi per le successive elezioni) senza preoccuparsi di presentare un bilancio in perdita tanto poi pagava lo stato e quindi i cittadini è finita da tempo.
Pertanto oggi chi viene eletto, non importa se a livello Comune, Regione, Stato o in Europa deve sapere che ha ricevuto un mandato dai cittadini per governare a loro nome nell’interesse generale come un buon padre di famiglia e deve coinvolgerli per governare con il consenso di tutti, certo questo a livello locale volendo è più semplice da attuare, ma anche a livello nazionale e europeo il principio ispiratore deve essere lo stesso .
Per facilitare il conseguimento di questo obiettivo sarebbe opportuno che venissero applicate alcune semplici regole:
la possibilità da parte dei cittadini di scegliersi i candidati come per le elezioni comunali, due soli mandati per chi viene eletto (in modo che la politica non diventi più come in passato una professione a vita, con tutte le inevitabili conseguenze del caso che ben sappiamo), una riduzione dei politici e degli emolumenti attualmente percepiti (attualmente superiori alla media europea) e non giustificati nella situazione di crisi in corso e dai bassi redditi di milioni di italiani.
Un intervento serio… sui trattamenti economici dei manager pubblici (magistrati compresi) applicando nei contratti le regole del privato e la possibilità come del resto accade nel settore in questione, di essere licenziati se non si conseguono risultati positivi in linea con il budget prefissato.
Una riduzione del 50% del finanziamento pubblico obbligatorio dei partiti, abolirlo completamente lasciandolo nelle mani dei privati potrebbe costituire un pericolo per la democrazia, mettendo i bilanci degli stessi sotto il controllo della Corte dei Conti.
Un contrasto effettivo all’evasione fiscale, alla corruzione e alla criminalità organizzata, cancri che corrodono il paese e non gli consentono di uscire dalla crisi nella quale si trova.
Infine considerando che negli ultimi vent’anni i ricchi lo sono diventati sempre di più e oggi detengono il 50% del patrimonio del paese e il 90% degli italiani sempre più poveri solo il 10% è ora di mettere mano a questa abnorme situazione di disuguaglianza sociale che ha raggiunto livelli inaccettabili per un paese che vorrebbe essere civile, iniziando una ridistribuzione dei redditi seria… che lo rimetta in equilibrio.
I cittadini onesti, che lavorano, pagano le tasse e rispettano le regole (indipendentemente dal colore della pelle), sono stanchi di vivere nel paese delle meraviglie, dove ci sono milioni di disoccupati, precari, pensionati al minimo, dove i giovani devono andare all’estero per cercare un lavoro e le menti più brillanti vengono lasciate emigrare mettendo così a frutto i risultati del loro ingegno a vantaggio di altri paesi. I cittadini chiedono solo si vivere in un paese normale. Negli ultimi vent’anni invece un abile e ricco venditore (che ancora oggi continua a fare le stesse promesse) ci ha venduto fumo e sogni, ma quando ci siamo svegliati ci siamo resi conto che ci ha lasciato in eredità una realtà ben diversa e peggiore di quanto ci aveva fatto credere, a questo proposito il nostro nuovo giovane e dinamico premier Matteo Renzi, con il quale si può essere più o meno d’accordo, sta cercando di cambiare le cose, ci riuscirà? non resta che attendere e sperare: ma con un avviso, questa potrebbe essere davvero l’ultima spiaggia.
Pier Carlo Lava – Alessandria