Si può uscire dall’euro, e a quali costi per la nostra economia, e per le nostre tasche? In queste settimane di campagna elettorale per le Europee, la questione è davvero tra le più ‘calde’, e ad Alessandria avremo una doppia opportunità di ascoltare l’analisi del professor Bruno Soro, docente di Politica Economica all’Università di Genova, che il tema lo conosce a fondo, e che i lettori di CorriereAl apprezzano da anni come editorialista.
Il primo appuntamento con il professor Soro (“Si può uscire dall’euro? Riflessioni sulla moneta unica”) è fissato per giovedì alle 17, in Camera di Commercio, via Vochieri, 58. Ad organizzare l’incontro è F.I.D.A.P.A. B.P.W. Italy, la Federazione Italiana Donne Arti, Professioni Affari, distretto del Nord-Ovest, sezione di Alessandria. La relazione del prof. Soro sarà accompagnata dalla lettura di brani dagli scritti di John Maynard Keynes e di Luigi Spaventa.
Venerdì, invece, l’appuntamento (“Uscire dall’euro? Occorre più, non meno Europa”) è per venerdì alle ore 16, presso la Biblioteca civica di Alessandria – sala “A. Bobbio”, organizzato da Città Futura. In quell’occasione, accanto al professor Soro ci sarà Francesco Di Salvo (consigliere comunale Pd ad Alessandria) nelle vesti di coordinatore, ed è previsto un intervento di Renzo Penna, in qualità di presidente dell’Associazione Città Futura.
Che sul tema dichiara:
L’Associazione “Città Futura” considera di particolare importanza l’appuntamento delle Elezioni Europee del prossimo 25 maggio. La crisi innescata nel 2008, per responsabilità dei mercati finanziari, ha caratterizzato tutti gli anni seguenti con effetti economici e sociali devastanti, soprattutto nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Se, in tutta evidenza, gli Stati nazionali non sono più in grado di rispondere da soli a una crisi di tali dimensioni e in un contesto mondializzato, le misure necessarie possono arrivare solo dall´Europa, la quale però deve cambiare radicalmente il segno delle sue politiche. Politiche che sono state costrette dai vincoli dell’austerità nell’esclusivo e miope obiettivo della riduzione del debito pubblico, trascurando il sostegno alle politiche espansive, al lavoro, all’occupazione e ridimensionando ulteriormente le risorse per il welfare: sanità, pensioni, scuola. Politiche che hanno di molto ridotto le simpatie e i consensi dei cittadini europei nei confronti dell’Unione Europea e dato voce, spazio e crescenti adesioni ai movimenti populisti, che utilizzano la crisi, con i suoi reali e drammatici effetti sulle condizioni di larghi strati popolari e dello stesso ceto medio, per sostenere il ritorno a logiche nazionali, alle piccole patrie e mettere in discussione la moneta unica. Se l’uscita dall’Euro assume, anche nel nostro Paese, i caratteri della propaganda elettorale e la facile ricerca di voti, non va però sottovalutata l’esistenza di problemi seri e concreti. Non aver fatto seguire all’unificazione della moneta quella dell’economia, l’armonizzazione dei sistemi di tassazione e del costo del lavoro, le politiche di difesa e dell’immigrazione, ha indebolito la costruzione dell’Unione e reso residuale il suo ruolo nel contesto mondiale. A partire dalla urgente necessità di contribuire a dare soluzione alle pericolose crisi e tensioni che si sono aperte tra le nazioni che confinano con l’Europa.