I miei colleghi più giovani sentono i quasiquarantenni come me che parlano dei campionati degli anni ’80 e ’90 con un grosso tono di rimpianto, come se si fosse perso qualcosa che non potrà più tornare. In parte, lo ammetto, è quella malinconia che fa sì che ogni generazione rimpianga i tempi andati descrivendoli come un periodo fantastico, quando se mi stacco un attimo dalla nostalgia canaglia è oggettivo considerare un certo miglioramento costante della qualità di vita.
Per quanto riguarda il calcio, però, adesso praticamente ogni giorno della settimana è possibile vedere una partita di livello (da venerdì a lunedì campionato, da martedì a giovedì coppa), mentre allora solo due giorni erano dedicati al pallone: la domenica pomeriggio da santificare con il campionato ed il mercoledì di coppa, di cui ho già parlato. Il posticipo della domenica sera era un’aberrazione ancora accettabile, anche se creava fra i giocatori del Totocalcio – sì, prima che le scommesse all’inglese diventassero la norma, i nostri nonni, i nostri genitori ed in parte anche la mia generazione sperava di diventare ricca non attraverso un talent o un reality ma azzeccando un tredici al Totocalcio – idiosincrasie curiosissime che portavano a tifare per una squadra o per l’altra del posticipo a seconda dell’utilità del risultato stesso.
I primi anni la possibilità di giocare sapendo già il risultato delle altre concorrenti creò qualche anomalia di risultato – tra cui la partita più noiosa che io abbia mai visto in vita mia, un Piacenza-Napoli 0-0 – sublimata nell’anticipo dell’ultima giornata di campionato Piacenza-Parma giocato venerdì che costò la retrocessione ai biancorossi perchè la domenica il Milan già campione regalò i due punti alla Reggiana, poi le cose piano piano si sistemarono e arrivarono gli anticipi del sabato sera e poi del sabato pomeriggio e poi i posticipi del lunedì.
La serie B, che all’epoca giocava in contemporanea con la serie A e che su Tutto il Calcio Minuto per Minuto era seguita sempre da Ezio Luzzi, venne spostata prima al sabato sera, poi al sabato pomeriggio con un anticipo il venerdì ed un posticipo il lunedì se non giocava già la serie A. Le coppe giocavano tutte il mercoledì, e quando le cose andavano veramente bene per le italiane con otto squadre impegnate nelle varie competizioni e quasi sempre vincenti – a differenza dell’Europa League di adesso dove vige il paradosso che le squadre italiane qualificate giocano (e si fanno eliminare) con le seconde linee per non sottrarre energie al campionato ed ottenere un piazzamento che permetta di partecipare e farsi eliminare dall’Europa League dell’anno dopo – le partite cominciavano alle due del pomeriggio e finivano a notte fonda.
In quegli anni i dominatori erano comunque Juventus e Milan, ma un anno accadde una cosa sorprendente: una squadra genovese con delle maglie più adatte al ciclismo che al calcio – eredità di una serie di fusioni degna del Tortona Villalvernia – dominò il campionato precedente violando con una rete di Cerezo a testa persino lo stadio di San Siro nei confronti con Milan e Inter.
L’anno dopo partecipò alla prima edizione della Coppa Campioni ibrida con un gironcino per decidere le due finaliste, partecipò alla finale e venne sconfitta solo a pochi minuti dal fischio finale dei supplementari da una punizione-bomba di Koeman: e Vialli dopo averli portati fino lì sbagliò completamente gara, e lì tradì nel momento della verità. L’allenatore era un serbo che parlava poco e quando parlava era quasi sempre lapidario e definitivo, come tutte le persone intelligenti che conoscono poco una lingua straniera e pensano più ai concetti che agli svolazzi; ci ha lasciato domenica scorsa, senza fare troppo rumore, alla bella età di 82 anni, e mentre tutti lo ricordano per gli scudetti con Real Madrid e Sampdoria, io preferisco chiudere gli occhi e risentire la voce di Ameri che annuncia la decisione di Boskov di mandare in campo un sedicenne di cui tutti dicono un gran bene: era il 28 Marzo 1993, ed il ragazzino che disputò i primi tre minuti dei sei che gli concessero in quel campionato era Francesco Totti.