Non è utopia, cui allude il titolo, ma grande bellezza quella che rapisce e seduce il visitatore della splendida mostra ‘I Preraffaelliti’, da due giorni inaugurata a Palazzo Chiablese nel Polo Reale di Torino.
Le opere, circa settanta, provenienti dalla Tate Gallery di Londra, e che nel corso dell’ultimo anno sono state in molte città del mondo, rientreranno al termine della mostra, nel luglio 2014, nella loro sede, e ivi saranno collocate in un’ala ad esse dedicata, dalla quale non usciranno per molto tempo.
Vale la pena, quindi, anche di fare la coda per riuscire ad entrare e trovarsi di fronte alla conturbante bellezza delle opere degli appartenenti alla famosa Confraternita nata nel 1848 in Inghilterra, in piena epoca Vittoriana, che, pur gettando lo sguardo al passato e trovando fonte ispiratrice nel primissimo Rinascimento e nel Medio Evo, prima di Raffaello e dei giganti dell’ epoca, fu una vera e dirompente avanguardia.
Ne fecero parte, fu un breve periodo, Dante Gabriel Rossetti, che assunse il nome d’arte del sommo poeta, tanto che amò pensare di esserne la reincarnazione, oltre a John Everett Millais (autore della meravigliosa Ofelia, simbolo della mostra), William Hungt, Ford Madox Brown, Arthur Hughues, William Morris, Edward Burn Jones, John William Waterhouse.
L’intento dei fondatori del movimento era quello di uscire dagli schemi accademici e riavvicinarsi a forme d’arte più autentiche e pure, vicine alla natura, una vera Avanguardia artistica che ancora oggi continua ad ispirare musica, moda, cinema, letteratura. Gli artisti che si raccolsero nella Confraternita dei Preraffaelliti furono, infatti, interpreti di un momento fondamentale dell’arte europea nel passaggio verso la modernità.
L’avvio dell’industrializzazione in Gran Bretagna impose a metà dell’ottocento un ripensamento profondo del ruolo dell’arte e dell’artista. L’arte italiana, che precede la stagione del Rinascimento (Botticelli, Beato Angelico) divenne allora un riferimento frequentato, seppur trasfigurato nei motivi nordici e di tradizione inglese.
La mostra, che comprende dipinti famosi, vere e proprie icone, come Ofelia di Millais e l’Amata di Rossetti, si propone di illustrare la natura radicale della visione preraffaellita, dagli albori, nel 1848 fino all’ultima fase simbolista di Edward Burne Jones.
Fin dall’inizio il preraffaellismo fu caratterizzato da scelte stilistiche innovative e da un pensiero estetico, sociale, religioso di tipo riformista. Gli artisti che ne furono gli animatori riconoscevano i meriti dell’arte pre-rinascimentale e si ispirarono alle
tecniche della miniatura, impiegata nei manoscritti medievali, ai colori
levigati e nitidi delle tempere e degli oli quattrocenteschi italiani e
fiamminghi, alla lucida brillantezza delle antiche vetrate. Essi
giudicavano puri questi metodi, puliti rispetto alla qualità della “fangosa”
pittura a olio dei maestri del barocco europeo, come Rembrandt, Carracci,Rubens, tenuta invece in gran conto dalla Royal Academy. Nell’uso dei colori brillanti i Preraffaelliti superarono i loro contemporanei e l’impatto sul pubblico fu sensazionale, al punto che i loro dipinti vennero accusati di uccidere ogni altra opera circostante. Nell’ Ofelia di Millais l’intensità cromatica pare sia stata ancor maggiore al momento della prima esposizione del dipinto, la gommagutta gialla utilizzata ora ha perso brillantezza e con il tempo le foglie sullo sfondo appaiono molto più blu di quanto fossero all’origine.
Non possiamo non soffermarci su Ofelia e la sua protagonista, la bellissima modella Elizabeth Siddal, poetessa e pittrice amata da Dante Gabriel Rossetti, sua prima moglie, morta precocemente a causa di un probabile suicidio per abuso di laudano, al quale sia Lizy (così soprannominata dall’artista) che Dante erano soliti far uso. Per realizzare il dipinto Millais fece posare per quattro mesi Elisabeth in una vasca piena d’acqua, riscaldata solo da lampade, per realizzare un’immagine autentica della fidanzata di Amleto che muore annegata nel celebre dramma shakespeariano.
Millais lavorò per mesi allo sfondo dipingendolo centimetro per centimetro, al cospetto di prati e ruscelli. La natura, nella scena, è ripresa dal vero,
ma anche composta appositamente, i fiori sono simbolici, le rose della bellezza accanto alle guance, il salice piangente e le margherite dell’innocenza e della purezza….
I Preraffaelliti in realtà sono i primi citazionisti della storia dell’arte: attenti al legame arte-vita, si ispiravano per le loro opere alla grande letteratura ed a grandi personaggi, in particolare a William Shakespeare. Ofelia, con la sua eroina ed il lussureggiante fogliame ritratto nel momento del massimo rigoglio, è l’emblema del primissimo preraffaellismo, per l’approccio alla natura, alla psicologia e alla narrazione di storie.
Le diverse tematiche affrontate in mostra (storia, religione, paesaggio, poesia, bellezza, Simbolismo) meriterebbero ciascuna un approfondito commento, ma lasciamo al lettore la curiosità della scoperta di queste opere, della loro atmosfera gotica e misteriosa, irraggiungibile, sospesa in un tempo non ben definito, come la Metafisica e la Transavanguardia, di assoluta modernità e nello stesso tempo evocatrici di una storia molto antica.