Chi non muore si rivede, verrebbe da dire. Ma forse saprebbe un po’ di macabro, dato l’argomento. Sta di fatto che in queste settimane sulla Fraschetta, lembo ampio e spesso trascurato del comune di Alessandria, sembrano essersi ri/accesi in contemporanea diversi riflettori.
Ieri sera Rita Rossa e la sua squadra (assessori, consiglieri e non solo) hanno incontrato la cittadinanza di Spinetta (che della Fraschetta è il cuore pulsante, e anche il ‘polmone verde’, come spesso abbiamo ricordato in passato), in un dibattito in gran parte ‘centrato’ sul tema della ipotetica, e contestatissima, nuova discarica Aral. Anche se francamente il titolo della serata (“Fraschetta, guardiamo avanti: la nostra proposta”) lasciava sperare in un approccio un po’ più allargato, quanto a temi e prospettive.
Però la discarica è tema ‘caldissimo’, e indubbiamente soprattutto di quello le persone presenti volevano sentir parlare.
Di certo c’è che l’amministrazione di Palazzo Rosso, nella fase di avvio di quella che sembra preannunciarsi come una nuova fase partecipativa e progettuale del suo percorso, ha deciso (coraggiosamente) di partire dalla zona più satura di problemi e difficoltà.
Nel senso che in Fraschetta, prima dei e oltre ai tradizionali problemi del territorio e del Paese (lavoro, tasse, sicurezza ecc), c’è un’emergenza che si chiama inquinamento ambientale. Che, appunto, non significa solo rischio nuove discariche.
Chiariamo: non c’è da oggi, ma da decenni. E (si veda l’intervista di stamattina su CorriereAl con Tiziana Lombardi) non è peraltro che in centro ad Alessandria l’aria sia delle più salubri.
Ma chi ha letto nei giorni scorsi la notizia sulla maggior mortalità in Fraschetta per alcuni tipi di cancro, in fondo è come se avesse scoperto che ad agosto fa caldo, e a Natale può nevicare. Senza peraltro nulla togliere al prezioso lavoro della giovane laureata di Mandrogne, che non conosciamo ma a cui va tutta la nostra ammirazione, e riconoscenza. Anzi, chiediamoci come mai ci vuole, ogni tanto, una neo dottoressa (ricordiamo, a memoria, un’altra simile tesi di laurea di due o tre anni fa) per ricordare a chi dovrebbe vigilare di mestiere che in Fraschetta ci sono anomalie tali da esigere, probabilmente, piani di intervento ad hoc.
Sulle cause dell’inquinamento mortale a lungo si può discutere. C’è un processo in corso e ci sono notizie di periodici incidenti al polo chimico (che in passato, dice qualcuno ben informato, succedevano allo stesso modo ma ‘filtravano’ assai meno all’esterno). Ma in Fraschetta di fabbriche inquinanti non ce n’è una sola, e probabilmente anche certi fertilizzanti agricoli proprio bene bene non fanno.
Si pone quindi un problema di ‘sviluppo compatibile‘, perché anche morire sani, ma di fame non è evidentemente il sogno di nessuno. Cosa significhi sviluppo compatibile (in termini di bonifiche, controlli, senso di responsabilità delle aziende, ma anche dei lavoratori e dei cittadini) è la grande sfida attorno alla quale costruire il futuro della Fraschetta. Ma anche di Alessandria, perchè i veleni non si fermano certo di fronte ad un ponte. E anzi trovano nell’aria e nei corsi d’acqua i veicoli di trasporto naturale più efficaci.
Dunque, quale la proposta per la Fraschetta del 2020?