La scorsa settimana sono stata giurata per una sfida di “latte art”.
L’Associazione commercianti di Alessandria, infatti, oltre ai corsi di cucina, ha anche organizzato un corso per baristi.
I partecipanti si sono sfidati preparando cappuccini e ognuno dei giurati aveva un compito: c’era chi doveva giudicare l’estetica, chi la cremosità, chi la temperatura, chi il gusto, chi la tecnica.
Sì, l’estetica, perché un cappuccino non è solo caffè e latte, c’è anche il “latte art”, ovvero la decorazione della schiuma del cappuccino. Ogni partecipante, ha preparato due cappuccini: uno normale, semplice e uno con una decorazione di latteart. C’è chi ha fatto una chiave di violino con il topping al cioccolato e caffè e chi, invece, ha disegnato fiori, un sole e forme geometriche sulla schiuma.
Ma cosa c’entra il latte art con la tradizione del territorio, vi chiederete.
C’è il caffè e c’è il latte. Due elementi che nella nostra città hanno dato vita ad un prodotto unico e che ci caratterizza un po’ in tutto il paese.
Ad Alessandria, infatti, in anni relativamente recenti è nato il marocchino.
Per noi alessandrini è una abitudine andare al bar e ordinare il classico marocco. Ma non è così in altre città d’Italia.
Il marocchino nasce ad Alessandria e le storie sulla sua origine sono molte.
C’è chi sostiene che deriva dal bicerin, storica bevanda calda di Torino fatta di caffè, crema di latte e cioccolato.
Ma poco c’entra col nostro marocchino, che ha solo un’aggiunta finale di cacao in polvere sulla schiuma.
A noi alessandrini, però, piace di più la versione nostrana sull’origine del marocco.
Si dice, infatti, che il marocchino sia nato nello storico bar “Carpano” in corso Cento Cannoni, proprio di fronte all’università.
Ora c’è una banca, ma quando c’era la fabbrica Borsalino lì, sull’angolo, c’era il Carpano, bar dove i dipendenti della fabbrica andavano a prendere il caffè e a fare colazione.
Il marocchino nasce lì e prende il nome dal colore di un tipo di pelle usata come fascia per cappelli Borsalino, il marocco, appunto.
Si prepara con una base di caffè espresso, cioccolato fondente in polvere e latte montato a crema.
Esistono, poi, moltissime varianti alla ricetta originale, ma il vero marocchino è molto semplice: caffè, latte e cacao.
Una delle modifiche più golose al nostro tradizionale marocchino è sicuramente quella torinese, in cui c’è un’aggiunta di cioccolato gianduia.
Se si ordina un marocco a Torino, infatti, raramente il barista servirà un classico marocco.
Alcuni ci aggiungono due dita di cioccolato fuso sul fondo, altri sporcano la tazza con un po’ di gianduia. Insomma, il marocco si è diffuso un po’ in tutta Italia e a seconda delle tradizioni e dei prodotti tipici del territorio, è stato modificato.
Un altro elemento nostrano che fa del marocco un prodotto unico e tipicamente alessandrino è sicuramente il latte.
Alessandria ha la grande fortuna di avere un latte proveniente dalla filiera corta e caratterizzato dalla altissima qualità.
Il latte della Centrale del Latte di Alessandria e Asti è un latte del nostro territorio.
Il latte, ad Alessandria, si produce sin dalla nascita della Centrale, nel 1931, quando una decina di allevatori della provincia hanno deciso di unirsi in una cooperativa ed iniziare a produrre latte fresco, valorizzando un prodotto genuino, completo e di alta qualità. Successivamente si è passati alla produzione del burro che, però, veniva venduto solo in città.
Inizialmente, il latte, veniva imbottigliato nella ex sede di via Borsalino, poi, con la costituzione della Centrale del latte, lo stabilimento si spostò in viale Massobrio.
Il marocchino è, quindi, un prodotto storico della nostra città che sprigiona tutta la sua “alessandrinità” anche attraverso il latte con cui è fatto.
Dobbiamo essere fieri delle tradizioni del nostro territorio; molti sanno che il marocco è nato ad Alessandria, ma pochi conoscono la sua storia.
È importante diffondere la storia del nostro passato.
Per mantenere viva la nostra tradizione, a volte, è anche importante fare un po’ di storia: quanto amore e quanto folclore c’è in un sorso di marocchino!