In questa puntata, per la consueta passeggiata nell’Alessandria delle antiche cartoline, ci trasferiamo da quella che una volta era quasi periferia – cioè piazza San Martino (Piazza Carducci), visitata la settimana passata – al centro storico: Piazza Santo Stefano, ovvero – come recita la didascalia della vecchia immagine – Piazza Giordano Bruno.
Abbiamo davanti agli occhi quello che dagli alessandrini comunemente veniva chiamato Il Distretto, ma precedentemente era stato un convento che Napoleone, dopo la vittoria di Marengo (1800), trasformò in edificio militare. L’edificio che vediamo in cartolina è già il risultato di diversi rimaneggiamenti, che furono apportati in epoche successive alla costruzione avvenuta fra il 1724 ed il 1743.
Qui, di nuovo, sciuperei fiumi di lacrime nel compiangere un altro palazzo di cui si fece scempio da parte di una delle tante Amministrazioni Locali che tanto ha amato i cittadini e la Città.
Mi pare interessante citare un passo tratto dalla Guida Storico Artistica di Claudio Zarri (1986): “Secondo i competenti organi comunali, l’ex collegio rappresenta un’occasione di grande interesse all’interno di un programma di recupero e riqualificazione del patrimonio fisico esistente. In particolare il piano elaborato nel 1984 dal Comune prevede il risanamento dell’edificio e il potenziamento delle sue capacità insediative tramite una serie di ambiziose iniziative…”
Insomma, le solite promesse da marinaio, parolone da Politici.
Risultato: Demolizione.
Non mi interessa – in questa sede – andare a vedere il colore o le sfumature cromatiche di quella Giunta. Infatti, quando parlo di malapolitica, non mi riferisco a colori partitici ma a cattiva amministrazione.
Mi basta dire che questo palazzo sarebbe stato meritevole (sarebbe stato un obbligo) di un corposo e dignitoso restauro conservativo. Le decisioni invece furono di parere opposto. Non sono andato alla ricerca per scoprire se anche la Sovrintendenza abbia avuto un ruolo in questa faccenda, ma oserei temere di sì, visto che in questo caso stiamo parlando non di una semplice casetta di modesta entità e senza nessuno stile o di un piccolo intervento poco visibile. E nel caso la Sovrintendenza avesse avuto un ruolo, mi chiedo per quali motivi logici abbia lasciato abbattere questa struttura per favorirne una discutibilissima ricostruzione assolutamente apocrifa.
Inaccettabile a parer mio il tentativo di creare movimento nella nuova facciata, rispetto a quella originaria – sicuramente austera – inventando un gioco architettonico forse interessante ma criticabile quale è quello che si può vedere passando oggi da Piazza Santo Stefano.
Tornando ad osservare la cartolina non possiamo far altro che godere della vista di una piazza molto animata da uomini donne e bambini.
La presenza di molti piccoli credo sia dovuta soprattutto alla presenza di un carinissimo teatrino di burattini. Con ogni probabilità lo spettacolo itinerante si era fermato per qualche tempo in città e certamente aveva attirato particolarmente la curiosità dei piccoli mandrogni.
Accanto alla struttura del teatrino si osservano due banchi da mercatino della frutta e verdura e di certo fra le persone in posa ci sono anche i fruttivendoli.
Sull’angolo con Via Verona troviamo una caratteristica edicola di giornali a pagoda, che oggi non esiste più.
Per finire possiamo osservare, contro la facciata del Distretto, antichi manifesti pubblicitari e – se osservassimo con la lente (la cartolina, non questa immagine a video) – potremmo scoprire quali siano stati i prodotti reclamizzati. Almeno due manifesti riguardano le Macchine per cucire Singer, uno reclamizza le stufe Triplex ed altri purtroppo risultano indecifrabili.
Trovo inutile anche in questa occasione concludere con la speranza che in futuro non si facciano più errori come è stato fatto con la demolizione di questa antica struttura. Fiato e inchiostro sprecato. Quando un politico viene posto a sedere sul cadreghino, troppo spesso si sente investito di Poteri Assoluti ed in questa smania di grandezza tante volte fa il contrario di quello che i cittadini vorrebbero, spinto da chissà quale… chimera.
Mi fermo qui e a voi, cortesi lettori, lascio immaginare ciò che il vostro fiuto suggerisce.
Come si paga! – Verso la mezzanotte di domenica scorsa una comitiva di giovinastri avvinazzati si recava in un caffè sito in piazza Giordano Bruno, e ordinava delle bibite. Venuta l’ora di pagare essi si rifiutarono ed alle rimostranze del proprietario, sig. Riccardo Coppo, uno di essi lo feriva di coltello al capo. Egli allora estratta la rivoltella ne sparava due colpi, che non colpirono i teppisti, ma poco mancò non andassero a ferire l’avv. Luigi Badò ed il pompiere Malvezzi, i quali per caso transitavano nei pressi del caffè. I giovinastri si squagliarono, mentre il caffettiere veniva condotto all’ospedale civile, ove da quei sanitari ebbe le prime cure e fu giudicato guaribile in 25 giorni.
Le abili investigazioni degli agenti della squadra mobile, Cianchetti, Ferotti e Petricig, condussero all’arresto di tutta la comitiva e cioè: Lupo Pietro, Rigone Ferdinando, Fagnani Urbano*, Primo Teresio, Barberis Giovanni e Castelli Pietro, tutti giovanotti non ancora ventenni.
LA LEGA LIBERALE – Periodico settimanale della Provincia di Alessandria – Letterario – Anno XXIV – Numero 51 – Alessandria, Sabato 18 Dicembre 1909.
* Mi piace far rilevare come, a volte, un nome sia appropriato alle caratteristiche della persona interessata: uno che si chiami “Fagnani” già per destino a l’è in fagnòn… uno scansafatiche e quindi c’è poco da stupirci se – anche al bar – vorrebbe sbevazzare gratis…
T.F.