Alessandria hub ospedaliero? [Controvento]

Medico genericodi Ettore Grassano

L’ospedale di Alessandria come ‘cuore pulsante’ della città (che pure talora ne è inconsapevole), e anche, guardando al futuro, come leva del suo possibile sviluppo. Ma soprattutto, già oggi, principale azienda del territorio. La Storia dell’Ospedale dei santi Antonio e Biagio di Alessandria, scritta dal professor Giovanni Maconi (la prima edizione è del 2003, con ristampa nel 2013 a cura dell’Isral, con il contributo della Fondazione CrAl) è un libro destinato a diventare un classico della letteratura del nostro territorio, perchè tratteggia con equilibrio e acume l’evoluzione della medicina alessandrina a partire dalla fine del ‘400 ai giorni nostri, e rappresenta dunque anche uno straordinario documento di storia della città, vista attraverso la lente dei percorsi sanitari.

La presentazione della nuova edizione del volume, ieri pomeriggio in Fondazione CrAl, è stata però anche l’occasione per parlare della sanità di oggi, e di domani. E, sia pur con toni diversi, sia il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Nicola Giorgione, sia l’assessore regionale alla Sanità Ugo Cavallera che l’onorevole (e già ministro della Salute) Renato Balduzzi,  hanno convenuto sul fatto che, se il percorso plurisecolare della medicina alessandrina è indissolubilmente intrecciato con la storia della città, occorre guardare avanti con slancio e progettualità, nonostante un contesto che induce a muoversi quasi sempre secondo il binomio “sanità uguale tagli”.

Ma la nuova parola d’ordine è “hub ospedaliero”, termine con il quale, daMaconi libro Fondazione qualche tempo, si è soliti indicare gli ospedali che offrono le cure migliori, e il massimo di eccellenza specialistica per la cardiologia, l´ictus, il trauma grave, la neurochirurgia e l´oncologia. Attenzione: molte di queste eccellenze (incluse cure specialistiche per i più piccoli con il Cesare Arrigo, e per chi deve affrontare percorsi riabilitativi particolari e delicati, grazie al Borsalino) Alessandria già le può vantare, nonostante una struttura che certamente, dal punto di vista sia logistico che architettonico, mostra ormai limiti di saturazione evidenti.

E’ stato Ugo Cavallera, in particolare, a sottolineare come Alessandria appartenga, insieme a Torino, Novara e Cuneo, alla serie A della sanità regionale: un quadrilatero di eccellenze che però, aggiungiamo noi, ha probabilmente visto negli ultimi anni una distribuzione di risorse non proprio omogenea. Ed è curioso che i nostri politici, a fine mandato, amino parlare di grandi progetti da realizzare in futuro, piuttosto che tentare un consuntivo di quanto è stato fatto finora. In ogni caso, ora palla al centro: a maggio tocca agli elettori piemontesi dire la loro. E chissà se nei prossimi due mesi di campagna elettorale, al di là delle schermaglie su questo o quel candidato, qualcuno ci racconterà anche, concretamente, quali progetti ha per la nostra sanità, e in che tempi, e con quali risorse, intende realizzarli. Terremo le orecchie aperte, e cercheremo per quanto possibile di stimolare risposte chiare.