“La nostra tv ideale dovrebbe occuparsi un po’ più di noi: raccontare la nostra vita, e aiutarci a crescere”. Così uno studente tredicenne alessandrino ha sintetizzato, in maniera semplice ed efficace, ciò che i ragazzi della sua età chiedono oggi alla tv italiana. Anzi, alle tv, data la proliferazione ormai di offerta (centinaia e centinaia di canali, di cui non pochi indirizzati in maniera ‘verticale’ a bambini e ragazzi, o con specifiche sezioni a loro dedicate), e di piattaforme integrate, per cui i programmi televisivi li guardi dove, come e quando vuoi, ricorrendo a pc, smartphone, Ipad, e soprattutto a giganteschi archivi video a cui attingere in rete: dai data base dei diversi competitor televisivi a quell’enorme (e per certi versi pericoloso) contenitore che è youtube.
Alessandria, venerdì scorso, è stata protagonista dell’anteprima di un ambizioso progetto nazionale (Giovani e media: la televisione che vorrei), promosso dal Comitato Media e Minori presieduto dal professor Maurizio Mensi (alessandrino che vive e lavora a Roma), con la collaborazione dell’associazione TuAlessandria, del Corecom Piemonte e della Fondazione CrAl, che ha ospitato l’evento. E non capita tutti i giorni, almeno da queste parti, di poter ascoltare, ad un unico tavolo di lavoro, dirigenti di vertice dei principali gruppi televisivi nazionali, in un dibattito appassionato, e assai poco retorico e convenzionale.
Tutto è partito dall’analisi dei dati dell’indagine campionaria realizzata su un gruppo di studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado, suddivisi per classe di età, tra i 5 ed i 13 anni allievi di diverse scuole primarie e secondarie. Precisamente 60 bambini delle elementari, e 140 delle medie inferiori, per usare la terminologia a cui ancora molti di noi sono legati.
E quel che è emerso è che la tv è, ancora oggi nell’epoca di Internet, un media assolutamente centrale per i più giovani, che in media la guardano per un’ora e mezza al giorno, anche se ci sono ‘punte’ anche di 6 o 7 ore. E se un tempo esisteva un solo ‘oggetto’ tramite il quale accedere ai contenuti televisivi (ossia il o i televisori di casa), oggi la molteplicità delle piattaforme rende da un lato più agevole la fruizione (il video x può essere ‘recuperato’ e guardato in qualsiasi momento, orario, luogo), dall’altro espone i minori a tutta una serie di ‘rischi’ rispetto a tipologie di programmi certamente non adatti a tutte le fasce di età.
E se è quasi scontato che bambini e ragazzi di età fra i 5 e i 13 anni ‘chiedano’ alla tv più divertimento ed evasione che non informazione e approfondimento, rimane forte anche il ruolo di ‘socializzazione’ della tv: ossia dei programmi visti in tv si parla a scuola, con gli amici, e da lì derivano anche modelli di comportamento e tendenze.
Particolarmente interessante, nel corso del convegno, la tavola rotonda che ha visto esponenti di primo piano di Rai, Mediaset, Sky e Mtv (Gianfranco Noferi, Maria Eleanora Lucchin, Michela Barbiero, Antonella Di Lazzaro) confrontarsi sulla qualità e l’evoluzione della proposta di contenuti tv per bambini e ragazzi, e rispondere alle sollecitazioni di alcuni tra gli studenti alessandrini presenti tra il pubblico, ma anche alle osservazioni critiche di Franco Butti dell’AGESC (Associazione genitori scuole cattoliche), che ha richiamato gli addetti ai lavori alla loro responsabilità rispetto alla qualità non solo dei contenuti, ma dei modelli educativi che da essi scaturiscono. Su un tema, però, tutti sono apparsi d’accordo: è vero che chi fa televisione, soprattutto per minori, ha un compito delicatissimo: ma neppure si può pensare che la tv si sostituisca, come agenzia educativa, al ruolo della famiglia. E la scarsa presenza di genitori (associazioni a parte) ad un convegno così ‘centrato’ anche su di loro dovrebbe fare riflettere.
Così come sarebbe interessante (e i promotori del progetto Giovani e media promettono di lavorarci) analizzare un altro capitolo essenziale dell’offerta mass mediologia di oggi, ossia la rete web nelle sue diverse articolazioni, a partire dai motori di ricerca, ‘distributori’ di contenuti spesso ‘senza filtri”.
E. G.