La scorsa settimana abbiamo parlato delle elezioni amministrative in Francia, oggi invece diamo un’occhiata in casa nostra. La provincia di Alessandria si prepara ad affrontare un’importante tornata elettorale, in cui si rinnoveranno la maggior parte delle amministrazioni comunali e si eleggeranno i rappresentanti del territorio in Consiglio Regionale.
I media e i social network riportano ogni giorno il dibattito in corso sulle imminenti elezioni (ricordiamo che la data fissata per il voto è il prossimo 25 maggio): il dato che più colpisce è come, da ogni parte – destra, sinistra, centro, movimenti – sono in atto le grandi manovre per individuare i propri candidati e pochissimo spazio è dedicato alle proposte politiche e programmatiche di cui chi si presenterà agli elettori dovrà poi farsi portavoce. Insomma, tanta – forse troppa – attenzione per i nomi, quasi nulla sul confronto di una progettualità seria per il futuro del nostro territorio.
Eppure, la sfida che attende le élites dirigenti locali è importantissima, considerate da una parte la crisi congiunturale che stiamo attraversando e dall’altra le difficoltà crescenti che gli enti locali incontrano per amministrare e per disegnare vie strategiche di sviluppo.
Un tema, su tutti gli altri, mi sembra prioritario, soprattutto se visto con gli occhi della mia generazione e di quella dei miei coetanei, i nati a partire dagli ‘80: ci troviamo in una delle province italiane più “anziane”, in cui fasce sempre più ampie di popolazione escono, per motivi anagrafici, dalla vita lavorativa attiva. I giovani, dai 18 anni in su, si ritrovano a essere una porzione minoritaria della società, spesso trascurati come destinatari di una proposta politica mirata perché dal punto di vista del peso elettorale contano molto meno degli over 60.
Per motivi di lavoro e di studio, la mia generazione e quella successiva è protagonista di una mobilità quotidiana verso le più importanti città del Triangolo Industriale. Senza contare chi, come la sottoscritta, lavora tra l’Italia e l’estero, ma ha scelto, in ogni caso, di fare base a Novi Ligure. Senza contare chi, e sono molto numerosi coloro che lo hanno fatto, hanno già scelto di abbandonare la provincia per trasferirsi stabilmente al di fuori.
Mi chiedo – e rivolgo la domanda alla nostra classe dirigente provinciale – se qualcuno abbia in mente un progetto per consentire a questa nuova generazione di lavoratori e studenti “ad alta mobilità” di non abbandonare i territori natali ma di continuare a vivere qui, pur svolgendo le proprie attività al di fuori.
Io credo che servano delle grandissime innovazioni – in tema di infrastrutture, servizi, tecnologie, trasporti, urbanistica cultura– tali da rendere le nostre città alessandrine vivibili, ovvero con un livello tale di qualità della vita e di servizi offerti da essere attrattive per le nuove generazioni, che, potenzialmente, possono scegliere di risiedere stabilmente in qualsiasi parte del mondo.
Vista con questi occhi, la questione è attuale e assolutamente prioritaria, in primo luogo per non condannare il nostro territorio a un lento ma inesorabile declino, sia dal punto di vista economico che sociale, dopo che i giovani hanno scelto per l’abbandono definitivo. In secondo luogo, per pensare a nuove forme di impiego e a nuove forme di sviluppo per territori che versano in drammatiche condizioni di crisi. In attesa di idee e riflessioni sul tema, il dibattito è aperto.