Tra i sussurri e le grida che si possono percepire percorrendo i tortuosi sentieri dell’editoria, può capitare talvolta di sbattere il naso sullo sgradevole muro di un rifiuto a priori soltanto perché il lavoro proposto è stato scritto da una “coppia”. Ignoro se trattasi di una delle ultime tendenze del marketing, laddove di sicuro circolano professionisti ben più informati di me, però negli ultimi tempi ho sentito dire che “la coppia – va da sé, riferita a scrittori – non è nessuno” e trattasi di difficoltà, ulteriore, da gestire nel corso delle manovre promozionali a favore di questo o di quel prodotto.
Essendo io, soprattutto in questo contesto, un Superstite, va da sé che sono pure un Grande Antico, in grado di annoverare nella nebbia dei ricordi, libri stupendi di qualche decennio fa scritti, che so, da Fruttero & Lucentini o da quell’Ellery Queen, notissimo pseudonimo tra i consumatori di Gialli Mondadori sotto il quale si nascondevano due cugini statunitensi di origine ebraica, abilissimi farcitori di trame poliziesche.
Da qualche tempo, però, sono anche il 50% di una coppia cui tengo molto perché fa collidere e deflagrare mondi immaginifici – diversi ma complementari – con risultati quanto meno sorprendenti. Per la serie, Rosati & Arona hanno appena iniziato e hanno intenzione di stupirvi ancora nonostante gli strambi paletti del marketing. Perché, appunto, certe puntualizzazioni sono proprio strambe. Guardate nella seguente sequenza di copertine, quante “coppie” di scrittori, soprattutto in ambito thriller, hanno pubblicato negli ultimi tempi fior di opere interessanti.
E va da sé che la presenza della coppia King/ Straub rappresenta un paradosso perché, neppure il caso di sottolinearlo, si tratta di due strafamosi “one man” che di tanto giocano in coppia. Perché piace pure a loro.
Oh, vi sembrano “nessuno”? Vi viene il sospetto che il mercato non le gradisca? A me non pare. A me pare invece che siamo di fronte, nel nostro caso, dell’ennesimo paravento dietro il quale rifugiarsi per non prendere in visione proposte di un certo tipo e/o genere, solo perché prodotte da italiani. Per carità, non prendete quest’articolo per una contumelia lamentosa. Chi mi conosce non sono il tipo. Anche perché il mio oscuro lato Gemellare (del segno astrologico, intendo…) alla fine trova tutto ciò molto divertente e stimolante e reputo le difficoltà, inevitabili, di un percorso professionale come humus, condimento e valore aggiunto. Però un po’ si resta basiti di fronte alla considerazione: “la coppia non è nessuno”.
Andatelo a dire – retoricamente perché non sono più… – agli eccezionali Siöwal Maj/ Wahlöö Per, scandinavi che nella vita erano pure marito e moglie (quelli che inventarono l’ispettore Martin Beck, per capirci), o alla premiata ditta Monaldi & Sorti, italiani pure loro “sposati” e autori di famosi gialli storici, o ancora al signor Kepler Lars, la firma de L’ipnotista, che altro non è un ulteriore pseudonimo di due, sposati e innamorati, scrittori svedesi.
Beh, non è una contumelia, dicevo. Vorrei solo essere elegantemente polemico senza troppo curarmi di quel minimo di interesse privato in atti d’ufficio che rende tutto quanto scritto sinora un po’ strumentale.
E concludo ricordando un episodio di tantissimi anni fa (troppi…), quando mi presentai “in coppia”, ma con un amico al seguito, alla porta di un locale alessandrino, ignorando che si trattava di un club per scambisti. Il tizio alla cassa ci accolse proponendo un prezzo ridicolo a me e alla tizia che mi accompagnava, e sparando 100 sacchi all’amico stupefatto. Discriminazione al contrario. Comunque sempre discriminazione. La morale è che si dovrebbe essere sempre giudicati per quel che si fa, e si scrive, nel mondo reale.