Cresce l’attesa per le elezioni amministrative di Francia, che si svolgeranno l’ormai imminente week end del 23 e 24 marzo. A essere al centro dell’attenzione degli osservatori della politica non sono solo le municipali “in rosa” di Parigi, ma anche gli esiti complessivi che si registreranno nei comuni medi e piccoli dell’Esagono.
Questo perché gli esiti della tornata elettorale daranno un indirizzo molto significativo sull’andamento delle elezioni Europee, previste per il prossimo mese di maggio. In particolare, si teme un eventuale exploit del Front National di Marine Le Pen (foto sotto) soprattutto nei centri urbani di provincia: lo spostamento degli equilibri politici all’estrema destra potrebbe infatti trasformare le elezioni europee in un vero e proprio referendum sull’Unione.
Un secondo e interessante fenomeno, ripreso proprio in questi giorni dalla stampa internazionale con l’evocativo titolo “la crisi delle vocazioni”, è la carenza di candidati alla poltrona di primo cittadino. In ben 64 comuni di Francia, le liste elettorali si sono infatti chiuse senza l’indicazione del candidato a sindaco. All’origine dello scadimento di interesse per questa carica, peraltro assolutamente trasversale, vi sono varie cause: l’accrescimento del carico di lavoro e delle responsabilità, i tagli delle risorse ai comuni che rendono difficile e impopolare governare a livello locale, cittadini sempre più litigiosi e pronti ad addossare qualsiasi colpa alla giunta comunale, i casi sempre più frequenti di coinvolgimento in traversie di carattere legale e, non ultima, stipendi sempre più magri e non ritenuti adeguati per la mole di lavoro, che occupa h24. Se un tempo essere sindaco era motivo di orgoglio e soddisfazione, oggi più che altro è diventata una professione ad altro rischio, soprattutto per la serenità personale e famigliare.
Al momento i francesi hanno risolto la questione trasferendo le competenze proprie dei Maire ai Prefetti, ma sicuramente, i 64 posti vuoti – sebbene siano una piccola percentuale sul totale 36.600 comuni che vanno al voto – fanno riflettere, come piccola emergenza democratica che rischia di diventare un fenomeno dilagante.
Nel frattempo, nella Ville lumière, i toni del confronto tra le due candidate si fanno sempre più caldi. Prevarrà la favorita Anne Hidalgo, vice del primo cittadino uscente Bertrand Delanoe ed esperta di diritto sindacale, oppure Nicole Kosciusko-Morizet, che ha già guidato un dicastero nazionale (Ambiente e Trasporti, dal 2010 e 2012) ed è attualmente deputato all’Assemblea Nazionale per la circoscrizione Essonne?
Le due signore si sfidano per le vie di Parigi a colpi di programma: la Hidalgo ha presentato un piano di investimenti per 8,5 miliardi di euro fino al 2020 senza previsione di aumenti delle imposte, mentre NKM – come ormai è chiamata in tutta la Francia – ha annunciato un’allocazione in bilancio di 7 miliardi con una diminuzione delle tasse locali pari a 100 milioni di euro. Quanto a trasporti e urbanistica, altri due focus delle Municipali parigine, la candidata socialista punta al raggiungimento della quota de 30% di edilizia popolare e la crescita di “Autolib”, il servizio car sharing francese; la “frontwoman” UMP considera invece prioritari la riqualificazione degli edifici in disuso e l’estensione dell’orario di funzionamento dei mezzi pubblici. Cosa sceglieranno i parigini?