Ha presentato il suo nuovo lavoro “Chi se ne frega della musica? Percorsi nella musica in Italia in compagnia di Gianluca Morozzi” all’Isola Ritrovata la settimana scorsa, in una serata appassionante, tra amici ed estimatori di lungo corso, compresi musicisti e cantautori, naturalmente.
Enrico Deregibus, giornalista musicale tra i più noti ed apprezzati (e casalese di nascita e vita, anche se ormai pendolare con Roma) racconta sapientemente nel libro artisti e temi di musica italiana, spaziando in vari generi musicali tra ritratti, interviste, recensioni di dischi, concerti e festival, editoriali, piccoli saggi, riflessioni, divertissment ed altro ancora, attraverso un percorso in compagnia dello scrittore Gianluca Morozzi, in un inedito e originale controcanto di storie e parole che arricchisce il libro e offre prospettive diverse, in uno scambio continuo tra letteratura e musica.
Leggendo il libro di Deregibus sicuramente non ci si annoia, e ce n’è per tutti i gusti: dai grandi cantautori di varie generazioni come Conte, De Gregori, Endrigo, Fossati, Gaber, Jannacci, Silvestri, Tenco, a nomi nuovi dell’ultima scena indie come Ardecore, Brunori Sas, Carlot-ta, Dente, Luci Della Centrale Elettrica, Offlaga Disco Pax, Teatro Degli Orrori, Zen Circus. Ci sono poi artisti di grande seguito, più o meno pop, come 883, Baglioni, Jovanotti, Ligabue, Mannoia, Mina, Morandi, Nomadi, Pausini, Pooh, Patty Pravo, Vasco Rossi e outsider come Flavio Giurato, Max Manfredi o Pino Marino. C’è il rock, indie e non, con Afterhours, Baustelle, Benvegnù, Carmen Consoli, Finardi, Gang, Massimo Volume, il rap di Caparezza, il jazz di Enrico Rava e il folk, il rap, la world music. Ritratti di case discografiche, festival (il Tenco, il Mei), operatori culturali, appunti su quello che ruota o ha ruotato attorno alla musica nel nostro Paese. E molto altro.
Deregibus in passato ha gestito un negozio di dischi. È organizzatore di eventi musicali e consulente di Festival, come l’Isola in collina giusto per citarne uno molto conosciuto in zona, e diversi altri in Italia. Come giornalista si è occupato quasi sempre di musica italiana, dei generi più disparati. È l’autore della biografia di Francesco De Gregori “Quello che non so, lo so cantare” (Giunti editore) ed è ideatore e curatore del “Dizionario completo della canzone italiana”, pubblicato sempre da Giunti. Con Enrico De Angelis e Sergio Secondiano Sacchi ha curato il volume su Luigi Tenco “Il mio posto nel mondo” (BUR).
Cerchiamo di conoscerlo meglio.
Enrico, tu sei di Casale, il cognome Deregibus richiama subito la nota attrice Caterina della tua stessa città …siete parenti?
No, ma ci conosciamo, viste le dimensioni della città è quasi inevitabile. Anni fa l’ho anche chiamata all’Isola in collina di Ricaldone, di cui mi occupo, per delle letture.
Il titolo del tuo libro ‘Chi se ne frega della musica?’ è un chiaro riferimento a Caparezza: immagino sia ironico, data la tua professione..
Sì, è ironico e volendo anche provocatorio. Nasce dal fatto che la musica oggi per molti non ha importanza, è un passatempo, un riempitivo, nonostante sia dappertutto. Ma rispetto al pezzo di Caparezza ho aggiunto il punto interrogativo al fondo per dare comunque più significati possibili al titolo. Ogni lettore può dare il suo. Mi sembrava un buon titolo per racchiudere 15 anni di articoli e di lavoro nella musica come giornalista e organizzatore di rassegne, e prima ancora come gestore di un negozio di dischi.
Sfogliando il tuo libro salta subito agli occhi la struttura che hai voluto dargli, pare una sorta di manuale degli artisti italiani (divisi in ordine alfabetico) ….
Non so se si può considerare un manuale, io a volte lo definisco un puzzle a cui mancano sicuramente dei pezzi. Ma penso possa dare un’idea di quel che è ed è stata la musica in Italia, dal pop più commerciale ai gruppi più underground, passando dai cantautori.
Oggi sei uno dei giornalisti musicali, ma anche operatori culturali del settore a tutto tondo, che hanno avuto più esperienze professionali, anche trasversali. La musica in Italia è morta, è un malato grave, o cosa?
Credo e spero che la malattia non sia così grave come sembra, anche perché la musica è un bisogno che tutti gli umani hanno, non morirà mai. Il problema è da una parte ridarle il valore artistico, culturale e sociale che ha sempre avuto, dall’altra trovare un modo nuovo che permetta a chi ci lavora di riuscire a mangiare due volte al giorno.
Nella premessa del tuo libro dici ‘qui la musica è quasi una scusa per parlare d’altro …. Si racconta cos’era la musica per me prima che diventasse un mestiere … ‘. Cos’era allora? e cosa rappresenta per te oggi?
Be’, il libro è molto dentro alla musica, ma anche attorno. Tu ti riferisci al pezzo di apertura, che racconta di come vivevo la musica nell’adolescenza. Era crescita, scoperta, simbiosi, amore, qualcosa di quasi totalizzante, che ha dato il suo bel contributo per farmi diventare umanamente quel che sono. Oggi è anche un lavoro, che a volte pesa come pesano tutti i lavori, ma resta sempre quella magia, soprattutto quando scopro qualcosa di nuovo che mi piace veramente.
La collaborazione con Morozzi in cosa è consistita? Farete altre cose insieme?
Visto che il libro contiene veramente di tutto, interviste, saggi, recensioni, raccontini, divertissement, scritti con stili anche molto diversi, io e l’editore abbiamo pensato di aggiungerci altro ancora, chiedendo a Gianluca, che è uno degli scrittori giovani più interessanti e legati alla musica, di fare uan sorta di controcanto ai miei pezzi con suoi interventi. C’è l’idea di continuare questo esperimento, vedremo quando.
Vivi tra Casale e Roma, quando torni a casa, trovi che qualcosa a livello musicale sia cambiato negli ultimi anni?
Vedo con piacere che in provincia resistono locali e luoghi nati negli ultimi anni che danno spazio alla musica di qualità e che ne nascono altri. È una bella soddisfazione visto che io mi sento molto monferrino. A Casale ad esempio fino a qualche anno fa non c’era praticamente niente, mentre ora ci sono serate con tre buone alternative. Riguardo agli artisti devo dire che in provincia ci sono cose nuove interessanti e diverse una dall’altra, come Lady Ubuntu, Stefano Marelli, Radio King, Baraonda meridionale e altri. Non vorrei dimenticare nessuno.
Il più bizzoso e insopportabile degli artisti con cui hai lavorato?
Mah, devo dire che sono stato piuttosto fortunato con gli artisti più noti che ho conosciuto e/o intervistato. A volte invece sono quelli meno noti i più diffficili, diversi di loro che hanno una carriera alle spalle già lunga e non sono riusciti ad emergere diventano rancorosi con il mondo, egocentrici all’ennesima potenza. Ma non faccio nomi per evitare di ritrovarmi con le gomme della macchina tagliate… (scherzo)
E il più geniale?
Oddio, è difficile dirlo. Forse Enzo Jannacci. Ma spero di scoprirne uno nuovo domani mattina.