Cesare Miraglia è un fiume in piena. E’ appena rientrato da Roma dove, anche se non lo ammetterà mai (“ma no, sono solo trasferte legate alla mia attività di imprenditore nel settore dell’abbigliamento”, sorride) è ormai un habitué della politica che conta, quella della capitale. Anche se si fa non poca fatica ad immaginarlo in sintonia con i salotti borghesi descritti da Sorrentino nella Grande Bellezza, in effetti. “Ma quali salotti: semmai, questo non lo nego, sono in totale accordo, e mi confronto costantemente, con il leader nazionale del mio movimento, Mimmo Portas: che, vorrei sottolinearlo, al contrario di tanti altri che facevano la fila e sono rimasti ‘scornati’, ha rifiutato un posto da sottosegretario nel governo Renzi, perché preferisce continuare la sua attività di presidente della commissione bicamerale di Vigilanza Tributaria, dove sta ottenendo risultati importanti. E, soprattutto, abbiamo tanto lavoro da fare qui, nel nostro Piemonte”.
Ma questa è solo la premessa: perché stavolta il segretario provinciale dei Moderati (e assessore al Lavoro a Palazzo Ghilini) è proprio arrabbiato, e punta sul bersaglio ‘grosso’: il Partito Democratico, “con vocazione ormai da partito unico, come da tradizione del ventennio”. Arrivando a mettere in dubbio, “se il clima non dovesse cambiare radicalmente”, la stessa alleanza per le elezioni di maggio, “sia in Regione Piemonte, che in tutti i comuni”. Alessandria compresa, naturalmente…anzi, su Palazzo Rosso, e sulle partecipate, Miraglia gioca all’attacco, e chiede ‘quella trasparenza che finora è mancata’.
Assessore, con il Pd sembravate aver fatto pace, ma c’è di nuovo ‘maretta’ nell’aria, e si percepisce tensione. E’ solo un modo per ‘alzare il prezzo’, come dicono i vostri detrattori, o c’è dell’altro?
Ma quale prezzo, per favore. Qui se c’è qualcuno, ad Alessandria prima di tutto, e poi in tutta la Regione, che ancora sta dalla parte dei cittadini sono i Moderati. E davvero stavolta il rapporto con il ‘partito unico’ delle banche e dei comitati d’affari rischia di incrinarsi definitivamente. I Moderati non sono in vendita, e non ci stanno a fare da stampella ad un Pd che ormai peraltro ragiona in termini di alleanza organica con il centro destra, come sta facendo Renzi. Anche se, vorrei fosse chiaro, dentro lo stesso Partito Democratico non sono tutti uguali: gli scontenti sono tanti, tantissimi. Qui può davvero succedere di tutto….
Cioè? Sta dicendo che alle prossime elezioni regionali, e alle varie comunali, i Moderati potrebbero correre da soli?
Sto dicendo che i Moderati sono un partito di centro sinistra, e dalla parte dei cittadini. E che potremmo anche decidere di costruire una nuova aggregazione di centro sinistra, alternativa al fascismo mascherato, alle alleanze poco chiare, e alla voglia di svendere il patrimonio pubblico. Che non è roba nostra, o del Pd, ma dei cittadini.
Parliamo di casa nostra Miraglia, a partire dalla sua esperienza come assessore al Lavoro in Provincia. Si poteva fare di più?
Ma guardi che in Provincia abbiamo fatto e stiamo facendo tantissimo, nonostante l’ente navighi da anni nell’incertezza, e senza risorse. Del resto basta che chiediate alle imprese, o ai sindacati. Guardate se trovate qualcuno che ha da ridire sul nostro impegno, e sulla nostra disponibilità totale. Certo, a volte mi sembra di svuotare il mare con un cucchiaio, tante sono le emergenze. Ma non ci siamo mai tirati indietro, e non lo faremo neppure ora. Devo ringraziare enormemente il prefetto Romilda Tafuri e il suo staff: dal vice Raffaele Ricciardi, al capo di Gabinetto dottoressa Triolo, ora purtroppo in partenza. In quest’ultimo anno sono stati davvero interlocutori preziosissimi.
Anche se ormai, con Renzi e Del Rio al comando, per le Province le campane a morto sono scontate…
(sospira, e si pulisce gli occhiali, ndr) Venga lunedì pomeriggio a Palazzo Ghilini, al consiglio provinciale aperto a cui parteciperà Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino e dell’Upi. La situazione mi sembra tutt’altro che definita.
Ma è soprattutto rispetto alla ‘galassia’ di Palazzo Rosso che la frattura tra Pd e Moderati appare profonda. Voi continuate ad essere contrari alle privatizzazioni, anche parziali, di gas e rifiuti?
Noi vogliamo chiarezza, trasparenza totale. Quella che è mancata finora, e a causa della quale siamo stati costretti a ‘puntare i piedi’ prima in Atm, poi in Amag. Ma chi l’ha stabilito che siamo obbligati a vendere a qualcuno l’azienda del gas, che se adeguatamente gestita può rendere alla comunità alessandrina fior di quattrini? Certo, bisogna gestirla meglio di come si è fatto negli ultimi due anni, ma per fortuna mi sembra che lì abbiano cambiato il manico. Vedremo i risultati, ora lasciamoli lavorare.
E poi ci sono i rifiuti, assessore Miraglia. Lì cosa bolle in pentola?
Su quel fronte sono furibondo. Lo scriva pure: furibondo, anche se mi sforzo di non perdere mai la calma, e di ragionare pacatamente. Innanzitutto, è tempo che anche in Aral si cambi management, perché non possono esistere dirigenti che attraversano tutte le stagioni. E con stipendi imbarazzanti, dati i tempi e le difficoltà attraversate dai normali lavoratori. E poi, mi risulta che sia stata data una nuova consulenza, per la riorganizzazione industriale di Aral, a Valerio Malvezzi, già protagonista nell’era Fabbio di quel Piano Strategico che non servì assolutamente a nulla, ma che al suo ideatore fruttò qualcosa come 500 mila euro in pochi anni. E adesso ricominciamo? Ma chi è che tira le fila di tutto ciò ad Alessandria, e perché gli è consentito?
Ce lo dica lei Miraglia, che è certo più informato di noi: chi è che tira le fila?
Chieda a Ezio Guerci (consorte del sindaco Rossa, consulente aziendale e vice sindaco alessandrino del Pci negli ultimi anni della prima repubblica, ndr), o al Partito Democratico, e vedremo cosa le rispondono.
Va bene, chiederemo. Lei però, intanto, si prepara a giocarsi le sue carte da protagonista alle prossime elezioni regionali?
Ma no, ma cosa vuole che mi importi della Regione. Io faccio quello che il movimento, da Portas in giù, mi chiede. Credo francamente di poter essere più utile qui, a casa nostra. Ma le pare possibile che Alessandria possa rassegnarsi a morire così, senza reagire? Anzi, me lo fare un appello agli alessandrini?
Vada per l’appello Miraglia, anzi chiudiamo con quello…
Lo dico ai cittadini che non fanno politica, anzi che magari sono nauseati: riprendiamoci la città, che è nostra, e non di piccoli gruppi che decidono di svenderla a pezzi, facendo finta che sia per il bene comune. Dobbiamo reagire, prima che sia troppo tardi!
Ettore Grassano