Gli itinerari di “GiroVagando” questa volta fanno tappa nella zona del Tanaro quando questo entra nel territorio alessandrino.
Prima tappa di questo nuovo viaggio è
FUBINE
fino al secondo dopoguerra era articolato solo attorno al centro storico arroccato sulle prime colline del Monferrato casalese che si affacciano sulla pianura del Tanaro: solo in seguito si è allargato a valle. L’abitato principale è tuttavia disposto tuttora intorno ad un’altura al culmine della quale è collocata la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta.
E partiamo proprio dalla CHIESA di SANTA MARIA ASSUNTA per la nostra visita. Molti materiali utilizzati per la costruzione provengono dalla parrocchiale precedente, la Chiesa di San Pietro, andata distrutta mentre la tradizione riporta che la nuova parrocchiale è sorta sui resti di un antico tempio romano. La sua bella bella facciata, tripartita da agili lesene proseguite da cuspidi cilindriche e impreziosita da uno splendido rosone in cotto soprastante un elegante portale, ricalca una tipologia ancora documentabile nella zona, ed è uno dei più pregevoli esempi di architettura quattrocentesca in Piemonte. Un piccolo protiro laterale dava accesso, nel passato, all’ampio corridoio, interno che corre lungo la fiancata orientale dell’edificio. Dal digradante sagrato si gode un’amena vista sulla Valle e sulle pittoresche colline in direzione di Cuccaro e, più ad est, del Basso Monferrato casalese. Al XII secolo risale probabilmente l’innalzamento del corpo maggiore (testimoniato dai pilastri cilindrici e capitelli di pietra). Nel 1402 fu eretto il campanile sopra la balaustra di sinistra che poggiando su pilastri ed archi lasciava libero spazio alla navata. tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI sec. furono costruiti il coro e le volte con l’impianto degli altari. L’edificio fu rifatto, mantenendo la facciata quattrocentesca, nella seconda metà dell’800 in stile gotico e con la sitemazione di dieci nuove cappelle. L’antico campanile venne demolito nel 1858 e sostituito dall’Architetto Angelo Marchini con quello attuale. Con i suoi 56 metri di altezza, esso rende riconoscibile da lontano il paese, di cui è giustamente il simbolo più noto.
Nella piazza della Chiesa dietro al monumento ai Caduti sia della prima che della seconda guerra mondiale, sorge il PALAZZO COMUNALE e a lato la CASA PANE, dimora settecentesca.
Ci si sposta quindi alla CHIESA della TRINITA’. L’oratorio della S.S. Trinità è situato in posizione centrale rispetto al nucleo urbano di Fubine ed è prospiciente il Palazzo Bricherasio. Risalente agli anni 1680-1686, era probabilmente il rifacimento di un precedente oratorio che ospitava la Confraternita dei Disciplinanti della Santissima Trinità. La sacrestia fu costruita successivamente e il campanile è risalente probabilmente all’Ottocento. Sconsacrato e danneggiato dalle intemperie, è stato acquisito dal Comune e sottoposto a lavori di restauro per essere destinato a sede dell’archivio e della biblioteca civica. PALAZZO BRICHERASIO, invece, è un castello con parco appartenuto ai conti Cacherano di Bricherasio, antichi signori del luogo. Il maniero, che è stato in tempi successivi ristrutturato, è adibito a casa di riposo per anziani dell’Opera “Don Orione”.
Lo SPALTO è ciò che resta delle antiche mura difensive. Si sviluppa partendo dalla galleria ad arcate alla base della Casa Pane, un edificio di stile settecentesco il cui prospetto principale su affaccia sulla piazza del Comune, ed è raggiungibile dal dedalo di vicoli che costituiscono il cuore del centro storico fubinese, sulla somma della collina. Lo Spalto conduce alla chiesetta dei Battuti o Disciplinanti. Al di sotto del Ponte, altro luogo caratteristico della località, un tempo correva un ampio fossato (al Fos, nella memoria locale).
La CHIESA dei BATTUTI o dei DISCIPLINATI, un tempo conosciuta come l’Immacolata, era utilizzata nel XVII secolo anche per le riunioni dei capifamiglia e per la sepoltura dei morti. Prospiciente lo slargo del Ponte, antico accesso all’acropoli fubinese, è da tempo sconsacrata. È stata acquisita dal Comune per essere adibita dopo adeguato restauro ad usi culturali.
Attraverso il PONTE si accedeva al nucleo del paese che sino agli inizi del XVI secolo era potentemente fortificato. Nel medioevo era probabilmente un ponte di legno che veniva distrutto in occasione di ostilità. Cessato il pericolo, veniva ricostruito, sempre in struttura lignea. Solo successivamente si procedette alla costruzione di un ponte in muratura, come è testimonianto da documenti d’epoca posteriore.
Meritano di essere viste anche la NOSTRA SIGNORA del CARMINE, una piccola chiesa che risale agli inizi del XVII secolo. Confiscata nel periodo della dominazione francese e nuovamente consacrata, è sempre stata oggetto di un’intensa devozione locale. Considerata la chiesa dei padri: creata quando cessò l’epidemia di peste, fu officiata dai Padri Carmelitani che abitavano l’antico convento attiguo e la CHIESETTA di CONSERRA, l’antica Parrocchiale intitolata. La chiesetta – che conserva un’abside romana – fu restaurata nel 1833 con l’alternanza di tufo e cotto.
La CAPPELLETTA di SAN ROCCO è un’antica cappella edificata fuori paese quasi a protezione
di esso. Ricostruita più volte e restaurata, è tuttora oggetto di devozione da parte della popolazione.
Di particolare rilievo storico-artistico è anche il MONUMENTO SEPOLCRALE di EMANUELE CACHERANO di BRICHERASIO, realizzato dallo scultore Leonardo Bistolfi e situato nella CAPPELLA BRICHERASIO in località Cappuccini.
Infine una nota folkloristica: Fubine vanta un gruppo musicale particolare, I Sunador dal Ravi la cui particolarità è quella di suonare zucche svuotate al loro interno (ravi, nella lingua locale) per accompagnare canzoni in dialetto.
Lasciamo ora Fubine per
QUARGNENTO
comune della piana di Alessandria, al confine Nord occidentale con le colline del Monferrato casalese, di origine romana e il suo nome deriva dal latino Quadrigentum.
Iniziamo la visita del paese con la BASILICA di SAN DALMAZIO, unica nella Diocesi dedicata a questo santo di cui ne conserva il corpo. Si tratta di uno dei più importanti esempi ecclesiastici in provincia, con la sua maestosità e l’ottima manutenzione. Probabilmente edificata su un preesistente tempio romano dedicato a Diana, di cui è traccia nei materiali utilizzati per la muratura. Fu consacrata da Papa Pasquale II nell’anno 1110, di passaggio nel paese mentre ritornava dalla Francia. Distrutta dal Barbarossa, fu ricostruita nelle attuali forme intorno al 1576. Ha un’originale facciata neo-gotica a “fasce”, ma soprattutto conserva in discrete condizioni un’abside romanica dell’XI secolo; è completata da un cinquecentesco campanile di possente struttura che richiama in maniera evidente, nella cella campanaria, il campanile del Duomo di Torino. Questa Chiesa è stata elevata nel 1992 al titolo di Basilica per motivi storici, artistici e spirituali. Organo “Lingiardi” 1862 ristrutturato dalla ditta “F. lli Marin ” nel 1990.
A fianco troviamo, sul piccolo dosso sovrastante la piazza 1° Maggio, il PALAZZO COMUNALE, costruito tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800, ha forma quadrangolare con muri esterni in mattoni a vista, e un elegante portico sul lato della facciata. La sala consiliare, recentemente restaurata, presenta originali decorazioni riproducenti gli stemmi dei vicini paesi; la sala della Giunta è decorata in stile liberty e ha, nel soffitto, un affresco del pittore Boniforti risalente alla metà del secolo XIX.
Affacciata sulla piazza 1° maggio troviamo la CHIESA della SS. TRINITA’, costruita nella seconda metà del 1500 con unica navata e piccola torretta campanaria, in mattoni a vista. Sede dell’omonima Confraternita, fu restaurata nel 1775. Nel 1968, con Decreto del Vescovo di Alessandria, venne disposta l’alienazione della Confraternita e la conseguente vendita dell’edificio.
Quargnento ospita VILLA CUTTICA di CASSINE, costruita nel 1763 come dimora di campagna del Marchese Cesare Cuttica di Cassine, su idea della di lui nuora Teresa Orsini di Rivalta e dei conti di Orbassano, che ne diresse la primitiva costruzione. Ristrutturata nel 1795 su disegno dell’arch. Carlo Riccardi, è costruita da un blocco centrale a tre piani in mattoni a vista , ornato di frontone e fiancheggiato da due corpi di fabbrica più bassi. Severa e semplice nell’architettura rigorosamente simmetrica rispetto all’asse centrale, è un perfetto esempio della tradizione costruttiva piemontese dei secoli XVII e XVIII, caratterizzata dalla sobrietà degli esterni e dalla scenografia monumentale degli interni.
Da vedere i PERCORSI dell’ARTE dedicati a CARLO CARRA’ articolati in dieci pannelli serigrafati distribuiti nelle strade del paese.
Carlo Carrà (Quargnento 11 febbraio 1881 – Milano 13 aprile 1966) è stato un pittore italiano che aderì al futurismo e poi alla corrente metafisica. Erede della tradizione ottocentesca prende parte a tutte le vicende del rinnovamento artistico dell’epoca nuova, dal Futurismo alla Metafisica, dal Novecento ai Valori Plastici.
A Quargnento la CASA NATALE del pittore presenta delle DECORAZIONI risalenti al 1893 (Tempera 112×318 cm): “Le pareti della casa, tutt’attorno al cortile, i muri esterni erano istoriati dei miei sgorbi eseguiti con ogni sorta di materiale che mi potesse venire alle mani; tutto serviva allo scopo: matite, braci spente raccolte nel camino domestico, colori portati via dall’imbianchino del paese, così da costringere alla fine mio padre ad intonacare apposta per me le pareti del solaio perché io potessi sbizzarrirmi là a piacere, salvando il resto dell’abitazione.” Di queste prove d’artista in nuce, che a distanza di anni Carrà definisce “sgorbi”, rimane nella casa paterna una decorazione parietale eseguita a tempera, prima documentazione pittorica dell’artista. All’interno di una partitura rigorosamente geometrica che ricorda soluzioni antiche, quasi giottesche, un paesaggio anch’esso geometricamente definito e figure di putti alati, sospesi nel tempo e nello spazio come imagini di sogno di un fanciullo dodicenne che dà istintivamente libertà ad uno spirito creativo già vivo e pulsante. E’ pur vero, però, che per avviare il catalogo dell’opera del pittore, si dovrà aspettare il 1900, anno in cui Carrà realizza La strada di casa, acquerello che, per più di una ragione, ha un valore altamente significativo”.
Ci spostiamo quindi a
Paese situato sulla riva sinistra del Tanaro. La sua fondazione storica risale all’epoca della dominazione romana. La storia recente è quella del Regno di Sardegna e poi dell’Italia unita. Numerose sono le ipotesi formulate dagli studiosi sull’origine del nome. Fra queste ricordiamo: da Solaium, corrispettivo pagato per l’affitto del territorio da parte di alcuni coloni che, in epoca romana, lo avevano ricevuto da Quargnento; Solium, sarcofago; Solum, suolo; Solor, ristorare.
Si inizia la visita con la CHIESA PARROCCHIALE di SAN PERPETUO, di origine romanico-gotica ed eretta intorno all’anno 1000 per custodire i resti mortali del Santo che riposa tuttora in un’urna, datata tra fine settecento e inizio ottocento, sotto l’altare maggiore, portato a Solero nell’853 in seguito alle invasioni normanne. È stata più volte modificata e ha subito numerosi restauri soprattutto nel corso del 1800. Il fianco destro dell’edificio, costruito in mattoni, si affaccia sulla centrale piazza Libertà, sede del Comune e delle principali attività. La chiesa presenta un notevole spazio interno a cinque navate con una cupola di forma ellittica gradevolmente decorata. È affiancata da un elegante campanile a cuspide esagonale, edificato in mattoni nel 1904; la chiesa e il campanile hanno subito danni in seguito al terremoto dell’agosto 2000: da pochi anni sono tornati agibili. Di recente restauro anche l’organo Krengli, ad opera della stessa ditta novarese che lo costruì nel 1968, trasformando il precedente organo Bianchi del 1894 da meccanico in elettropneumatico con consolle a terra; la tela del Patrono San Perpetuo, opera del vogherese Paolo Borroni; l’ottocentesca statua della Madonna Assunta; le 14 Via Crucis rubate nel 2007 dalla Chiesetta di San Rocco e ritrovate un anno dopo; la tela della Madonna del Rosario del Moncalvo; la seicentesca tela di San Pietro e il Cristo; la cinquecentesca ancona lignea di Stefano V raffigurante la Natività di Maria.
In paese sorge il CASTELLO FAA’ DI BRUNO, isolato tra il verde ai margini occidentali del tessuto edilizio. La lettura delle strutture porta a riconoscere che il primo nucleo dell’attuale fabbrica, sorta sullo scorcio del XVI secolo, sia stata una piccola casa rurale, mentre il suo sostanziale ampliamento, ad opera della Marchesa Anna Tullia Guasco Gallarati, è da collocare nella seconda metà del secolo successivo. La torre quadrangolare con base scarpata, bucata da bifore, coronata da pseudo sporto e merlatura pseudo bifida, collegata con arcature che reggono il tetto, risulta invece essere stata innalzata nell’Ottocento.
Infine da vedere c’è la MADONNA del POGGIO, che risale al periodo della dominazione spagnola (1600). Fu edificata come ex-voto per lo scampato pericolo della peste, sorge alla periferia del paese. Di recente formazione è un comitato per il restauro del Santuario della Madonna del Poggio.
Ed eccoci a
FELIZZANO
che si trova sulla riva sinistra del Tanaro e come già evidenzia il nome, Felizzano (Felicianum) affonda le radici in epoca romana.
Partendo da Piazza Paolo Ercole, la piazza principale porticata su due lati e caratterizzata dal monumento, opera di Luigi Belli, allo statista dell’Ottocento a cui è dedicata, ammiriamo il PALAZZO COMUNALE del XV secolo con tre preziose finestre in cotto, la duecentesca TORRE DEI COVA, risalente al XIII secolo, quella che era la torre maggiore, alta 26 metri con merlatura ghibellina e presenta al suo interno, bel conservati, soffitti a cassettone.
Dietro al monumento si posso ancora vedere i resti della cinta muraria risalente al XII secolo ed eretta dal Marchese del Monferrato.
Nei pressi della piazza è da visitare la CHIESA di SAN PIETRO, originaria del XII secolo, che conserva un bel dipinto di Giorgio Alberini (1620).
Da vedere la CHIESA di MICHELE del XIII secolo, con la robusta e quadrata torre campanaria. Nella vicina canonica sono conservate una Madonna col Bambino e angeli musicanti e la Santa Apollonia, tavole di Gandolfino da Roreto, maestro del Rinascimento piemontese e la tela seicentesca di S. Ambrogio, del Moncalvo.
Il SANTUARIO della MADONNA della FONTE, del XIII secolo, sorta, come dice il nome, su di una sorgente di acqua appena fuori le mura, e la CHIESA CAMPESTRE di SAN ROCCO, annessa al cimitero, risalente al XIV secolo, con affreschi del quattrocento.
Appena dopo Felizzano incontriamo, sempre sulla riva sinistra del Tanaro,
QUATTORDIO
la cui origine risale all’epoca romana ed era nota per la presenza di un cippo miliare che denota il quattordicesimo miglio da Asti (i romani chiamarono la zona Quattuordecimum) da cui il nome del paese. L’abitato è diviso dal torrente Chiesetta che separa il nucleo antico da quello moderno.
Feudo degli Olivazzi e dei Civalieri, presenta in centro storico una vastissima corte rurale, denominata CASCINA PALAZZO, definita agli estremi da due palazzi. Il più ampio e magnificente, che si affaccia verso Alessandria, è il PALAZZO OLIVAZZI, appartenente al casato che ebbe possedimenti anche a Milano, Torino e Cremona . L’ampia corte rurale, interamente edificata in mattoni a vista, presenta edifici risalenti al ‘600 ed altri più recenti, come l’ampia stalla ‘moderna’, a sette voltoni con soprastante fienile che delimita la Statale Padana in centro al paese. Tale edificio fu realizzato dagli Olivazzi nel 1844 e presenta murature in mattoni pieni con spessori di un metro. Si racconta che per cuocere tali mattoni fu realizzata una fornace direttamente all’interno dell’ampia corte e che per fu utilizzata la terra del posto, ricca di argilla.
La ROCCA CIVALIERI, originariamente costruzione difensiva risalente al XII Sec.
Fra i luoghi d’interesse figurano la CHIESA di SAN PIETRO risalente al XVII secolo, esempio di architettura barocca piemontese, con la statua della Madonna del Rosario dello scultore Carlo Giuseppe Plura, il PALAZZO NEGRI di SANFRONT, attuale sede del Comune, che conserva un imponente scalone in pietra e alcuni saloni affrescati, e il settecentesco PALAZZO TAPPARONE, un interessante esempio di dimora patrizia movimentato da portali barocchi, cornicioni e lesene in cotto.
Invece SERRA è una piccola frazione situata a poca distanza dal confine con la provincia di Asti Il centro della frazione è la piazzetta antistante la CHIESETTA di SAN FRANCESCO, dedicata al Santo Patrono. Gli insediamenti abitativi, composti per lo più da case coloniche, sono disposti lungo strada Montemagno e altre vie minori.
Da visitare anche il CASTELLO di LAJONE, poco distante da Quattordio nella splendida cornice delle colline piemontesi del Monferrato, un delizioso edificio realizzato negli anni ’20 con le fattezze di un castello e conserva la sua originale bellezza. È dotato di un roseto e di un parco a giardino con querce, sequoie e cedri del Libano.
Concludiamo questo itinerario attraversando il Tanaro e passando sulla sua sponda destra dove troviamo
MASIO
paese dalle origini antiche e un notevole passato specie in età medievale. Alcuni documentimasio panorama storici lo citano come come Massius, Villa Masias, Maxius (1081): questa nomenclatura sembra indicare l’origine del toponimo dalla lingua latina ma(n)sum, ovvero dimora, cascinale.
Il centro storico del paese sorge sulla cima di una collina dalla quale si può godere di una splendida vista sulla Valle del Tanaro da una parte e sulla Val Tiglione dall’altra.
Il simbolo del paese, che ne rende inconfondibile la fisionomia, è l’antica TORRE MEDIEVALE del XIII secolo, dichiarata monumento nazionale, da poco restaurata e tornata all’originale imponenza. Il monumento è alto circa 27 metri e insieme a alcuni pezzi degli imponenti BASTIONI che restano, faceva parte di una vasta opera di fortificazione esistente nel tredicesimo secolo (i nomi degli edifici di un tempo sono rimasti nella toponomastica del paese: Castello, Rocca, Spalto e Fontane).
A seguito dei restauri interni terminati nel 2013, è stato allestito il MUSEO “LA TORRE ED IL FIUME”, un affascinate percorso in verticale che narra la storia della torre di Masio e delle torri del territorio (la costruzione, la vita nella torre, la difesa, l’assedio), costruzioni nate come simbolo del potere dei comuni in epoca medievale e diventate elemento caratterizzante del paesaggio in età moderna. Il percorso museale, infatti prosegue rinnovando il forte legame con il Tanaro, che domina il paesaggio masiese, per terminare con l’uscita sulla cima della torre ed ammirare il fiume e le colline del Monferrato e la pianura alessandrina.
ORARIO di APERTURA
– Tutte le domeniche dalle 15.00 alle 18.30 (fino a fine ottobre)
– In settimana su prenotazione, telefonando agli uffici comunali.
Particolare interesse rivesta la parrocchiale romanico-gotica, la CHIESA di SANTA MARIA e SAN DALMAZZO: l’edificio risale nella sua impostazione primitiva all’epoca romanica. L’iter della sua costruzione è stato assai lungo poiché gli archi e le volte denotano evidenti caratteristiche gotiche. Le trasformazioni avvenute nei secoli, causa ingrandimenti e demolizioni hanno modificato in parte la struttura per cui oggi risulta differente dalla primitiva. Nella parte della chiesa verso la facciata, dall’osservazione delle strutture sopra il solaio della navate laterali, appare evidente che in origine esse erano coperte con soffitto ligneo. La navata centrale e le laterali erano più alte e sono rimasti ben evidenti i fori ove poggiavano le strutture lignee di copertura. Della parte antica della chiesa, in origine con il titolo della madonna Assunta e solo in epoca più tarda intitolata anche a San Dalmazzo, sono ancora evidenti il rosone della facciata originale (la facciata attuale risale alla seconda metà dell’Ottocento) a conci bianchi e rossi, una porta e una finestra sul fianco sinistro. Dubbi si hanno sull’epoca di costruzione della parte verso l’altare. Recenti scavi hanno portato alla luce una sottomuratura di fondazione attribuibile ad una pieve preesistente. All’interno la chiesa si presenta dal punto di vista dei materiali molto simile alla collegiata di San Secondo di Asti.
Da visitare la CHIESA di SANTA MARIA MADDALENA (patrona di Masio), recentemente restaurata, conserva un importante altare policromo in gesso opera del Solari.
Interessante il PALAZZO NOBILIARI dei CONTI BAIVERI, abitazione nobiliare del 1700, costruito dalla famiglia omonima.
Alle opposte estremità di Masio sorgono due “chiesette campestri”, come recitano i documenti d’archivio che ne parlano. Un tempo, quando il paese era ancora compreso nelle antiche fortificazioni, erano i primi edifici che s’incontravano, avvicinandosi alle porte d’ingresso dell’abitato: le CHIESE di SAN SEBASTIANO e SAN ROCCO. La loro posizione isolata, esterna al concentrico, e la dedica, rispettivamente a San Sebastiano e a San Rocco, lasciano chiaramente intendere quale fosse la destinazione, per cui vennero a suo tempo edificate: fungevano da cappella di un lazzaretto. I due santi infatti venivano nei secoli passati invocati, per proteggersi dalla peste ed il secondo, anche per proteggere il bestiame dalle malattie infettive e contro le catastrofi naturali.
Sulla strada per Oviglio, nascosto da un fitto parco, vi è il CASTELLO di REDABUE: fu edificato probabilmente nel XIII secolo ma subì diversi danneggiamenti fino al passaggio del Monferrato a Casa Savoia. Messo a ferro e fuoco nel 1403 da Facino Cane, di quell’epoca rimangono alcuni caratteristici archi a conci di tufo alternati con mattoni. Attualmente i suoi ampi saloni a piano terra, la vasta cantina sottostante, l’adiacente Chiesa progettata dall’architetto Filippo Juvarra e il bellissimo parco con i suoi lunghi viali e i grandi prati possono venire dati in godimento temporaneo per matrimoni, ricevimenti, convegni, mostre ed altri eventi conviviali.
Compresa nel territorio del comune di Masio, sorge, oltre il torrente Tiglione, la frazione di Abazia. Il paese si sviluppa sulle prime colline del Monferrato attorno alla chiesa parrocchiale REGINA degli APOSTOLI, all’annesso Collegio seminariale delle Missioni Estere, ormai in disuso e alla Società Cooperativa di Mutuo Soccorso fra gli Operai Agricoli del Borgo Abazia (SOMS), risalente alla seconda meta dell’800 e recentemente restaurata. Altra significativa testimonianza del mutualismo piemontese, anch’essa restaurata, è la CASA DEL POPOLO, situata nella regione Roncaglia.
Sul confine della frazione Abazia, verso Incisa Scapaccino, sorge, integrata nelle strutture accessorie dell’omonima cascina, la PRECETTORIA di SAN GIOVANNI di RONCAGLIA, fondata dal Sovrano Militare Ordine di Malta. L’insediamento risale ai primi secoli dopo il Mille, quando l’Ordine iniziò a costruire ospizi, chiese, precettorie per assistere i pellegrini. La chiesa di San Giovanni di Roncaglia è una delle ultime tracce di questa cultura rimaste sul territorio alessandrino, benché l’aspetto non sia quello originale. L’edificio attuale è stato costruito nella seconda metà del XVIII secolo, come testimonia la lapide della facciata che reca la data del 1728, seguendo uno stile che risente degli influssi tardo barocchi e neoclassici dello Juvarra. L’aspetto elegante e raffinato, inconsueto per una chiesa di campagna, rende ancora più pregevole la costruzione. Conserva un altare addossato a una parete.
E ora, come sempre, un cenno enogastronomico:
Subrich—Masio—PiemonteI SUBRICH DI MASIO
dal sito www.infodeco.it
Il nome forse proviene da un francesismo, da sur brich ovvero sul mattone. I Subrich di Masio sono un piatto della tradizione la cui origine si perde nella memoria masiese, tramandata a livello orale e di consuetudine, prodotta inizialmente solo in occasione della festa poi, in ogni periodo dell’anno.
I Subrich di Masio hanno consistenza morbida avente una tipica forma piana arrotondata di pochi centimetri di diametro, tipico delle frittelle. Si contraddistingue per il gusto di verdura conferitole dalla presenza delle erbe primaverili raccolte in natura e dagli Asparagi Tradizionali di Masio.
Tecniche di coltivazione
Il processo di produzione dei Subrich di Masio prevede le seguenti fasi di lavorazione:
a) Preparazione delle verdure: tritate a mano in modo grossolano.
b) Impasto a mano o con attrezzi appositi esclusivamente di legno.
c) Cottura in forno su pietra per circa 20 minuti o in alternativa fritti in padella per circa 10 minuti.
Ricette
Secondo un censimento presso le famiglie del Comune di Masio ed approfondimenti di carattere storico sulla gastronomia locale, per la produzione dei Subrich di Masio si utilizzano esclusivamente i seguenti ingredienti:
– Asparago Tradizionale di Masio De.Co. (Asparagus officinalis)
– Spinaci (Spinacia oleracea)
– Selezione di erbe primaverili ed aromatiche raccolte in natura e provenienti dal territorio del Comune di Masio.
– Uova fresche
– Parmigiano Reggiano
– Olio extravergine
Si può utilizzare in aggiunta latte.
Non è consentito l’uso di alcun altro ingrediente, ed in particolare di: lievito, amido, grassi vegetali, lecitina di soia, coloranti, conservanti.
Infine, non è consentito l’uso di ingredienti provenienti da OGM (Organismi Geneticamente Modificati).
Principali fonti:
Siti istituzionali dei singoli Comuni
http://www.alessandriaturismopiemonte.it/ (Provincia di Alessandria)
wikipedia
eventuali siti dei singoli monumenti