Storie da una fotografia [Il Superstite 179]

Cirrosidi Danilo Arona

 

 

Protagonista di oggi è questa fotografia, scattata un sabato di luglio del 1983 alla SOMS di Valle San Bartolomeo. Un’istantanea che racconta un sacco di cose a ridosso delle persone che la abitano. Magari non per tutti interessanti ma secondo me degne di menzione.

L’evento in oggetto contempla la riunione annuale della Cirrosi Band, un gruppo di amici che si radunavano per purissima jam session, dandoci poi dentro per ore con pezzi standard e giri di blues. La Cirrosi era più che altro uno spazio dell’immaginario e la sua composizione passabile di variazione di anno in anno al punto che nella foto è assente quello che di certo ne è stato il primo ispiratore, il batterista “Cicciotto” Galasso, purtroppo scomparso in questi ultimi anni.

Procediamo con la list della formazione da sinistra verso destra. Al basso e al microfono, intento a gorgheggiare, apre la fila Bernardo Beisso che oggi ancora – veneranda età perché nato come me nel ’50 – campa di musica con l’indistruttibile Banda Brisca. Alle sue spalle, con le mani raccolte intorno alla bocca perché sta suonando l’armonica, l’indimenticabile Fiorenzo Bodellini che non è più tra noi: un malaugurato e demenziale incidente sul lavoro se lo portò via poco tempo dopo. Segue, con aria perplessa e scrutatoria nei confronti di Bernardo, Rudi Bargioni, tastierista e cantante, amico di sempre, che mai si negava (ancora oggi non si nega) a queste storie di profilo alquanto guascone. Seduto un po’ di spalle con viso nascosto e poco percettibile, una presenza meteorica del tempo, Lino il Napoletano, con il quale si diventò amici in maniera a dir poco curiosa: la mia fidanzata Fabiana sulla sua 500 lo investì in piena notte a un semaforo di Piazza Matteotti perché l’uomo, in motorino, aveva saltato il rosso in preda ad allegria debordante di birra. Tranne i mezzi, nessuno si fece male e decidemmo di chiuderla lì per evitare guai al nostro che come percussionista non se la giocava affatto male. Di faccia a lui, con sguardo vispo e soddisfatto, il vero giocoliere delle congas alessandrine, Perri, noto al mondo come Il Caimano, anni e anni prima di quell’altro di Arcore. Alle sue spalle, il drummer Emilio Portoghese, storico batterista dei Docks, gruppo d’epoca mandrogno e magnifico tecnico delle bacchette. Chiudono la fila due amiconi chitarristi che sono persino andati a scuola insieme alle elementari: Giulio Traversa, per tutti “il Biondo”, stupendo pezzo di uomo che coniuga ancora presenza scenica, indubbio carisma e strepitosa perizia musicale (anche per lui, come per Bernardo, la musica si identifica con la pagnotta…), e il sottoscritto, sul quale la decenza impone di non autosbrodolarsi (resto però basito dalla quantità di capelli ancora presenti sul lucido cranio…).

Perché – vi chiederete e non a torto – perdere tempo con questi reperti che sanno al contempo un po’ di muffa e di malinconia? Beh, intanto questo spazio si chiama “Il Superstite” ed è il mio spazio che con l’accordato permesso di Ettore Grassano gestisco  a mio piacimento. Poi, mannaggia, le file si stanno assottigliando… Gente, ho smesso di scrivere coccodrilli perché negli ultimi tempi ad Alessandria (Bassavilla) è un tiro al piattello con amici che ci lasciano anzitempo e, quando ci si ritrova per l’ultimo saluto al fottuto di turno, risuonano prevedibili e retoriche mille svisate sul tema “Ti ricordi? Dai, troviamoci! Perché no?”, eccetera, eccetera…

Poi non ci si trova mai perché le cose sono cambiate e quei tempi là – per capirci con una definizione, quelli dei “Fantasmi del Palcoscenico” – proprio non ci sono più, punto. E gli amici che sono rimasti – uno per tutti, il fratello Rudi – sono amici oltre il palco. Qualcosa significa.
Infine non so come funziona oggi. Soprattutto non so se funziona. Allora queste reunion non solo erano fattibili. Soprattutto erano bellissime. Perché quegli otto sciagurati della foto si stavano divertendo da pazzi facendo divertire il centinaio di persone distribuite nella sede estiva della SOMS, in grado perfettamente di sintonizzarsi con la loro tecnica improvvisativa che non comprendeva affatto l’ipotesi di qualche prova pre-concerto. Per tre ore tutti lontani dalle sciocchezze della vita, della politica e dalle tragedie del mondo (SIAE ed ENPALS compresi…). Il famoso rock’n’roll che non moriva mai e che ancora non muore.

Se la memoria non m’inganna, quelli della SOMS quella notte ci straguadagnarono con il concerto della Cirrosi edizione 23 luglio 1983 e mimarono persino l’atto di pagarci. Però, fatto il saldo con le 58 lattine di birra consumate dai musicisti (e da uno in particolare…), forse lasciammo giù ancora qualche soldo… Ma chissenefrega!

(Il 1983 fu un anno complesso e intenso. A suo modo tremendo: il giorno prima del succitato concerto l’amico Gianni Fanton veniva travolto e ucciso da un camion in via della Maranzana; il 10 novembre Marco Bonzano, tastierista e altro amico fraterno, se ne andava per malattia; Fabio Tolu, che invece sta benissimo – uomo, sei un inno alla vita! – , ci regalò uno strepitoso concerto al Napoleon con i Polyart la sera del 27 ottobre; il 24 settembre la mia fidanzata Fabiana diventava mia moglie… La vita e i suoi passaggi obbligati).