Sarà visibile al pubblico ancora per pochi giorni il celebre quadro di Raffaello Sanzio esposto a Torino, all’interno del Museo Civico di Palazzo Madama. Per chi percorre il corridoio del Museo, circondato da splendide pale d’altare e altre bellissime opere di arte antica, è comunque un’emozione giungere davanti alla teca dove è posta l’opera del genio urbinate. Un’aura magica la circonda: chi la osserva ammutolisce in un silenzio sacro, non solo per l’immagine religiosa della Sacra Famiglia che vi è rappresentata, ma per la bellezza infinita e la perfezione che rapiscono.
Grazie ad un proficuo accordo di scambio culturale tra la città di Torino ed il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo iniziato l’anno scorso con la bella mostra intitolata ‘Il collezionista di Meraviglie’, comprendente ottantatre opere tra Medio Evo e Rinascimento, il dipinto di Raffaello è giunto ad allietare il Natale ed il nuovo anno nel capoluogo piemontese. L’avvenimento, che pare di buon auspicio per il futuro, vede il rientro, seppur temporaneo, in Italia di un’opera appartenente ad uno dei periodi più fecondi della nostra storia dell’arte: una tela di Raffaello Sanzio, grandissimo pittore ed architetto di Urbino, allievo del Perugino e discepolo di Leonardo da Vinci e Michelangelo, autore di tante opere meravigliose ed indimenticabili.
Il quadro, riconducibile al periodo fiorentino, 1506 circa, rispetta un perfetto equilibrio di forme, proporzioni, prospettive e colori ed è stato identificato come uno dei due quadri che Giovanni Vasari segnala tra quelli realizzati per Guidobaldo da Montefeltro, duca di Urbino. L’epoca della sua creazione è riconoscibile già dalla composizione del trittico familiare e dalle influenze di Leonardo Da Vinci.
Le coloriture richiamano notevolmente i toni dei maestri fiorentini così come il dinamismo compositivo e le sfumature sono tipiche di Michelangelo. Il dipinto è unico ed innovativo, in particolare nella scelta di dipingere San Giuseppe privo di barba, forse proprio per evocare un personaggio contemporaneo. La Famiglia è posta in una stanza cupa ed ombrosa, il cui unico punto luce è la finestra posta a destra alle spalle di Maria. Il Bambino Gesù è aggrappato con delicata intensità alla Madre ed entrambi volgono lo sguardo a San Giuseppe, vero protagonista del dipinto.
Il gioco degli sguardi è complesso e rassegnato. Quello del padre è particolarmente mesto e doloroso, quasi a presagire il destino infausto del figlio. Il dipinto appartiene alla Russia dal 1772, quando Caterina II, innamorata dell’arte italiana ed in particolar modo del ‘tocco’ di Raffaello, lo acquistò insieme all’intera collezione di Pierre Crozat, a cui apparteneva.
A testimonianza della passione per l’arte raffaellita della zarina al Museo statale dell’Ermitage di San Pietroburgo si può vedere la copia esatta delle Logge di Raffaello realizzate per le Sale Vaticane, commissionate proprio da Caterina per riprodurre con esattezza la grandezza e la maestosità di quelle originali.
A San Pietroburgo è giunta in cambio della Sacra Famiglia l’opera di Antonello da Messina intitolata ‘Ritratto d’Uomo’, altro vertice della pittura rinascimentale.
L’ottica di questi scambi è quella della ‘speed art date’ un appuntamento per il pubblico alla scoperta e per l’osservazione approfondita di una singola opera d’arte, tanto grande da poter da sola aiutare a comprendere l’intero periodo che rappresenta.