La vituperata legge elettorale è il grande problema della classe politica dirigente di questo paese. Mentre lo stato sociale è al collasso, il ceto povero non esiste più cancellato dalle politiche liberiste e scellerate, mentre il ceto medio è scivolato, o meglio ancora sprofondato nel baratro, il vero problema è rappresentato dalla legge elettorale, riforma di comodo con ritocchi, ritocchini e aggiustamenti che servono a garantire la sopravvivenza e i benefici fino ad ora conservati da qualcuno.
Questo è il paese dei furbi, anche di quelli che si credono furbi. Ebbene, costoro non possono credere che siamo tutti dei perfetti idioti e crediamo ancora alla favola del lupo o, meglio ancora, che il Signore è morto dal freddo quando era il padrone dei boschi.
La riforma sul quale spinge così tanto insistentemente il leader indiscusso dell’altra destra, quella rappresentata dal Partito Democratico, è rivolta a continuare la politica di Veltroni e D’Alema, cioè quella di fare piazza pulita a sinistra.
Certo che furbescamente Renzi chiede un mandato per legittimare sé medesimo e portare avanti quelle politiche liberiste che hanno fallito su tutti i fronti.
L’accordo con il Cavaliere sulla legge elettorale fa capire la continuità degli ultimi venti anni di politica dove governo e opposizione sono andati a braccetto, una mano lava l’altra, tu fai un piacere a me e io sarò riconoscente.
Come non possiamo ricordare (ogni tanto fa bene anche ridere) dell’assolo di Corrado Guzzanti nella sua straordinaria imitazione di Francesco Rutelli, candidato contro il Cavaliere alle politiche del 2001: Berluscò, ricordati degli amici!
Allora tornando alla vituperata riforma elettorale, che vuole cancellare il Porcellum, perché ha garantito l’ingovernabilità e bloccato le liste, siamo pronti. Non è detto che una nuova legge vada in direzione dei cittadini. Aspettiamoci di tutto perché chi la fa la crea a sua immagine e somiglianza, secondo le proprie esigenze e i parametri che sono più congeniali.
Certo, in questi ultimi anni il Partito Democratico si è inventato quel bellissimo meccanismo delle primarie. I candidati saranno espressione dei cittadini, finiamola con i vecchi sistemi logori e frusti.
E adesso che in primavera si voterà anticipatamente per le amministrative regionali con una legge che garantisce il premio di maggioranza con un listino bloccato del candidato presidente dove dentro di solito ci finiscono i garantiti che non si sottopongono al giudizio dei cittadini sappiamo che il candidato scelto dalla destra più moderata sarà Sergio Chiamparino, ex sindaco della Torino della grande trasformazione e del rinnovamento.
Candidato già deciso d’ufficio perché lui si sacrificherà per il Piemonte dichiarandosi disponibile subito.
Allora le primarie non sono necessarie?