5 domande a… Gianpietro Brusasco

gianpietro_brusasco1di Andrea Antonuccio.

Gianpietro Brusasco, classe 1942, è una persona gradevole e arguta che abbiamo voluto conoscere meglio con le nostre 5 domande. Già postino a Fubine, dove attualmente vive, Gianpietro (con la “n”) si gode la meritata pensione coltivando l’orto di casa e la passione per il teatro. E’ infatti una colonna portante della Compagnia Teatrale Fubinese, insieme al figlio Massimo (sì, “quel” Massimo.). Il resto… lo scoprirete leggendo!

1) Gianpietro, ma quante ne hai combinate?
Nella vita ne ho fatte talmente tante! Adesso non faccio più niente, sono in pensione, ma prima… ho iniziato a lavorare a 17 anni e ho finito a 52. Trentacinque anni in tutto. Ho cominciato facendo delle abat-jour, pensa un po’. Dopo sono andato in una officina meccanica, poi da Pasino, ancora tre anni a Torino alla Lancia, dieci anni alla Standa e il resto l’ho fatto tutto alla posta, a Fubine.

gianpietro_brusasco22) Non c’è male… parliamo della tua grande passione: il teatro.
Sono trentatré anni che faccio teatro, sai com’è. Ora sono impegnato con le prove della nuova commedia scritta da Massimo (ndr: il noto figliolo) che si intitola “Materassi e letti a castello“.

3) Io mi ricordo di te in Cittadella, qualche anno fa, in una commedia sull’Unità d’Italia. E’ così?
Ricordi bene, come no. Interpretavo il principe Emanuele Filiberto, ed ero vestito da principe… bella esperienza, veramente. A fare teatro mi diverto, perché stando in compagnia con tanti giovani mi sento giovane anch’io!

gianpietro_brusasco04) Dimmi la verità: a Fubine il Brusasco più famoso sei tu…
Ma no, a Fubine non mi conosce più nessuno. Non vado nemmeno più al bar, figurati… Pensa che una volta hanno insistito per mettermi in una lista civica per il Comune di Fubine, e meno male che non mi hanno eletto. Non mi ha votato nemmeno mia moglie!

5) Ultima domanda. Che cosa pensi di Matteo Renzi?
A me non piace. Mi sembra che faccia troppo lo sbuffone… tra me e lui non c’è feeling, ecco. Comunque, lo vedremo all’opera. Qui, se non si sbrigano a fare qualcosa, va tutto a catafascio!