L’orgoglio di non essere un Paese normale! [La coda dell’occhio]

Zoccola Paolodi Paolo Zoccola

L’avevo detto! Che bello questo modo di dire dal gusto un po’ amaro e un po’ maligno che in tanti si lasciano scappare di bocca. Forse avrei ceduto anch’io alla perfida lusinga, ma non ho potuto, perché in verità proprio detto non l’avevo, ma soltanto accennato.

In una della mie prime code, quella del 7 ottobre 2013, spiegavo che l’Italia non è un Paese normale, per nostra fortuna. Infatti pur occupando soltanto lo 0,2 per cento delle terre emerse sul nostro territorio risiede il 70 per cento delle opere d’arte che l’Unesco dichiara fondamentali per la storia dell’umanità. E concludevo dicendo che questa nostra tesaurizzazione, oltre a meritare rispetto per la sua magnificenza, dovrebbe anche trovare posto “nei cespiti del patrimonio dello Stato”.

Finito il pistolotto spieghiamo perché è stato scritto. Mercoledì 5 febbraio IlColosseo Corriere della sera (anticipato dal Financial Time del giorno prima) ha dato notizia di una clamorosa iniziativa della Corte dei conti, nello specifico attraverso il Procuratore Regionale del Lazio, che ha promosso una istruttoria contro l’agenzia statunitense di rating Standard & Poor’s perché nel 2011, al momento del suo pesante declassamento dell’affidabilità dell’Italia (scesa a BBB, poco più del livello spazzatura, in inglese junk), non ha tenuto conto “dell’immenso patrimonio storico, artistico e letterario accumulato nei millenni”. Le unioni dei consumatori si sono costituite parte civili e nuove notizie in merito alla vicenda si dovrebbe avere entro la seconda decade di febbraio. Nell’attesa sarà anche utile ricordare che la Corte dei conti ha identificato il danno subito dal nostro Paese nella cifra assolutamente da record di 234 miliardi Euro.

Premesso che per mio conto queste agenzie che si fanno pagare, credo in misura proporzionale, dai Paesi stessi ai quali devono dare i voti, godono per forza di cose di una credibilità molto relativa, l’azione intrapresa dai giudici amministrativi italiani mi pare sacrosanta. Non entro, per incompetenza, nella ratio giuridica della questione, ma voglio però fare un esempio che credo sarà chiaro a tutti. Se voglio valutare un palazzo, magari un po’ decrepito e vittima di molte incurie, dovrò per forza di cose compiere anche una stima del valore rappresentato dalle opere d’arte che fanno parte della proprietà. E se queste sono il 70% di quelle prodotte nei millenni dall’intera civiltà umana sull’intero globo terraqueo, dovrà ben fare presente che il loro valore supererà, di molto, quello immobiliare. O no?

Ecco perché siamo un Paese ‘diverso’, ed ecco perché abbiamo molte ragioni per sentirci orgogliosi di essere Italiani. Di una nazione che ‘normale’ non è.