Gli ‘sguardi’ di Boidi sull’architettura alessandrina [La coda dell’occhio]

Zoccola Paolodi Paolo Zoccola

Mario Fubini ebbe a definire la critica letteraria come “Una pausa tra due letture” intendendo che qualsiasi riflessione di tipo critico è legata al suo tempo e come tale non può che essere transeunte rispetto a un’opera che si offre ricca di significazioni a ogni nuova generazione. La definizione mi è tornata in memoria dal tempo dei miei studi umanistici, prendendo in mano questo volume – che verrà presentato lunedì prossimo, 10 febbraio, alle ore 16,30 presso la sede della Fondazione Cra di piazza della Libertà – nel quale Sergio Boidi (Sguardi, riflessioni sull’architettura a partire da un orizzonte locale, pp. 349, E. 45,00 stampato a Milano per i tipi della Action Group, www.actiongroupeditore.com) ha raccolto i suoi scritti apparsi dal 1999 al 2011 nella omonima rubrica che appariva sull’inserto ‘Casa’, il mensile che il Piccolo dedicava alla casa, all’abitare, all’urbanistica.

Boidi si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano (è stato allievo di Portoghesi) dove ora è docente presso il Dipartimento Di Architettura, Ingegneria Delle Costruzioni e Ambiente Costruito. Ma non ha tagliato i suoi legami con Alessandria, dove anzi ha ricoperto anche incarichi amministrativi come quello di assessore all’Urbanistica. La sua lunga collaborazione con il giornale cittadino (12 anni) gli ha permesso inoltre di fermare sulla carta una serie significativa di ‘cruces’ urbanistiche e architettoniche locali mettendo la sua competenza scientifica al servizio di una non banale riflessione sull’evoluzione della nostra città.

Riunendo questi suoi scritti in volume Boidi ha scelto di ordinarli secondo l’ordineBoidi_sguardi alfabetico, facendo corrispondere a ogni lettera – e caso discusso – una particolare tematica. Ne è uscito quello che l’autore con understatement definisce un ‘Abbecedario di architettura’, ma che in realtà rappresenta una serie di letture, quelle di cui parlavo all’inizio, che pausate nel tempo si sviluppano come una continua riflessione sugli accadimenti urbanistici di una città di provincia, dagli ‘Abbaini’ (di piazza Garibaldi) fino allo ‘Zucchero amaro’ (quello dello Zuccherificio di Spinetta) alla luce delle polemiche (a volte anche politiche) locali, ma sempre inquadrati nella evoluzione dell’architettura contemporanea.

Magari con qualche decennio di ritardo i riflessi del moderno, del postmoderno, del decostruttivismo, ad Alessandria ci sono infatti tutti, comprese le presenze, a volte addirittura ingombranti, delle archistar di turno. Come ci sono i capolavori di Gardella, come c’è il palazzo delle Poste con il mosaico di Severini, come c’è il magistrale recupero di De Carlo in piazza Santo Stefano. Verrebbe anzi da chiedersi perché tutti questi interventi non abbiano funzionato da ponte tra architettura ed edilizia, non abbiano creato un tessuto di cultura invece di rimanersene isolati, ognuno col suo messaggio che di anno in anno si perde tristemente nel vuoto. Una domanda che mi sono posto molte volte e che, finalmente, in questo libro di Sergio Boidi, trova risposta.